I dati sulla sanità sono l’immagine più brutale delle politiche economiche suicide portate avanti anche dal Governo Renzi, in linea con le folli direttive europee di tagli e sacrifici. Il declino iniziò con il primo scudiero dell’austerità europea, quel Monti oggi quasi dimenticato che nel 2012 dichiarò l’insostenibilità del nostro sistema sanitario, a meno di trovare “altre forme di finanziamento” (leggi privatizzazione). Con molta meno franchezza, ma altrettanta decisione, Renzi prosegue nella stessa direzione: togliere l’erba sotto i piedi alla sanità pubblica.
L’ultimo rapporto sulla sanità, di De Ioanna e Fantozzi, segnala con numeri da tragedia quello che ormai è evidente a sempre più cittadini: le risorse diminuiscono, i posti letto anche, mentre esplodono le diseguaglianze regionali.
Prima di ogni altro dato è significativo quello sulla spesa pubblica in rapporto al Pil. Mentre la media Ue per il settore sanitario è all’8,7% del Pil, l’Italia si attesta ad un magrissimo 7%, quando solo nel 2012 era al 9,2%. Si tratta di circa 30 miliardi di euro in meno in soli 2 anni per finanziare un diritto scolpito nella nostra Costituzione.
Basti pensare che la spesa sul Pil in Francia è al 9,2%, in Gran Bretagna al 9,3%, in Germania è al 9,5%, in Olanda all’11% e in Irlanda addirittura al 15%, anche se ovunque è in calo, perché le folli politiche europee non risparmiano nessuno.
Come se non bastasse, in Italia ci si mette anche il divario Nord-Sud. Dai 2200 euro di spesa sanitaria pro-capite di Bolzano e della Valle d’Aosta si scende ai 1750 euro della Campania. Anche il capitolo dell’efficienza delle strutture sanitarie segue la stessa tendenza. Il rapporto segnala che in Calabria il 73% delle attese agli sportelli Asl è superiore ai 20 minuti, mentre il dato cade al 19% a Bolzano, con il Lazio al 65% e la Sicilia al 69%. Si distingue su tutti il dato sulla mortalità infantile, che nel Mezzogiorno fa segnare addirittura un +30% rispetto al Nord.
Il rapporto Ocse del 2014 completa un quadro dalle tinte troppo fosche. L’Italia, con 6,4 infermieri ogni 1000 abitanti si posiziona ampiamente sotto la media Ocse (8,8) e lo stesso vale per i posti letto: 3,4 ogni 1000 abitanti, contro la media Ocse a 4,8. Di nuovo a colpire è la dinamica italiana: nel 2002 nel nostro Paese i posti letto erano 4,7 ogni 1000 abitanti, in perfetta media.
Tra un caso di malasanità e l’altro si inserisce l’azione di Renzi. I 4 miliardi di tagli alle Regioni imposti nella finanziaria andranno a pesare per forza di cose sul sistema sanitario, che copre la grandissima parte delle spese regionali.
D’altra parte se è vero che le Regioni spesso e volentieri alimentano sprechi inaccettabili, anche e soprattutto nel settore sanitario, ci si dovrebbe chiedere perché questo scellerato Governo ha spostato ancor più le competenze in materia agli stessi Enti locali che dice di voler mettere in riga. Tagli e decentramento, quando ad un’Italia spaccata in due servirebbe l’intervento di un Governo coraggioso liberato dalle catene dell’euro e dei vincoli europei.
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