A leggere i titoloni di giornali come Repubblica e l’Unità il mondo del lavoro starebbe scoppiando di salute: “disoccupazione giovanile ai minimi dal 2012”, “tasso di disoccupazione in calo” e via così. Se si va oltre ai titoli, però, si scopre l’inganno. Il tasso di disoccupazione generale scende dall’11,7% di settembre all’11,6% di ottobre ma il merito non è degli occupati, che addirittura diminuiscono di 30 mila unità, bensì degli inattivi, cioè coloro che sono in età da lavoro ma non cercano occupazione perché scoraggiati, oppure lo cercano di loro iniziativa ma non passando attraverso i centri per l’impiego, e quindi vengono inseriti ugualmente tra gli inattivi. Un metodo di calcolo assurdo, che ha l’unico scopo di sgonfiare un tasso di disoccupazione ufficiale che altrimenti sarebbe molto vicino a quello spagnolo e greco (sopra il 20%). Gli inattivi ad ottobre salgono di ben 82 mila unità in un solo mese (+0,6%) e gli occupati sono in calo: ciò significa che il tasso di disoccupazione reale è in netta crescita!
Lo stesso si può dire per il tasso di disoccupazione giovanile, che stando ai dati ufficiali sbandierati dai giornali sarebbe ai minimi dal 2012, al 36,4%. Peccato che nel solo mese di ottobre gli inattivi tra i 15 e i 24 anni sono saliti di 20 mila unità (+0,5%) e gli occupati della stessa fascia di età sono in calo di altre 7 mila unità (-0,7%). Se consideriamo che i disoccupati ufficiali sono in calo di sole 14 mila unità, significa che tra inattivi in più e occupati in meno il tasso di disoccupazione reale è in crescita di 13 mila unità!
I calcoli sembrano contorti, ma in realtà è più semplice di quanto sembra. Per non farvi fregare ogni mese dall’euforia ingiustificata dei quotidiani basta concentrarsi sugli inattivi e gli occupati: se salgono i primi e scendono i secondi significa che il tasso di disoccupazione reale sta crescendo, indipendentemente da quello che dice il tasso ufficiale.
L’Unità arriva addirittura a scrivere che “dal calcolo del tasso di disoccupazione giovanile sono per definizione esclusi i giovani inattivi, cioè coloro che non sono occupati e non cercano lavoro, nella maggior parte dei casi perché impegnati negli studi”. Ma è assurdo fra credere che i giovani inattivi non siano disoccupati. Tutti sanno che i giovani che non studiano, non cercano lavoro e non si formano sono tantissimi; tecnicamente si chiamano Neet, e sono il 26,9% dei giovani tra i 15 e i 34 anni. Non è affatto normale escludere questi giovani dal tasso di disoccupazione ufficiale, che è quindi sistematicamente più basso di quello reale.
Il tempo dei trucchetti statistici, però, è agli sgoccioli. I cittadini italiani hanno capito che dietro ai miseri zerovirgola del Governo si nasconde un’economia a pezzi. Con il Bomba non si va da nessuna parte, e il 4 dicembre abbiamo la possibilità di rispedirgli indietro tutte le menzogne che ci ha scaricato senza vergogna in questi anni.
di MoVimento 5 Stelle