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#ENERGIA: LA MAGGIORANZA DEL PARLAMENTO EUROPEO STA COL M5S

indipendenzaenergeticaLo abbiamo già detto ma è bene ripeterlo: sicurezza energetica fa rima con indipendenza energetica. È arrivata alla prova dei voti in plenaria la tanto discussa comunicazione sulla sicurezza energetica della Commissione Europea (datata 28 maggio 2014), che la commissione ITRE del Parlamento Europeo aveva modificato e migliorato grazie al lavoro dei portavoce Dario Tamburrano e David Borrelli.

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IL BICCHIERE MEZZO PIENO
Le notizie sono due: una buona e una cattiva. La suddetta comunicazione conteneva, nonostante gli sforzi del M5S, ancora diverse brutture che si scontravano con il programma. Bene, quest’ultime sono state cancellate del tutto. Tuttavia, per radere al suolo cose come i finanziamenti ai combustibili fossili, rigassificatori, trivellazioni, nuovi gasdotti, perdita di sovranità degli Stati,CCS ed energia nucleare, si è dovuta bocciare l’intera relazione. Cosa vuol dire? Che anche gli emendamenti del M5S sono stati cancellati assieme a tutto il resto del testo.

LE VOLONTA’ POLITICHE
Le buone notizie, però, vanno anche nella direzione politica. La maggioranza del Parlamento Europeo, alla prova dei voti e prima di bocciare in toto la relazione, aveva espresso parere favorevole ad una moratoria sul “fracking” nell’UE e ad adeguati stanziamenti per la riqualificazione energetica a tappeto delle abitazioni e degli edifici industriali. Ora non resta che lavorare alacremente sul prossimo testo per tradurre questa volontà in realtà. 

DOVE ERAVAMO PARTITI
La crisi politica in Ucraina ha avuto pesanti risvolti sul settore dell’energia. L’Unione Europea, per soddisfare i suoi bisogni, è costretta a importare il 53% dall’energia che consuma, fra cui il 90% del petrolio e il 66% del gas. Nel dettaglio, circa il 25% del gas (e il 30% del petrolio) bruciato arriva dalla Russia e il gas passa (in gran parte) dall’Ucraina. La Commissione Europea suggeriva di risolvere il problema sostituendo il gas russo con l’importazione (via nave) del gas liquefatto, compreso il gas d’origine statunitense. Il suddetto “suggerimento” si basa sulle dichiarate nuove opportunità offerte dalla produzione americana di “shale gas”. Ma, a differenza di quanto viene comunemente dichiarato dai media mainstream, gli USA non hanno gas da esportare. Essi sono infatti importatori netti di gas. Inoltre lo shale gas non é una fonte di approvvigionamento certa, immediata ed economicamente vantaggiosa.

– LEGGI QUI I DATI UFFICIALI SULL’IMPORTAZIONE DI GAS
– LO STUDIO DEL PARLAMENTO EUROPEO CHE SMONTA IL MITO DELLO SHALE GAS

IL SOSPETTO
Era dunque venuto il sospetto che la Commissione Europea abbia usato l’ultima crisi ucraina come pretesto per cambiare la politica energetica e per inaugurarne una di emergenza che non risolve affatto i problemi energetici dell’UE. Il sospetto è legittimo, dal momento che, in tutti questi anni, la dipendenza energetica dell’UE è aumentata senza che la Commissione muovesse un dito.
Ora si dovrà ricominciare tutto da zero, ma con la consapevolezza che al Parlamento Europeo non siamo più soli.

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