Ecologia Energia

Nell’urna l’ecologia è solo una promessa

beppe_grillo_notavVAGHI E IMPRECISI SIA IL PD CHE IL PDL: L’AMBIENTE È CITATO SOLO IN CHIAVE ECONOMICA. LE UNICHE PROPOSTE DAI CINQUE STELLE
I programmi elettorali sono normalmente generici. Quando si tratta di ambiente lo sono un po’ di più. Da Bersani a Berlusconi fino a Monti prevale la vaghezza e, tranne Beppe Grillo, si oscilla tra la noia e l’atto dovuto.    Prendiamo quello di Italia Bene Comune, la coalizione che lega il Pd a Sel e al Centro democratico. Qui non si parla di “ambiente” ma di “sviluppo sostenibile” che, dicono i proponenti, significa “valorizzare la carta più importante che possiamo giocare nella globalizzazione, quella del saper fare italiano”.    LA TUTELA e la valorizzazione dei territori, della salute o della bellezza è strettamente connessa alla produzione e alla necessaria competizione. Una politica industriale “integralmente ecologica” è, quindi, la priorità. Che vuol dire, però, politica industriale integralmente ecologica? In realtà non si va oltre un elenco suggestivo: “La qualità e le tipicità, mobilità sostenibile, risparmio ed efficienza energetica, le tecnologie legate alla salute, alla cultura, all’arte, ai beni di valore storico e alla nostra tradizione, l’agenda digitale”. Il Pd non ha remore nell’introdurre nel proprio programma di governo il riferimento ai “referendum del 2011”, che, si legge, “hanno affermato il principio dell’acqua come bene non privatizzabile”. Su questo passaggio si può trovare un riferimento metodologico più preciso perché la difesa dei “beni comuni” vive in un quadro “di programmazione, regolazione e controllo”, cioè con un intervento pubblico sovra-ordinatore. “È tramontata l’idea che la privatizzazione e l’assenza di regole siano sempre e comunque la ricetta giusta”. Di come ridurre l’inquinamento, mettere mano alla raccolta dei rifiuti, riconvertire settori dell’industria, non c’è traccia.    E non ce n’è traccia nemmeno nel programma del Pdl che, in tutta coerenza, si affida all riduzione delle tasse anche per proteggere la natura. Messa in sicurezza del patrimonio immobiliare ? “Attraverso benefici fiscali”. Valorizzare il sistema dei parchi e delle aree protette? “Uso della leva fiscale”. Sviluppo delle città intelligenti? “Stimoli fiscali”. Sembra un’ossessione , invece è una precisa ipotesi politica che fa discendere la salute ecologica dalla convenienza economica. Con risultati che l’esperienza dei governi degli ultimi venti anni mostra a chiunque. Gli altri obiettivi rimangono nel campo dell’astrattezza tranne uno: “Tutela degli animali da compagnia e affezione e cancellazione delle spese relative agli stessi dal redditometro”. Anche qui, un occhio ai cuccioli e l’altro al portafogli.    DIFFICILE trovare parole più calde nell’algido programma di Mario Monti. “L’ambiente è parte integrante dell’economia perché rappresenta la crescita del futuro”. Quindi occorre riorientare agricoltura, trasporti, edifici “verso il contenimento delle emissioni nocive, l’impiego di materiali riciclabili e tecnologie intelligenti”. “Orientare”, andare “verso”, “tendere”, tutto è rinviato al futuro, tra un auspicio e una promessa. Impegni concreti pochi. Un limite che caratterizza anche il programma della lista Ingroia, “Rivoluzione civile”, sulla carta la più esposta sul fronte ecologista visto che di ambientalisti ne candida diversi. Eppure, non si va oltre le buone intenzioni: “Cambiare il modello di sviluppo” “fermare il consumo di territorio”, valorizzare “l’agricoltura di qualità”, creare posti di lavoro “attraverso un piano per il risparmio energetico” e così via. Le uniche parole chiare sono riferite al “no” al Tav e al Ponte sullo Stretto.    Chi si applica con dedizione a spiegare riga per riga come cambierebbe le politiche ambientali è il Movimento 5 Stelle. La parte ambientale, infatti, è quella più diffusa e articolata del programma complessivo e dimostra una competenza maturata sul campo. Dalla produzione di energia termica con fonti rinnovabili, alla produzione di biogas tramite “fermentazione anaerobica dei rifiuti organici”. Dal blocco del Tav allo sviluppo ferroviario a favore dei pendolari al piano mobilità per i disabili. Si prende la legge tedesca, adottata a Bolzano, come metro di misura per il consumo di gasolio nel riscaldamento urbano (7 litri a metro quadro, meno della metà del consumo medio italiano) fino ai vari modi ecologici di produrre energia elettrica con riduzione delle emissioni Co2.

Salvatore Cannavò
Il Fatto Quotidiano 18 Febbraio 2013

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