Ieri la riunione dei gruppi ambientalisti per redigere il documento. Via al pressing sui sindaci e sulla neo Provincia per presentare ricorso alla Consulta. L’obiettivo: dichiarare incostituzionale la semplificazione dei titoli minerari.
I comitati spontanei che da anni si battono per fermare l’industria petrolifera in provincia di Avellino si sono riuniti ieri a Gesualdo per approntare il testo di una richiesta da indirizzare ai sindaci della provincia, per avviare le procedure di ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto Sblocca Italia. Sulla scia di quanto già emanato dall’associazione ambientalista “Ola” in Basilicata, l’obiettivo sancito dai comitati è quello di dichiarare incostituzionale quella parte della norma che semplifica i titoli minerari in uno solo, valido dalla ricerca fino alla trivellazione e coltivazione. L’intento dei comitati è quello di sollecitare i sindaci a intervenire presso la giunta regionale, affinché il Governatore (unico abilitato in Campania a farlo) a ricorrere alla Consulta. In questo modo si avrà la certezza di poter impedire una riforma che se attuata, estrometterebbe il territorio e le autonomie locali da tutte le iniziative in materia energetica, con particolare riferimento agli idrocarburi.
Nei prossimi giorni, il testo unitario concordato al tavolo ieri sarà affidato ai 118 sindaci e al neo presidente della Provincia Domenico Gambacorta. Si annuncia anche la possibilità di un incontro con il neo assessore con delega al petrolio Fucci nominato di recente da Caldoro, per accelerare i tempi di un’impugnativa, che potrebbe non essere necessaria se le iniziative parlamentari non produrranno risultati prima della conclusione dell’iter legale. Tra le altre cose, il decreto stabilisce l’esautorazione delle commissioni regionali a partire dal 1° gennaio 2015, in caso di mancata approvazione di un parere dei progetti in corso. La commissione per la Valutazione di Impatto Ambientale sta infatti vagliando il permesso di ricerca che interessa il Progetto Nusco, che per effetto del decreto rischia di abilitare le trivellazioni entro i prossimi 20 anni. Conclusa la fase di rinnovo del parlamentino di Piazza Libertà, i comitati tornano all’attacco, e chiedono il coinvolgimento totale di istituzioni e forze politiche.
Elisa Forte
Ottopagine versione cartacea 11.10.2014