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Pesto alla genovese

grillo_dibbaOgni giorno che Dio manda in terra, tutti i giornali e telegiornali d’Italia potrebbero titolare così in prima pagina o in copertina: “Fontana indagato per diffamazione” (Corriere), “Calabresi indagato per diffamazione” (Repubblica), “Molinari indagato per diffamazione” (Stampa), “Cusenza indagato per diffamazione” (Messaggero), “Sallusti pluricondannato e graziato per diffamazione” (Giornale), “Travaglio indagato per diffamazione” (il Fatto), “Orfeo indagato per diffamazione” (Tg1), “Mimun indagato per diffamazione” (Tg5), “Varetto indagata per diffamazione” (SkyTg24). Naturalmente non lo fanno perché, se raccontassero le indagini per diffamazione a carico dei loro direttori e redattori, non resterebbe più spazio per le notizie vere.

Oltretutto far indagare qualcuno per diffamazione è facilissimo: basta denunciarlo per qualcosa che ha detto o scritto, così il pm è costretto dall’obbligatorietà dell’azione penale a iscrivere il querelato sul registro degli indagati, e pazienza se nel 90% dei casi il fascicolo finisce in archiviazione, proscioglimento o assoluzione. Per i personaggi pubblici che esprimono le loro idee sui media, come giornalisti e politici, l’indagine per diffamazione è un infortunio sul lavoro: quasi sempre si tratta di un delitto di opinione per eccesso di critica (salvo il caso di accuse false diffuse appositamente da chi mente sapendo di mentire per infangare un avversario), per nulla infamante neppure in caso di condanna. Anzi, spesso è una medaglia al valore, visto che di solito il record di querele e cause civili è detenuto dai giornalisti più coraggiosi (un nome su tutti: Milena Gabanelli).
Eppure ieri, per solennizzare la “Giornata contro le fake news”, un’inchiesta per diffamazione s’è guadagnata le prime pagine e le copertine di quasi tutti i tg e giornaloni, manco fosse per mafia o AlessandroDiBattistacorruzione: quella della Procura di Genova su Beppe Grillo e Alessandro Di Battista, querelati di Marika Cassimatis, vincitrice delle primarie online dei 5Stelle a Genova e fatta fuori dal capo-garante per motivi imprecisati (“fidatevi di me”) col replay del voto. Quello che pensiamo di quell’atto di prepotenza (altro che “democrazia diretta”) l’abbiamo già scritto. Ora la dissidente ha tutto il diritto di chiedere al giudice civile di valutare la regolarità di quella consultazione e a quello penale di stabilire se le parole di Grillo e Di Battista che l’accusano di avere screditato il M5S abbiano screditato lei. Ma questo è l’oggetto dell’indagine: le critiche politiche di due politici a un politico.

Eppure tg e giornaloni sparano la notizia di “Grillo e Di Battista indagati a Genova”, spesso senza neppure precisarne il motivo: un atto dovuto per un presunto reato di opinione. La voluttà di appiccicare ai due pentastellati l’etichetta di “indagato” è tale che decine di direttori e giornalisti pluriinquisiti quando non condannati per lo stesso reato (per tacere degli editori) fanno ai 5Stelle ciò che mai farebbero a semarianna-madia stessi. Testate che da una settimana ignorano la tesi di dottorato scopiazzata dalla ministra Madia, che hanno nascosto nelle pagine interne la deposizione-fiume di Buzzi sulle mazzette a destra e sinistra, che per due mesi non hanno scritto una sillaba sul ministro Lotti e il generale Del Sette indagati per rivelazione di segreti e favoreggiamento, cioè per aver rivelato indagini e microspie segrete ai protagonisti di una storia di tangenti sul più grande appalto (truccato) d’Europa, sbattono i due mostri in prima pagina come se avessero fatto chissà che cosa. Quando invece Di Maio querela per diffamazione e denuncia all’Ordine chi lo addita come “difensore di Marra”manipolando e travisando i suoi sms alla Raggi, tutti strillano alle liste di proscrizione e all’attentato alla libertà di stampa.

Per Repubblica l’indagine di Genova è addirittura la notizia del giorno. Pag. 1: “M5S, scoppia il caso Genova: indagati Grillo e Di Battista”. Pag. 2: “Genova, Grillo e Di Battista indagati: a rischio il sistema delle comunarie”. Pag. 3: “L’asse tra forzisti e 5Stelle: la svolta anti-toghe che sconcerta i magistrati” (l’“asse” anti-toghe sarebbe dimostrato dal fatto che né FI né M5S hanno votato la legge del Pd contro i giudici in politica, mentre a riprova dello “sconcerto” non c’è neppure mezza frase di un magistrato, però “gli emendamenti drastici” dei 5Stelle “non sono sfuggiti alle toghe”e ho detto tutto). Due pagine anche sul Corriere, con titolo strepitoso: “I leader minimizzano: ‘Ma in questo clima prepariamoci a tutto’”. Anche, per dire, a un’accusa di strage. Infatti Grillo, che da una vita passa da un tribunale all’altro per le denunce dei suoi show, sarebbe in preda alla “rabbia”. Mai però quanto Di Battista, “molto irritato” perché “per la prima volta è sotto indagine” e “i suoi si chiedono se il fascicolo possa indebolire la sua leadership”. In effetti, in un Parlamento con 100 e più indagati e imputati per mafia, associazione a delinquere, corruzione, concussione, truffa, bancarotta e altre quisquilie, che ha appena salvato un senatore pregiudicato e interdetto per peculato, un’indagine per diffamazione potrebbe stroncare la carriera a Di Battista.

La Stampa, in toni drammatici, annuncia via Pd: “Presto sorprese sul fisco”(non sulla famiglia Agnelli: sui 5Stelle) e chiude così il romanzo criminale grillino: “Il paradosso di questa storia è che la forza politica che più ha coccolato e invita i magistrati a sé (qualunque cosa voglia dire, ndr), potrebbe esser sommersa, e infine illuminata, da una valanga di cause, penali e civili”. Un po’ come La Stampa, querelata per lo scoop della blogger putinian-grillina Beatrice Di Maio, che infatti era la moglie di Brunetta.

Marco Travaglio
Il Fatto Quotidiano 02.04.2017

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