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Caporalato alle primarie, Eboli è già un caso

caporalatoL’ANTIMAFIA DI SALERNO ARRESTA NOVE PERSONE PER TRATTA DI STRANIERI: DOCUMENTI ITALIANI PER VOTARE AI GAZEBO DEMOCRATICI.

La Procura Distrettuale Antimafia di Salerno, dopo due anni di indagini da parte del Ros, ha smantellato venerdì una organizzazione di rumeni e italiani che nella piana di Eboli è accusata di aver ridotto in schiavitù decine di braccianti agricoli provenienti dall’Est Europa. Questi braccianti resi servi nelle campagne campane, alle primarie del Pd hanno votato Matteo Renzi (l’8 dicembre 2013, nella sfida con Gianni Cuperlo e Pippo Civati) e Assunta Tartaglione (a quelle più recenti del febbraio 2014 che mettevano in palio la segreteria regionale del partito).
Dopo le tante denunce arrivate in diverse competizioni ai gazebo democratici (da Napoli a Genova), è questo il primo caso documentato da un tribunale di caporalato elettorale (con tanto di furgoni che accompagnano i neoelettori del Pd ai seggi elettorali).
Senza scomodare Primo Levi, la litoranea di Eboli è del resto da sempre una terra di mezzo. Attaccata a una campagna,
quella della piana del Sele tenuta a ortaggi e frutta, non ha mai avuto una vocazione turistica nonostante i molti camping che ne tagliano la via al mare e il vicino parco archeologico di Paestum.
E proprio un campeggio, il “Miceli” è il buco nero da cui, anni fa, riuscirono a fuggire Katilin, Nicoleta, Mariana e Florica. Le quattro donne tornarono in Romania e raccontarono l’orrore di quel camping in cui erano costrette a dimorare: senza acqua calda né luce elettrica, stipate nella stessa stanza che a volte non aveva nemmeno i vetri alle finestre. Dormivano su materassi sudici, con un unico bagno e un’unica cucina per tutti.
LA STORIA è quella comune ai tanti immigrati arrivati in Italia e finiti nella trappola dello sfruttamento. Loro erano approdate qui con il miraggio di un lavoro dignitoso. Come è prassi avevano tolto loro i documenti, e chiesto soldi per il viaggio, per il fitto nel camping lager, per il rilascio dei documenti e anche per il trasporto quotidiano ai campi
dove venivano vendute per due lire che spesso nemmeno vedevano. Poi, certo, c’era anche la politica.
È QUI CHE entra in scena Giuseppe Mazzini, 67 anni, all’epoca capo area del settore demografico del Comune di Eboli, oggi ai domiciliari, che aveva ambizione di divenire consigliere comunale. Mazzini per la banda ha un ruolo centrale: dal suo ufficio all’Anagrafe municipale può agevolare (e falsificare) le pratiche per il rilascio di documenti. Quelle che, per i rumeni comunitari, equivalgono a una carta di identità. Lui lo fa ricevendo in cambio cassette di frutta e, soprattutto, voti. Nell’ordinanza firmata dal Gip Stefano Berni Canani, si racconta di come il funzionario si fosse recato da Liviu Bldijar, considerato a capo dell’associazione, il 6 dicembre, due giorni prima delle primarie che elessero Renzi alla guida dei Democratici portandogli il fac-simile di “San Matteo” e augurandosi di riuscire a portare sessanta voti alla causa. Chiariva pure che ai 2 euro necessari per esprimere
la preferenza avrebbe provveduto lui. La macchina non pareva funzionare granché al mattino: Mazzini chiama Boldijar per sgridarlo dei soli 13 voti rumeni che era riuscito a portare al seggio di Santa Cecilia. Boldijar doveva aver preso la cosa maledettamente sul serio se nel pomeriggio dell’8 dicembre Mazzini dovette chiamarlo per chiedergli di “interrompere il flusso dei votanti”, “non prima – si legge nell’ordinanza – di averlo esortato ad appuntarsi i nominativi di coloro che aveva convogliato verso il voto, poichè essi avrebbero costituito un utile serbatoio di elettori per le successive elezioni”. A quelle primarie, del resto, nella città di Eboli Renzi prese 1.717 voti, contro i 914 di Gianni Cuperlo e i 77 di Pippo Civati.
ANCHE IL 17 FEBBRAIO del 2014 i caporali, invece di portare i romeni nei campi, li portano ai gazebo del Pd, in primis in quello di Santa Cecilia di Eboli (definito il seggio “dove votano questi qua”). Nel pomeriggio Mazzini chiama il sindaco di Eboli Martino Melchionda facendogli notare “di aver decisamente contribuito alla votazione della candidata di riferimento del sindaco, Assunta Tartaglione, convogliando verso di lei” 400 voti complessivamente. I voti di Mazzini non basteranno se la “renziana” Tartaglione (eletta al livello regionale con il 58,5% dei consensi) a Eboli prese 1.200 voti, contro i 1.400 dello sfidante Guglielmo Vaccaro, appoggiato in zona dall’ancora potente ex ministro alle Aree Urbane del governo Craxi, il socialista Carmelo Conte.

di Eduardo Di Blasi
Il Fatto Quotidiano 22.03.2015

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