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Quelli che aspettano il condono

renzi_padoanLa lista è così lunga che si fa prima a dire chi non c’è. S’intende quella dei potenziali graziati dalle norme contenute nel contestato decreto fiscale, quello che che avrebbe salvato Silvio Berlusconi, e non solo. L’ambito di applicazione della famosa soglia del 3% del reddito imponibile dichiarato (sotto la quale si può evadere e frodare il fisco senza rischiare il carcere) è vasto, e il combinato disposto con i cavilli infilati all’ultimo ne allargano ulteriormente le maglie. È un esercizio matematico difficile, ma il possibile risultato sono decine di nomi finiti in inchieste e processi eccellenti. I reati sono gli stessi contestati, per dire, a Sergio Scarpellini, immobiliarista noto perché padrone di casa di molti enti pubblici e istituzioni: omesso versamento iva. C’è poi l’indagine sulla famiglia Angelucci, i re delle cliniche romane: tra il 2007 e il 2009 sarebbero stati indicati elementi passivi fittizi per milioni di euro, mentre nel 2008 fatture per operazioni inesistenti per 733 mila euro.
 IL COMMA 4 inserito nell’articolo 4 del decreto fiscale, punisce soprattutto chi elude il Fisco con operazioni di finanza strutturata, come i derivati ma anche inserendo elementi passivi fittizi. Articolo svuotato da un comma aggiunto alla fine (da Palazzo Chigi): vengono esclusi “flussi finanziari nelle scritture
contabili obbligatorie”. È il caso degli Angelucci. Ma è soprattutto una norma salva banche perché rende passerainapplicabile la frode. Basta annotare tutto nei bilanci, come hanno fatto diversi istituti di credito in passato temendo un’azione penale: verrebbero graziati gli ex ad di Unicredit, Alessandro Profumo e Banca Intesa, Corrado Passera. Il caso di Profumo è più complesso. Nel giugno scorso la Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio del manager, in merito alla cosiddetta “operazione Brontos”: 245 milioni che tra il 2007 e il 2008 sarebbero stati sottratti al Fisco con operazioni di finanza strutturata. Stando agli utili e al fatturato la vicenda processuale potrebbe rientrare anche nella famosa norma pro Berlusconi (quella del 3%).
 I pm indicano anche il processo al patron dell’Ilva Emilio Riva – morto nell’aprile scorso – e due ex dirigenti del gruppo in relazione a una maxi evasione da 52 milioni. Salterebbe poi la condanna in primo grado per false fatturazioni all’ex ad di Fin-meccanica, Giuseppe Orsi e al numero uno di Agusta Westland, Bruno Spagnolini. Fin-meccanica verrebbe coinvolta dai ritocchi apportati da Palazzo Chigi al decreto anche in relazione all’inchiesta su fondi neri e tangenti per gli appalti del Sistri che ha portato a processo l’ex presidente Pier Francesco Guarguaglini. Le norme, però, avrebbero avuto un impatto soprattutto per il futuro,
lasciando mano libera ai vertici dei grandi gruppi bancari e industriali, liberi dal timore di azioni penali, azzerando centinaia di accertamenti grazie alla cancellazione del raddoppio dei termini.   “Una norma che la Ragioneria avrebbe bocciato, perchè provocherebbe un buco di 10-15 miliardi all’Erario”, racconta chi ha seguiti l’iter del procedimento. Cifra che secondo un documento dell’Agenzia delle Entrate rivelato da Libero non sarebbe inferiore ai 16 miliardi. Sempre Libero ha rivelato altri nomi: Francantonio Genovese, Ras di Messina ed ex compagnio di partito di Renzi, arrestato per reati fiscali. E poi anche Lele Mora e Fabrizio Corona   – almeno sul fronte dei reati tributari – e probabilmente anche il presidente di Ibm Italia, Nicola Ciniero (frode fiscale), e l’imprenditore varesino Gianfranco Castiglioni, fondatore del gruppo Cagiva (frode da 63 milioni). E via elencando.

Carlo Di Foggia
Il Fatto Quotidiano 08.01.2015

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