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DIMMI CHI TI INTERVISTA E TI DIRÒ CHE GRILLO SEI

Giornali esteriLUI PARLA SOLO CON LA STAMPA ESTERA, IN ITALIA LE SUE FRASI VENGONO STRAVOLTE. E I COLLEGHI STRANIERI SI ARRABBIANO.

 Nel cortocircuito tra stampa italiana e M5S si sta verificando un fenomeno paradossale che ha innescato una spirale perversa. Grillo non parla con i media nazionali perché sostiene che la stampa no-strana fa parte della casta e manipola le informazioni ad uso e consumo dei propri padroni e referenti politici. Per non essere manipolato quindi Grillo rilascia interviste solo ai giornali stranieri. Ma i giornali italiani riprendono le interviste di Grillo ai giornali stranieri e l’effetto è delirante. Perché fraintendimenti o cattive traduzione (casi di buona fede) e manipolazioni vere e proprie (casi di malafede), si innesta la rincorsa alla smentita e alla rettifica.

   I GIORNALI ITALIANI fanno dire a Grillo cose che lui non ha detto. Lui smentisce. E i giornalisti stranieri, che non sono fessi, a loro volta chiarificano e smentiscono. Così, come se non bastasse la miseria nazionale di una stampa che ha perso ogni credibilità in patria, fioccano le figuracce internazionali. E la indiretta conferma della tesi di Grillo, che i giornali italiani sono come minimo cialtroni, poco accurati e inattendibili.

L’ultimo episodio ha del surreale. Stephan Faris fa una lunga intervista al settimanale americano Time. I siti italiani riprendono con un titolo farlocco. In particolare finisce nel mirino quello del Corriere.it   (ma sono tutti uguali): “Se falliamo noi violenza in strada”. Cosa capisce il lettore? Che Grillo minaccia di scatenare la violenza in strada. Invece Grillo aveva detto proprio il contrario e il giornalista autore dell’intervista lo fa subito notare su Twitter: un titolo fuori dal contesto. Per chiarezza, il passo incriminato recita: “Domanda: Lei non ha paura che la stessa energia che l’ha spinta in alto potrebbe fare emergere forze oscure? Risposta: Io ho incanalato tutta questa rabbia in un movimento di persone che poi va e governa. Dovrebbero ringraziarci uno per uno. Se noi falliamo, l’Italia è destinata alla violenza nelle strade”. Il Grillo pensiero, che talvolta è di complessa interpretazione, in questo caso non poteva essere più chiaro. Anche perché alla domanda precedente spiegava la differenza con il movimento degli indignati spagnoli: con gli stessi obiettivi di protesta (fuori i partiti, dentro i cittadini, termine di due mandati) loro erano andati in piazza e si erano scontrati con la polizia e con altri cittadini mentre il M5S era andato in piazza a raccogliere le firme e usa internet.    Faris twitta: “Se confrontate il titolo del Corriere.it   con la mia intervista… capite che c’è un problema con i media italiani”. Il Corriere non modifica, ma mette una virgola in mezzo. E dal Corriere rispondono “I titoli sono titoli”. La rete, al solito, si scatena. Tra i lettori, c’è anche chi interviene per dire a Faris (l’unico ad aver parlato con Grillo) che se tanti hanno frainteso, forse Grillo non era stato così chiaro . Il Corriere.it   (sull’edizione cartacea ieri neppure una riga) scriverà poi che “secondo i simpatizzanti del movimento attivi sulla rete, l’interpretazione data da gran parte della stampa italiana (a cominciare dalle agenzie di stampa) sarebbe faziosa e di parte”. Per concludere il cortocircuito, in serata arriva la dichiarazione di Bersani: “Grillo eviti di evocare la violenza” (che diventa a sua volta un titolo su parecchi giornali).   Follia pura. Se la fama dei giornalisti italiani è pessima oltre confine, bisognerà iniziare a farsi qualche domanda. Così mentre Jason Horowitz del Washington sbertuccia i vaticanisti come esempio emblematico del giornalismo italiano ossessionato dalle cospirazioni, che usa “fonti sottili o immaginarie”, Faris ha postato un suo pezzo del 2009 (epoca non sospetta, siamo in pieno berlusconismo) che parla di “fonti inattendibili”, e di “giornali scritti non per i lettori ma per 1.500 persone: ministri, parlamentari, capi di partiti e sindacati, industriali”.    E non è passata neppure una settimana dall’altra figuraccia, quella sul caso di Focus e sull’intervista che viene smentita ancora prima di essere pubblicata. Il sito di Focus pubblica uno stralcio, che viene distorto con una conclusione dove si fa dire a Grillo: sì al governissimo Pd e Pdl per legge elettorale e tagli. Petra Reski, l’autrice del pezzo, smentisce: “È una falsità. Era scritto: Grillo non vuole fare una coalizione né con Bersani né con Berlusconi. Se facessero le tali leggi ‘noi appoggiamo qualsiasi governo’. Ma non lo faranno mai. Loro bluffano per guadagnare tempo”. Lo strascico è stato un susseguirsi di interpretazioni, smentite, rettifiche e titoli surreali. C’è anche chi ha scritto “il giallo” dell’intervista. Non c’era nessun giallo. O una cosa è stata detta e quindi è vera. O non è stata detta, e quindi è falsa. La stampa estera avrà tanti difetti, ma su questo ha le idee molto chiare.

di Caterina Soffici
Il Fatto Quotidiano 09.03.2013

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