Il decreto Sblocca Italia prevede di accentrare a Roma le autorizzazioni.
L’articolo 38 del decreto Sblocca Italia potrebbe penalizzare ulteriormente l’Irpinia. Secondo quanto riportato dal provvedimento, basterà un concessione unica a far partire la caccia al petrolio. I poteri decisionali, rispetto alla questione idrocarburi, saranno accentrati nella mani del Governo, il quale potrebbe ritrovarsi a dare, in tempi brevi, anche il verdetto definitivo rispetto al progetto denominato <<Nusco>>.
Infatti, se la commissione tecnica di Palazzo Santa Lucia entro fine anno non darà l’esito della valutazione di impatto ambientale, il caso oro nero, certamente, finirà nelle stanze dei palazzi romani, in cui potrebbe venir fuori anche una decisione che non prende in considerazione le istanze dei territori e quanto sostenuto da ambientalisti, comitati e tecnici no triv. A confermarlo è proprio il quinto punto del documento, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, in cui si evince: <<Per i procedimenti di valutazione di impatto ambientale in corso presso le Regioni alla data di entrata in vigore del presente decreto, relativi alla prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, la Regione presso la quale è stato avviato il procedimento, conclude lo stesso entro il 31 dicembre 2014. Decorso inutilmente tale termine la Regione trasmette la relativa documentazione al Ministero dell’ambiente, della tutela del territorio e del mare per i seguiti istruttori di competenza, dandone notizia al Ministero dello sviluppo economico>>.
Per dirla in breve, se i tecnici regionali decideranno di lavarsi le mani o di guadagnare tempo, la scelta sugli idrocarburi andrà ad un governo, che stando agli ultimi interventi del premier Renzi, sembra essere orientato verso unja ripresa diversa da quella sostenibile. A ribadirlo è Goffredo Pesiri, del Comitato No Trivellazioni Petrolifere in Irpinia, che si dichiara contrario al decreto legge, proposto dall’esecutivo. <<Siamo pronti a sostenere tutte le iniziative di opposizione al provvedimento. Come sta accadendo in altre parti d’Italia., anche i no triv irpini denunciano l’incostituzionalità dell’atto. Fa bene Piero Lacorazza, consigliere regionale della Basilicata, a chiedere al Parlamento di riconoscere e valorizzare gli elementi conoscitivi della realtà socio-economia che derivano dalle attività di ascolto partecipato nei territori rispetto alle proprie risorse ambientali e di attivare un confronto con le Regioni che si traduca nel rilascio di un’intesa, concorrente nel determinare l’impatto ambientale, economico e sociale per il principio di prossimità del governo del territorio>>.
L’attivista di Gesualdo, però, non manca di scagliare qualche dardo nei confronti dei rappresentanti locali del Partito Democratico. <<Il silenzio dei parlamentari, che hanno sostenuto la risoluzione per fermare le trivelle nelle zone dove potrebbe esserci una relazione tra estrazioni ed eventi sismici, è inspiegabile. La politica ha diverse responsabilità. Da partito di maggioranza, mi sarei aspettato una reazione diversa>>. Sulla questione replica Mario Pagliaro, responsabile ambiente di via Tagliamento. <<Alcuni attivisti vedono tutto nero, immaginando scenari che non esistono. Basta criticare e demonizzare a prescindere. Il centrosinistra irpino, sin dall’inizio della vicenda, non si è mai tirato indietro, né pensa di farlo in futuro. Ribadiamo il no agli idrocarburi. Attraverso le mediazioni e la politica del fare, proveremo a trovare una soluzione, direttamente proporzionale alle istanze delle comunità interessate>>.
di Edoardo Sirignano
Il Mattino di Avellino 25.09.2014