Domenico Zambetti, arrestato per voto di scambio con la ‘ndrangheta, ha già ricevuto la liquidazione per i 12 anni passati in Consiglio al Pirellone. La notizia emerge da un colloquio intercetato in carcere.
E adesso ai lombardi tocca pure pagare la buonauscita a Domenico Zambetti, l’ex assessore regionale della Lombardia, rinviato a giudizio con la pesantissima accusa di voto di scambio con la ‘ndrangheta. Ammonta ad una cifra di poco superiore ai 260mila euro: 268 mila per l’esattezza, quanto la Regione Lombardia – e quindi il contribuente – ha liquidato all’ex assessore alla Casa della giunta di Roberto Formigoni, rinviato a processo con rito immediato assieme ad altre 17 persone, alcune delle quali accusate di essere contigue all’organizzazione criminale calabrese.
Quindi 268mila euro per tre legislature. Un tesoretto che Zambetti ha accumulato durante la sua attività al Pirellone e che la Regione non poteva esimersi dal liquidargli. La notizia la si apprende dalla bocca del diretto interessato, l’ex assessore, che è stato intercettato durante la sua detenzione presso il carcere di Opera su richiesta di Giuseppe D’Amico, il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Milano, che ha condotto le indagini e ordinato l’arresto di Zambetti il 10 ottobre scorso. D’Amico aveva richiesto l’acquisizione di queste intercettazioni quali fonti di prova; alcuni avvocati avevano però sollevato una serie di eccezioni e solo di recente il giudice s’è pronunciato, ammettendo nell’ambito del procedimento, le trascrizioni delle parole di Zambetti, registrate nella sala colloqui del carcere di massima sicurezza alle porte di Milano.
Il 5 gennaio scorso alle ore 10 e 15 del mattino l’ex assessore sta dialogando con la convivente, Mara Grazioli, la figlia Simona nonché il genero Francesco Stoccoro. Di questa intercettazione il personale dei carabinieri in forze al Nucleo investigativo di Milano non fa una trascrizione letterale, ma un riassunto che riporta successivamente nel brogliaccio da consegnare in Procura. Ecco cosa scrivono i militari: “Dopo i saluti Mara Grazioli riferisce a Zambetti che sono arrivati i suoi documenti della pensione dalla Regione Lombardia. Come fine rapporto di lavoro, a Domenico Zambetti gli hanno conteggiato duecentosessantotto (268.000 euro, ndr). Nel corso della conversazione Mara precisa che ha avvisato l’avvocato di verificare che non ci siano blocchi in tal senso”. Fonti interne confermano a ilfattoquotidiano.it che la cifra dovuta all’ex assessore alla Casa, come “trattamento di fine servizio” è stata liquidata a inizio 2013.
Domenico Zambetti fu eletto per la prima volta al Pirellone come consigliere nel 2000, col gruppo “Cristiano Democratici Uniti – Partito Popolare Europeo”; da quel momento non ha mai interrotto la sua attività in Regione, arrivando quindi al terzo mandato. L’ultimo, nel 2012, è quello sotto accusa, per il quale Zambetti è imputato di aver acquistato 4 mila voti dalla ‘ndrangheta, in cambio di 200 mila euro in contanti, di assunzioni e promesse di appalti.
Come lasciato intendere dalle parole dell’ex assessore, l’economato della Regione avrebbe potuto opporre eccezione legale alla liquidazione di quanto dovuto. Ma il diretto interessato non era intenzionato a tirare i remi in barca: in fondo era suo diritto avere quei soldi, perché la legge regionale parla chiaro. In un’intercettazione registrata a Opera a inizio dicembre 2012, per la precisione il giorno 5, Zambetti sbotta: “Questi pensano che… Gli faccio un culo come… Questo coglione (si riferisce a qualcuno che stava seguendo la pratica per lui nrd), ieri gli ho fatto l’elenco, deve andare in Regione! Adesso la pensione la modificheranno…” Successivamente – come riassume il personale addetto all’ascolto – “Zambetti prosegue il discorso sugli anni di contributi pensionistici, sul suo vitalizio, sulla sua liquidazione, di circa 240 mia euro per tre legislature…” una cifra calcolata per difetto, come abbiamo visto.
Fabio Abati
Il Fatto Quotidiano 05.04.2013