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L’ora Daria

Ultime dal fronte dell’informazione all’italiana, casomai qualcuno ancora non capisse perché siamo sempre in fondo alle classifiche europee in materia, anche dopo la dipartita di B.
1) Il Pd di Renzi presenta la legge Cirinnà sulle unioni civili, contro cui manifestano al Family Day vari esponenti del Pd di Renzi, della maggioranza di Renzi e del governo Renzi. Da Lepri in giù, i “catto-dem” sono quasi tutti renziani della prima ora, che infatti nel 2007 marciavano all’altro Family Day a braccetto con Renzi, il quale ora ha cambiato idea mentre gli altri no. Però Renzi lascia al Pd libertà di coscienza sulla legge del Pd di Renzi. A quel punto la lasciano anche i 5Stelle: ma solo su una parte della legge Cirinnà (la stepchild adoption), e anche se, diversamente dal Pd di Renzi, sono quasi tutti favorevoli alla legge del Pd di Renzi (stepchild adoption compresa). Il Pd di Renzi e tutta la stampa strillano contro il presunto “voltafaccia”dei 5Stelle, che in realtà non hanno affatto cambiato idea e si dicono pronti a votare tutta la Cirinnà.

Lo conferma quel che accade appena la legge arriva in aula: M5S compatto sul Sì e Pd airolaspaccato con i catto-dem sul No, ben protetti da Mattarella sul Colle e da Napolitano nei paraggi. Per occultare lo sfacelo Pd, che diverrebbe evidente votando gli emendamenti, il renziano Marcucci vuole incenerirli tutti con un supercanguro ultimo modello: un trucco antidemocratico, incostituzionale e vietato dai regolamenti parlamentari, che impedirebbe la discussione in aula. I 5Stelle, come ogni opposizione che si rispetti, l’hanno combattuto quando fu usato contro di loro e contro la Costituzione per far passare l’Italicum e il nuovo Senato. Dunque restano fedeli a se stessi: annunciano il No al canguro e ribadiscono il Sì alla legge. Che va approvata rispettando le regole, esaminando e – si spera – bocciando gli emendamenti che la snaturano: ci vorrà una settimana in più, ma si arriverà in porto comunque. Già, ma così si spappolerebbe definitivamente il Pd. Che infatti s’inventa un inesistente No dei 5Stelle alla Cirinnà, conferma il canguro e rinvia il voto di una settimana anziché usarla per discutere gli emendamenti e approvare la legge. Se esistesse una stampa libera, smaschererebbe l’impostura. Ma siamo in Italia. Corriere: “Unioni civili, stop dei 5Stelle”. Repubblica: “Unioni, dietrofront di M5S”. Stampa: “Unioni civili, lo sgambetto di Grillo”. Messaggero: “No M5S, unioni civili a rischio”.

Nessuno, dicesi nessuno, racconta la verità: i No alle unioni civili sono nel Pd e nella maggioranza (sennò M5S sarebbe ininfluente), i soli compatti sul Sì sono Sel e 5Stelle.

2) Arrivano le nomine alla Rai. Siccome Renzi aveva promesso di departitizzarla, il suo Dg personale Antonio Campo Dall’Orto, noto desertificatore di ascolti quando dirigeva La7, nomina a Rai3 Daria Bignardi. “Nomine basate su competenza, esperienza, merito e autonomia dai partiti, nel segno della valorizzazione delle risorse interne”, assicura. Come no: basta scorrere il curriculum della Bignardi. Quanto a “competenza, esperienza e merito”, dopo il rutilante debutto come presentatrice del Grande Fratello su Canale5, la Daria divenne una sfollagente che manco Cdo. Dove passa lei, non cresce più lo share. Attila, al confronto, era un dilettante: da cui il titolo del suo programma su La7, Le invasioni barbariche, poi esportato a Rai2 identico in tutto, anche negli ascolti da prefisso telefonico, fuorché nel titolo (L’era glaciale), infine riesumato su La7 fino alla tragica chiusura per estinzione dei telespettatori. Il che fa ben sperare per la nuova Rai3. Anche perché l’arrivo della Daria a Rai3 chiude la lunga èra buia dei raccomandati, del familismo e delle lobby.

Leopolda Bignardi infatti è la nuora di Adriano Sofri, il che la rende invisa al giro di Lotta continua; ha lavorato per Mediaset, Rai e La7, quindi ha nemici dappertutto; pubblica romanzi per Mondadori, ma in odio a B.; è amica di famiglia di Renzi; e scalpita nella scuderia del bravo e potente Beppe Caschetto, quindi conta meno della piccola fiammiferaia. Ma soprattutto è “autonoma dai partiti”. Infatti nel maggio 2009, quando B. era al governo, tagliò d’intesa col direttore leghista di Rai2 Antonio Marano un’intera intervista a Vauro e Beatrice Borromeo perché osavano criticare B., dunque violavano la par condicio. Invece nel gennaio 2014, quando era al governo Letta, domandò al pentastellato Di Battista che cosa si provasse ad avere un padre fascista: avrebbe potuto raccontarlo benissimo anche lei, visto che anche suo padre era fascista; e, quando i 5Stelle le chiesero che cosa provasse ad avere un assassinio come suocero, fu difesa nientemeno che da Letta in trasferta a Doha. Mal ne incolse al povero Enricostaisereno (tweet lanciato da Renzi proprio alle Invasioni): la Daria era già passata armi e bagagli al renzismo. Le sue interviste-scendiletto, ma sempre molto barbariche, all’amico Matteuccio sono già leggenda: “Lei piace alle mamme delle fidanzate. Con le ragazze come andava?”, “E se la chiamasse Belén Rodriguez?”. Al termine di una di queste il signor Bignardi, al secolo Luca Sofri, incontrò Renzi nel backstage e lo salutò virilmente: “Ciao, capo! Ottima, ottima!”. Intanto la Daria dichiarava di averlo quasi inventato lei: “Mi sento un po’ come Baudo. Si intuiva il desiderio di Renzi di cambiare le cose e ce l’ha fatta”. Ora ce l’ha fatta anche lei, grazie a lui.

Marco Travaglio
Il Fatto Quotidiano 18.02.2016

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