Ma come si permette questo Tsipras di chiedere al suo popolo – non solo ai suoi elettori: a tutti i greci – che ne pensa dell’ultimo ultimatum (o penultimatum) delle autorità europee sul debito, dunque sull’euro, quindi sul futuro del suo Paese? Dove crede di essere: in una democrazia? Lo sa o non lo sa che da tempo i programmi dei governi (e spesso, già che ci siamo, direttamente i governi) vengono decisi fuori da misteriose entità a Francoforte, Berlino, Strasburgo e Bruxelles, all’insaputa dei cittadini elettori e contro la loro volontà? Insomma, questo giovanotto ci è o ci fa? Tradotto in soldoni, è questo l’Editoriale Unico che esce ogni giorno in Italia sul Quotidiano Unico, da quando il governo di sinistra greco ha deciso di sottoporre a referendum il No o il Sì all’ultima proposta del sinedrio europeo. Con un disprezzo per i governanti (e gli elettori) di Atene che è pari soltanto all’ignoranza di chi lo manifesta. Intendiamoci: noi siamo così poco convinti di avere la verità in tasca su una questione così intricata e dagli esiti tanto imprevedibili, che abbiamo deciso di ascoltare tutte le campane, con una serie di commenti e di interviste di segno diverso, e pure opposto. Anche i nostri lettori sono divisi, tra filotsiprioti e antitsiprioti, e alcuni ci scrivono per protestare ora contro i commenti della prima scuola di Tinti e Scacciavillani, ora contro le opinioni della seconda firmate da Bagnai, Barbara Spinelli e Naomi Klein. Il fatto è che nessuno sa cosa accadrà alla Grecia e all’Europa se vincerà il Sì o il No, e neppure se Atene uscirà dall’area euro o se vi resterà nelle condizioni date.
Chi dice di saperlo è un impostore, perché una sola cosa è certa sulla crisi greca, anzi europea: che nessuno sa nulla con certezza. Ed è molto più onesto riconoscerlo socraticamente: so di non sapere. Quel poco che sappiamo, però, è che il referendum – per quanto controverso possa essere su una materia così incandescente – è una lezione di democrazia. Antidemocratico è chi pretende di impedirlo, o addirittura di usarlo per cambiare da migliaia di chilometri di distanza gli assetti politici della Grecia usciti pochi mesi fa da elezioni democratiche. Ne dovremmo sapere qualcosa noi italiani, che dal 2011 siamo governati da premier che mai si sono candidati a quella carica (Monti, Letta e Renzi) e due anni fa abbiamo votato contro le larghe intese. Abbiamo punito i partiti chele avevano sostenute (-6,5 milioni di voti al Pdl, -3,5 milioni al Pd, un misero 9% alla ListaMonti, i 5Stelle dallo 0 al 25%) e ce le siamo ritrovate tali e quali, prima col governo Letta poi col Patto del Nazareno, con la benedizione di Napolitano incredibilmente rieletto con la kryptonite di superpoteri extraparlamentari ed extranazionali. Invece ci siamo abituati, se non rassegnati, all’idea che la democrazia sia un lusso che non possiamo più permetterci.
E ci lasciamo fare di tutto da un governo di minoranza che nessuno immaginava nel 2013 e sta in piedi solo grazie alla coalizione Pd-Sel subito sciolta, ma servita fare scattare il premio di maggioranza poi cancellato dalla Consulta perché incostituzionale; e che, ciò malgrado, si permette addirittura di riformare la Costituzione, la legge elettorale, lo Statuto dei lavoratori e la scuola. Il tutto in perfetta obbedienza agli uk ase che piovono da fuori Italia, secondo un modello “verticale” , per non dire autoritario, che svuota la Costituzione e degrada le elezioni e ogni altro strumento di democrazia a fastidiosi orpelli. E ora l’orchestra dei giornaloni che da cinque anni avalla questo scempio vede nel referendum greco non un modello di partecipazione democratica da imitare, ma un pericolo di contagio infettivo da sventare. Immaginate che accadrebbe se i referendum di Civati & C. avessero successo e riuscissimo finalmente a chiedere ai cittadini italiani di dire Sì o No all’Italicum che regala al primo partito il 55% dei seggi alla Camera, anche se non supera il 25% dei voti, e per giunta consente al capo del primo partito di scegliersi i 2/3 dei deputati e agli altri di nominarseli tutti: secondo voi chi vincerebbe? O ancora: siete favorevoli o contrari a trasformare il Senato in un dopolavoro per consiglieri regionali e sindaci non più eletti, ma nominati dai Consigli regionali strapieni di inquisiti? Sarebbe un plebiscito di No. Eppure queste porcate che nessuno voterebbe mai hanno avuto il voto della maggioranza del Parlamento. In compenso nel 2012 il governo Monti fece due sole cose buone: la rinuncia alla candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024 e un raro esemplare di legge sacrosanta e popolarissima.Cioè la Severino, almeno nella parte che conferma la sospensione degli amministratori locali arrestati e condannati in primo grado per reati gravi e viaggiunge la decadenza dei parlamentari pregiudicati sopra i 2 anni. Risultato: Roma, in piena Mafia Capitale, si candida alle Olimpiadi; e non c’è partito che non voglia smantellare (dopo averla votata) la Severino per salvare De Luca&C., con pressioni indicibili sulla Consulta perché la dichiari incostituzionale. Modesta proposta a lorsignori che danno lezioni a Tsipras. Volete tornare ai bei tempi del Parlamento dei condannati (quello degli inquisiti c’è ancora)? Fate un bel referendum e chiedete ai cittadini se vogliono che i condannati in primo grado facciano i sindaci o i governatori e che i pregiudicati stiano in Parlamento a 18 mila euro al mese. Poi fateci sapere la risposta.
Marco Travaglio
Il Fatto Quotidiano 03.07.2015