L’Alto Calore divide la provincia in 4 comprensori e propone interventi scadenzati fino al 2020
L’Irpinia fa quadrato per salvare la sua risorsa più importante: l’acqua che sgorga dai suoi ricchi bacini. Pur essendo il più importante serbatoio regionale, la provincia di Avellino è quella che ne spreca di più (55% a fronte di una media campana che si attesta al 44%), e che la paga al prezzo più salato: 329 euro a famiglia rispetto ad un trend che non supera i 259.
Numeri paradossali, ai quali si punta a porre un argine con un progetto condiviso tra tutti gli attori istituzionali convolti: Provincia,Comuni,Alto Calore e ATo. Come stabilito lunedì scorso nell’ambito del Patto per lo sviluppo, con i rappresentanti delle forze e imprenditoriali irpine, domani mattina presso la Casa di Cultura Victor Hugo avrà luogo un primo summit tra Ato, Provincia e Alto Calore. In quella sede, si proverà a sintetizzare un piano condiviso per l’ammodernamento delle reti idriche, veri e propri colabrodo che disperdono fino all’ottanta per cento dell’oro blu della provincia. Si guarderà ovviamente ai fondi europei. Secondo quanto già spigato dal presidente dell’Alto Calore, Lello De Stefano, una parte dei progetti potrebbe essere finanziata sull’ultima coda dei fondi comunitari 2007-2013.
In questo caso, potrebbero avere preminenza i 15 progetti dell’ente di Corso Europa rimasti fuori dall’ultimo bando, denominato <<Accelerazione della spesa>>. Più in generale, però, la frontiera economica di riferimento sarà rappresentata dalla nuova programmazione 2014-2020. L’Alto Calore ha già presentato al tavolo del Patto per lo sviluppo un piano che divide i 118 comuni irpini in 12 comprensori, e che prevede interventi per un totale di 216 milioni di euro.
Si tratta di una cifra decisamente elevata. Anche per questo, l’idea potrebbe essere quella di ragionare per priorità. E’ quanto propone – tra l’altro – Giovanni Colucci, commissario dell’Ato Calore Irpino. <<Per quanto riguarda la progettazione – premette Colucci – l’anno scorso noi abbiamo approvato, insieme ai sindaci, un piano d’ambito che partiva da nodo fondamentale della depurazione e dalla difesa dei nostri corpi idrici. In particolare i bacini di Serino, Volturara e Montella. Il piano è al vaglio della Regione ed è da lì che propongo di partire>>.
L’emergenza più impellente, però, oggi è un programma specifico per le condotte. Qui, tuttavia, Colucci è netto: <<Non si può certo pensare di risolvere la questione cambiando le reti su tutto il territorio dell’Ato. Ci piacerebbe, ma ci vorrebbero troppi fondi. Bisogna lavorare per priorità>>.
Anche in questo caso, non si tratterebbe di opere dalla portata economica modesta. <<Fermo restando che l’acqua andava difesa politicamente prima – sottolinea il commissario dell’Ato-, evitando di regalarla in giro agli altri territori ora c’è bisogno di elaborare un progetto unico, tra i tecnici dell’Ato e quelli dei diversi enti gestori. Prima, però, servirà un attento monitoraggio del territorio: diversamente stiamo parlando di aria fritta. Noi, comunque, siamo pronti a fare sinergia>>.
Il riferimento del commissario dell’Ato è alla complessità tecnica degli interventi. Il primo scoglio da superare, comunque, resta legato alla definizione di un progetto capace di ottenere il nulla osta della Regione ed i finanziamenti europei. Una frontiera, quest’ultima, che si è dimostrata tutt’altro che facile. Anche nel recente passato. Negli ultimi due anni, infatti, più volte il tavolo provinciale del Patto per lo sviluppo ha posto la questione all’ordine del giorno, puntando al Grande progetto europeo disponibile sui fondi 2007-2013. Ma il percorso si è sistematicamente arenato e i pochi interventi pianificati sull’<<Accelerazione della spesa>>, oggi, restano una goccia nel mare degli sprechi idrici.
di Flavio Coppola
Il Mattino di Avellino 23.03.2014