LEGAMI DECENNALI, RUOLI CHE NON MUTANO: COOPERATIVE, APPALTI E ISTITUZIONI. SINDACATI E PARTITONE. ECCO PERCHÉ I NUOVI ARRIVATI RENZIANI VENGONO TENUTI LONTANI DALLA CASSA.
La cassaforte è sempre più vuota. O almeno meno piena. Ma proprio per questo si fa di tutto per tenerci le mani sopra. Così nella rinuncia di Matteo Richetti a correre per la presidenza dell’Emilia c’è anche la volontà del “vecchio Pd” di non dare a un ultimo arrivato la combinazione di quasi 70 anni di storia, voti, appalti, accordi. Con Matteo Renzi che per spartizione da codice Cencelli e per quieto vivere si accorda con i capi dell’ex Pci. Da Vasco Errani, dimessosi dalla presidenza della Regione dopo la condanna per falso ideologico e a cui domenica Renzi ha dedicato un lungo peana, fino a Pier Luigi Bersani e magari con la benedizione del referente Massimo D’Alema. Senza dimenticare che ministro del Lavoro è Giuliano Po-letti da Imola, ex n.1 nazionale delle coop rosse e pure di quelle bianche.
ED ECCO LE PRESSIONI su Richetti perché molli lasciando libero campo a Stefano Bonaccini, che sarà pure lui renziano, ma viene dal Pci, è stato dalemian-bersaniano, è cresciuto nella macchina del partito e ne conosce e protegge tutti i fili, i legami, i misteri. La cassaforte, appunto. E amen se è indagato per peculato come Richetti. Uno resta, l’altro va. Per una storia che bolliva da mesi e che fino ad ora non aveva preoccupato il Pd. L’alleanza Lega Coop-Confcooperative bianche significa 43 mila imprese, un milione e 200 mila occupati, 12 milioni di soci, 140 miliardi di euro di fatturato, un valore sul Pil dell’8%, a cui si aggiunge la raccolta delle banche di credito cooperativo, che è di 157 miliardi (13,4% degli sportelli del Paese). E ancora: il 34% della distribuzione e del consumo al dettaglio, il 35% della produzione agroalimentare, il 90% della cooperazione impegnata nel welfare, con servizi a circa sette milioni di italiani. È la dote che Giuliano Poletti ha portato al governo. La capitale è Bologna, con i palazzi bianchi e rossi gli uni accanto agli altri. Con vista sulla Regione. Il Pd in Emilia-Romagna è Pci-Pds-Ds, con undici fondazioni per ognuna della federazioni e che fanno capo alla Fondazione Ds di Ugo Sposetti, ultimo tesoriere Ds, l’uomo di tutti i segreti economici dell’ex partito.
Simboli per raccontare una realtà. A Bologna da est si entra in via Stalingrado, strada superstite al crollo dell’Urss. A riceverti è la Porta d’Europa, enorme fortino che copre tutti e due i lati, ci devi passare sotto, inchinarti metaforicamente . È la sede dell’Unipol, la madre di tutte le cooperative. Tanto che alla Festa nazionale dell’Unità hanno ben pensato di scegliere un logo dove le Due Torri medievali sono cancellate da una nuova torre, appena costruita dall’Unipol.
BENVENUTI nella cassaforte. Di tutto. Siriana Suprani, moglie di Pierluigi Stefanini, presidente Unipol, arrivato nelle coop nel 1990 da dirigente Pci, è la signora dell’Istituto Gramsci, diretto dal politologo onorevole bersaniano Carlo Galli eche raccoglie la cultura e la memoria rossa. Non si cambia, non si corrono rischi nemmeno con il post-dc Richetti, nel Ppi con Enrico Letta e poi renziano della prima ora. Bonaccini è l’ultimo referente di quella che un tempo si chiamava l’Emilia rossa. Aperte nelle esportazioni, chiusa nelle logica di potere. Le coop sono dappertutto, nelle banche, all’università, nella fiera, nelle librerie, hanno uomini nei Comuni, persino in Nomisma, il centro di ricerche fondato da Romano Prodi. SONO STATE LORO a coinvolgere privati affogati dalla crisi nell’ultimo business, quello di Eataly world, il colossale parco del cibo che sorgerà a Bologna in pool con Oscar Farinetti, gourmet d’affari renziano. Loro hanno messo le mani su un affare da 40 milioni che gli da ossigeno, hanno spartito qualcosa con i padroni privati, salvati e riconoscenti.
La continuità è questo consociativismo, la rete che va protetta. Non solo per il 52,5% dei voti alle Europee, undici punti in più della media nazionale. Il renzismo in Emilia-Romagna è ancor più gattopardesco. Tutti renziani in parata, poi nulla cambia nella realtà.
Una forza che si regge su 80 mila iscritti, 700 circoli Pd, 400 mila persone alle Feste dell’Unità. Bonaccini è stato scelto per portare nel Pd di Renzi una regione strategica e una tradizione storica. La novità si può fermare davanti a considerazioni di interesse, con buona pace del giovane Richetti. Il sistema blinda se stesso anche nel rapporto con Comunione e Liberazione, che ha sempre amato Bersani ed Errani per la loro politica sulla scuola e con cui le coop sono in affari, dall’ Expo 2015 a Milano con Cccdi Bologna e Cmb di Carpi, al tunnel della Tav Torino-Lione con la Cmc di Ravenna. Una rete da proteggere, tanto più in tempi di magra. Con la Manuntencoop indagata per l’Expo, il colosso Ccc che dicono vorrebbe vendere la sua fastosa sede, inaugurata nel 2008 da Massimo D’Alema. Allora ministro degli Esteri.
di Marco Franchi
Il Fatto Quotidiano 11.09.2014