Evidenza News

Commissioni stellari, si salvi chi Pos: i negozianti in rivolta

posA 3 MESI DALLA NORMA CHE IMPONE L’USO DEL BANCOMAT I NODI DA RISOLVERE SONO ANCORA TUTTI SUL TAVOLO.

Il Pos sarà pure diventato obbligatorio, ma girando per il mercato dell’Esquilino di Roma non sembra essersene accorto nessuno. Su oltre 130 banchi, solo 4 dispongono della macchinetta che permette di pagare con bancomat e carte di credito. Tra questi c’è Mustafà, macellaio egiziano 42enne: “Ce l’ho perché quando ho chiesto un prestito la banca mi ha imposto di installarlo”. Estrae dal cassetto una fattura: “Questa è arrivata ieri: 200 euro per sostituire il Pos che si era rotto. Per me è solo una spesa”. Poco distante, due finanzieri e un poliziotto stanno multando un pescivendolo bengalese. “Se facciamo rispettare l’obbligo del Pos? – scoppia a ridere l’agente –. Qui dentro c’è gente che non ha nemmeno il registratore di cassa”. “Nemmeno fuori – lo interrompe il finanziere –. Come faccio a fare un verbale se manca la sanzione?”. Già, perché il 30 giugno scorso è entrata in vigore la norma del milleproroghe che prevede l’obbligo per professionisti, negozianti e ambulanti di accettare pagamenti elettronici per ogni acquisto del valore superiore ai 30 euro, ma non è prevista nessuna multa per chi non si mette in regola.
SECONDO Banca d’Italia, il numero di Pos attivi è passato dal milione e 10mila del 2005 al milione e 530mila di fine 2013. Sarebbe ragionevole aspettarsi che, negli ultimi mesi, la nuova norma abbia provocato un’impennata delle vendite. Nessuno meglio di Ingenico, la multinazionale che produce oltre l’80% degli apparecchi installati in Italia, è in grado di monitorare il mercato. Secondo l’azienda, nel primo semestre del 2014 le vendite sono cresciute del 30% rispetto al 2013. Se parte della crescita, stimata in circa il 10%, si può considerare “fisiologica”, il restante 20% è da attribuirsi alla nuova norma. Ingenico evidenzia, infatti, un aumento della richiesta di terminali mobili, la cui offerta è diretta a negozianti e professionisti non ancora dotati di terminale “tradizionale”. In termini assoluti parliamo di 40mila nuovi dispositivi venduti in sei mesi: tanti, ma non tantissimi
. Se tutti i soggetti interessati avessero ottemperato alla norma del milleproroghe, i nuovi Pos venduti sarebbero stati centinaia di migliaia.   Il principale beneficio della diffusione della moneta elettronica è il contrasto all’evasione fiscale: meno contante significa maggiore tracciabilità. Tra i problemi di cui si lamentano commercianti e professionisti ci sono gli alti costi. Confcommercio stima che la spesa che un esercente deve sostenere per munirsi di un Pos oscilli in una forbice dai 636 ai 1.682 euro l’anno, così ripartiti: dai 108 ai 552 euro di canone annuale, dai 228 ai 480 di linea telefonica e dai 300 ai 650 euro di commissioni sul transato (stimato in 50mila euro l’anno). A questi vanno aggiunti i costi unici: 150 euro di installazione e 80 euro per l’attivazione di una linea telefonica o adsl. Dalla parte dei commercianti si sono schierati in tanti. Soprattutto chi, da destra, ha sempre lisciato il pelo agli evasori. Per Matteo Salvini “il bancomat obbligatorio fa parte del disegno del regime, prendiamolo a martellate”. Nunzia De Girolamo di Ncd ha perfino scoperto la lotta di classe: “Ho aderito allo sciopero del Pos indetto dai commercianti”. A luglio, il ministero dello Sviluppo economico ha aperto un tavolo con Bankitalia, Abi, Tesoro e Consorzio Bancomat. L’obiettivo è stabilire per legge un limite alle commissioni bancarie e rendere detraibili parte delle spese legate a installazione e gestione degli apparecchi. In questi mesi, però, ancora non si è giunti a un accordo.
 CONVINCERE le banche a ridurre le commissioni non si preannuncia semplice. Per capire quanto frutti agli istituti di credito il business del Pos può essere utile analizzare il bilancio di Setefi, la controllata di Intesa San Paolo dedicata ai pagamenti elettronici. L’utile netto dell’esercizio 2013 è stato di 137,5 milioni di euro. Se non fosse stato per l’aumento della pressione fiscale, sarebbe stato ancor più consistente: 155,5 milioni di euro, più 13% sull’anno precedente. In
un momento come questo, in cui i bilanci sono in sofferenza, le commissioni da Pos sono un salvagente irrinunciabile per le banche.   Se ai commercianti il pagamento elettronico piace poco e alle banche tantissimo, resta da capire cosa ne pensino gli italiani. Il raffronto con l’estero mostra che preferiscono ancora usare il contante. In Francia, dove i Pos installati sono grossomodo gli stessi che in Italia (1.834mila a fronte del 1.530mila) le transazioni elettroniche sono più del doppio: 398 miliardi di euro contro 160 miliardi. E questo è un dato che nessuna norma che renda il Pos (semi) obbligatorio sembra poter modificare in tempi rapidi.

di Alessio Schiesari
Il Fatto Quotidiano 05.10.2014

Lascia un commento