“A Gaza nelle ultime ore il bilancio è salito ad oltre 1.000 vittime, di cui 150 bambini. Circa 17 mila gli sfollati, mentre i raid dell’esercito israeliano continuano a piovere sulla Striscia colpendo indiscriminatamente scuole, ospedali e ambulanze. La Croce rossa palestinese ha parlato di gravi violazioni del diritto internazionale umanitario. E la realtà è che l’Operazione Margine protettivo si sta presentando come la replica dell’Operazione Piombo Fuso, ma la supererà presto in termini di orrore. Genocidio.
Non è un caso che il Consiglio Onu per i diritti umani abbia deciso di avviare un’inchiesta per accertare eventuali violazioni che potrebbero essere state compiute dall’inizio della crisi. Un’inchiesta che lo stesso premier Netanyahu non ha esitato a definire una parodia, delegittimando così l’autorità della più importante ed estesa organizzazione intergovernativa preposta al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale.
La nuova escalation di violenze ci ha spinto dunque a sollecitare l’azione del governo affinchè richiami il nostro ambasciatore a Tel Aviv Francesco Maria Talò, come gesto formale per esprimere la condanna dell’Italia all’uso sproporzionato della forza da parte dello Stato d’Israele. #PerCessareIlFuoco.
Abbiamo formulato 7 proposte, tra cui il blocco immediato di tutte le commesse di armi italiane nei confronti di Israele, lo stop immediato degli accordi commerciali con le aziende israeliane che operano nei territori occupati e l’obbligo per l’Ue di identificare l’origine di ogni prodotto importato dallo Stato israeliano con lo scopo di bloccare le merci fabbricate nei territori confiscati illegalmente. Infine abbiamo chiesto al governo italiano di trovare il modo di essere risarcito quando Hamas o Israele si appropriano indebitamente o distruggono aiuti e sostegni umanitari rivolti alla popolazione, com’è accaduto la scorsa settimana con il Centro per l’infanzia di Um al Nasser “La terra dei Bambini”, struttura finanziata dalla Cooperazione italiana e rasa al suolo dall’esercito israeliano.
Ciò non giustifica in alcun modo gli atti efferati portati avanti da Hamas nella Striscia e il lancio (altrettanto) indiscriminato di razzi su Israele, che deploriamo con fermezza. Ma i raid scanditi a Gaza, per il MoVimento 5 Stelle, rappresentano oggi una chiara vendetta del governo Netanyahu al sacrosanto rifiuto dei palestinesi di accettare di vivere in un Paese militarmente occupato.
Mentre in questi giorni si rincorrono le voci per l’estensione di una tregua umanitaria nella Striscia, dobbiamo infatti ricordarci che, seppur si arrivasse ad un cessate il fuoco permanente, per Gaza un ritorno alla “calma” significherebbe un ritorno all’ottavo anno di embargo, un ritorno a un tasso di disoccupazione oltre il 50 per cento, un ritorno alla chiusura dei mercati esteri, all’occupazione, alla mancanza di un sistema sanitario efficiente. Prigionia.
Israele può continuare a distruggere i razzi di Hamas, ma Hamas finirà per ricostruire le proprie basi di lancio trovando tra i parenti e gli amici dei palestinesi uccisi nuove reclute disposte al martirio. Israele può rovesciare Hamas ed occupare anche la Striscia, ma si ritroverà a combattere uno scenario ostile nel proprio territorio. Può rovesciare Hamas e provare ad interloquire con Al-Fatah, ma non otterrà alcunché, perché ogni fazione che cavalcherà verso Gaza in cima a un carro armato israeliano perderà per sempre la sua legittimità tra il popolo arabo. Israele può.
Può, se vuole, lei stessa limitare la corsa di Hamas, ad esempio revocando l’inumano blocco delle esportazioni da Gaza verso la regione, dando così nuova linfa all’economia della Striscia. L’unico modo per impedire che vi siano ulteriori vittime è aprire i confini e lasciare che i palestinesi riprendano i contatti con il mondo. Liberarli dalla dolorosa scelta di dover lavorare con Hamas per sopravvivere, o sperare al massimo nell’arrivo di un nuovo cargo di aiuti umanitari, è il primo passo da compiere per giungere a una soluzione pacifica del conflitto. La migliore strategia a lungo termine dello Stato ebraico è riservare speranza nel popolo palestinese, non annientarlo come sta facendo dall’8 luglio scorso.
Il nostro governo, che di fronte alla richiesta del Consiglio Onu per i diritti umani di aprire una commissione d’inchiesta sulle violenze ha deciso di astenersi, si faccia dunque un profondo esame di coscienza. Perché di fronte alle vittime, invece, noi ci siamo assunti oggi la responsabilità di prendere una posizione chiara a favore della pace. In attesa che il ministro Mogherini svolgesse la sua informativa urgente. Così urgente da essere presentata ben 21 giorno dopo la ripresa delle ostilità. Che tempismo”.
M5S Camera