L’incontro Pd-M5S in poche pillole. Una delle peggiori performance mediatiche di Renzi, che di solito (almeno in quello) mediaticamente è bravo: evidentemente Renzi soffre proprio Di Maio. Se fosse stato tennis, sarebbe stato un 6-2 6-1 Di Maio.
Toninelli preparato ma inefficace e a tratti controproducente, infatti Di Maio ha spesso stoppato lui come il resto delladelegazione 5 Stelle: sapeva che si giocava molto e ha fatto bene, la tivù o sai farla o non sai farla.
Serracchiani gradevole come una detartrasi eseguita con la mietitrebbia e decisiva come Fred nel Brasile 2014. L’uomo più noioso del mondo, quello seduto tra Renzi e Serracchiani, era stato verosimilmente scongelato il minuto prima – senza però grandi risultati. La Moretti ha parlato poco e quel poco, per fortuna sua ma credo anche nostra, ce lo ha tolto lo streaming difettoso.
E’ già nella leggenda l’autogol di Roberto Comunardo Speranza, che – nel tentativo di buttare tutto in vacca per mancanza di argomenti ed esaurimento di supercazzole – ha piagnucolato una roba tipo “sì però ora non ci offendete più, brutti birbi, uffa mannaggia”. Una frase che non c’entrava nulla e che ha vanificato una prova (va riconosciuto) fin lì sontuosa di Speranza, immerso in un mutismo anonimo che ne esaltava oltremodo la spiccata marginalità.
Renzi, già sofferente per aver dovuto rimettere la giacca a inizio streaming nel proposito straziante di camuffare le 312 lonze della sua sfavillante pinguedine (la Rete lo stava massacrando), ha certo maledetto tutte le divinità immaginabili pensando a cosa mai avesse fatto di male per avere accanto un tafazzi simile. Roberto Comunardo è stato il Paletta dello streaming e da oggi ogni errore politico verrà chiamato “Speranza moment“: vamos.
Per tutta la durata dello streaming il Pd ha cercato un modo per giustificare la rottura del dialogo e dunque consegnarsi interamente a Berlusconi e derivati, ma – a causa della scaltrezza non poco stronzetta di Di Maio – non l’ha trovata. Così Renzi, in pessima forma ma comunque più abile degli altri piddini, ha sparacchiato la palla in tribuna (“Le faremo sapere”) e grandinato qualche “olzo bikosaaaa” su immunità, preferenze e democrazia interna (che il Pd ha e i 5 Stelle no, come dimostrano Mineo e i “non credo alla libertà di coscienza” di Debora “Scappo che ci ho l’aereo” Serracchiani).
Ovviamente questo incontro non servirà a una mazza e Renzi tirerà dritto da Pacioccone Mannaro qual è, per poi festeggiare le riforme costituzionali con un’overdose di bomboloni e SevenUp sgasata. Buona catastrofe.
Il Fatto Quotidiano 19.07.2014