Allora, sindaco De Luca, nelle sue liste c’è Gomorra,come sostiene Roberto Saviano? Vincenzo De Luca ci fulmina con una espressione da far impallidire il don Pietro Savastano della fiction. Sospira: “Ho fatto un comunicato, parliamo di elezioni qui”. Insistiamo, le liste pulite e senza gli uomini di Cosentino sono il punto centrale proprio delle elezioni. “Questa è una sua idea”. Finisce qui, De Luca è ad Avellino in un hotel ad aprire la campagna elettorale. Città che è il cuore dell’altra pietra dello scandalo, Ciriaco De Mita, che gli ha portato in dote i voti della sua personalissima Udc. Lui, l’ottantasettenne leader di Nusco non c’è, ha mandato il nipote Giuseppe che fu vicepresidente della giunta regionale di Caldoro e poi lasciò per trasferirsi a Montecitorio.
SALA AFFOLLATA di candidati e piccoli notabili di provincia. De Luca che parla è il racconto tragico di come in politica le parole valgono meno di zero. Lui, condannato in primo grado e con la mannaia della sospensione sulla testa, parla di “rivoluzione della dignità, che significa rispetto totale delle istituzioni”.
Lui che a Salerno ha costruito una formidabile macchina di potere e clientele, parla di “cittadini liberi e senza padrini” . Uno spettacolo. Ma c’è poca allegria nel Pd campano chiamato al lavoro e alla lotta per rastrellare voti. I sondaggi sono allarmanti. De Luca e il Pd non hanno la vittoria in tasca, la gente della Campania non andrà a votare, moltissimi elettori del Partito di Renzi sceglieranno di restare a casa, molti altri infileranno nelle urne la scheda della vendetta, quella che segneranno col nome di Valeria Ciarambrino, la candidata di Grillo.
L’ULTIMO SONDAGGIO lo ha pubblicato ieri il giornale più letto della regione, il Mattino: voterà solo il 53 per cento dei campani. Gli altri si barricheranno in casa, perché se è vero quello che disse anni fa Rino Formica, “la politica è sangue e merda”, da queste parti di sangue se ne vede poco,mentre il resto abbonda. Basta dare un ’occhiata alle liste. Stefano Caldoro e Vincenzo De Luca sono alla pari, 37 per cento. Una doccia gelata per l’aspirante governatore e per il Pd. Pesa l’alleanza last minute con Ciriaco De Mita. Per il 34 per cento il matrimonio non doveva farsi. E non è tutto, perché sono le nove liste che sostengono De Luca a farvenire conati di vomito agli elettori Pd. Troppi ex, un esercito di uomini legati a Nicola Cosentino, trasformisti buoni per tutte le stagioni, ex candidati del centrodestra,personaggi delle cronache ro sa della politica, affaristi, un fascista adorante sulla tomba di Mussolini a Predappio,l’avversario di un sindaco anticamorra.
DAL PARTITO personale teorizzato ai tempi dello splendore bassoliniano dal politologo Mauro Calise, al partito dei micronotabili. Scelte che il Pd pagherà a caro prezzo precipitando al 20 per cento e perdendo ben 16 punti rispetto alle Europee. Una débâcle resa ancora più bruciante dal 23 per cento che il sondaggio assegna al Movimento cinque stelle. Grillo primo partito, davanti al Pd e alla sgarrupatissima Forza Italia, al 19,5. “La verità commenta trionfante Valeria Ciarambino – è che De Luca e Caldoro rappresentano la politica indegna” . Insomma la candidatura di Vincenzo De Luca, che né Renzi, né il pensoso Guerini, meno che mai lo scapigliato Luca Lotti, sono riusciti a fermare, sta trascinando il partito in un buco nero.
Pesa la vicenda giudiziaria dell’eterno sindaco di Salerno. Ha sul groppone una condanna in primo grado, la legge Severino è implacabile: se eletto non potrà varcare il portone di Palazzo Santa Lucia, la sede della Giunta regionale. Il suo avversario Caldoro cambierà registro alla sua campagna elettorale. Il motivo è nel sondaggio della Ipr Marketing pubblicato dal Mattino: il 69 per cento degli intervistati non sa che De Luca, se eletto, rischia di essere sospeso immediatamente dalla carica di governatore. Intanto la campagna elettorale è già iniziata. L’assessore al lavoro Severino Nappi,candidato con Ncd del ministro dell’Interno Alfano, lo ha fatto attingendo al vasto e miserabile repertorio del laurismo. Ha scritto una lettera agli 8 mila ragazzi disoccupati di Garanzia giovani. “Carissimi, chi mi conosce sa che la mia parola vale la mia vita”. Inizio da Mario Merola, finale alla Gava: “Votatemi”. È scoppiato il finimondo.
A SALERNO,invece, per i voti si spara. È successo martedì e in pieno giorno. Due attacchini del professor Lello Ciccone, candidato di Forza Italia, sono stati ammazzati dall’ala concorrente del racket delle affissioni. Si tratta di Antonio Procida, detto ’o cornetto, e di Angelo Rinaldi.Incassavano 50 centesimi per ogni manifesto attaccato e in più volevano aprire un comitato elettorale, cosa che disturbava gli affari elettorali del boss dell’area collinare Matteo Vaccaro. I due non hanno capito che il business manifesti frutta 1.000 euro al giorno e che i soldi sono come i figli, piezz ’ e core. Inseguiti dal rampollo del boss a nbordo di un’ auto scoperta,sono stati freddati a colpi di pistola.
Enrico Fierro
Il Fatto Quotidiano 08.05.2015