“Oggi nella VII Commissione “Cultura, Scienza e Istruzione”, si discuterà la prima proposta di legge scritta con i cittadini iscritti al M5S, quella sull’abolizione del finanziamento pubblico all’editoria. Facciamo una doverosa premessa ricordando che: “il dovere più pregnante del giornalista e caposaldo del diritto di cronaca è il dovere di verità, considerato sia dalla legge n. 69 del 1963 che dalla stessa Carta dei doveri quale “obbligo inderogabile“. Gli organi di informazione sono l’anello di congiunzione tra il fatto e la collettività. Essi consentono alla collettività l’esercizio di quella sovranità che secondo l’art. 1 della Costituzione “appartiene al popolo“. Un’informazione che occulta o distorce la realtà dei fatti impedisce alla collettività un “consapevole esercizio della sovranità”. La situazione in cui versa l’editoria “tradizionale” è drammatica e la politica è chiamata a trovare delle soluzioni per realizzare il necessario rinnovamento del sistema informativo del nostro Paese, per portarlo qualitativamente alla pari di altri grandi Paesi (ricordiamo che l’Italia si trova al 49° posto del ranking 2014 del Reporters senza frontiere sulla libertà di stampa dietro a paesi come Estonia, Giamaica, Costa Rica, Namibia, Capo Verde, Ghana), per agevolare il pluralismo informativo, per promuovere un corretto e concreto inserimento dei tanti giovani giornalisti che oggi sono costretti a lavorare nelle redazioni per pochi euro al pezzo. Anche negli altri Paesi europei lo Stato interviene per aiutare, in campo editoriale, ma lo fa per incentivare nuove iniziative, promuovere l’innovazione, aiutare i piccoli a crescere, insomma per aumentare il pluralismo e il ventaglio delle offerte, favorendo così l’allargamento del mercato e la stessa occupazione di settore. Invece, in Italia, il sistema del finanziamento pubblico all’editoria ha finito per trasformarsi in un mero strumento utilizzato dai partiti per favorire realtà editoriali ad essi collegate direttamente o indirettamente agevolando gli interessi dei grandi editori e tutelando le grandi firme a discapito di pluralismo, qualità dell’informazione e libertà di stampa. Se è vero che negli ultimi anni gli stanziamenti si sono ridotti, è pur vero che il flusso di denaro pubblico per il settore continua ad essere consistente. Qualche numero: per il 2014, il dipartimento per l’Editoria della presidenza del Consiglio ha a disposizione circa140 milioni di euro. Stessa cifra per il 2015 e per il 2016. E oltre alla dotazione del dipartimento, l’ultima legge di Stabilità ha stanziato ulteriori risorse per il sostegno all’editoria: 50 milioni per il 2014, 40 milioni per il 2015 e 30 milioni per il 2016. Quindi, solo nel 2014, 190 milioni di euro di soldi pubblici andranno all’editoria. Di questi fondi una buona parte andrà in contributi diretti, quindi per intenderci sarà destinata anche a giornali di partito o ad altre testate come Avvenire (€ 4.355.324,42), Europa (€ 1.183.113,76), Il Foglio (€ 1.523.106,65), Italia Oggi (€ 3.904.773,62), Il Manifesto (€ 2.712.406,23), L’Unità (€ 3.615.894,65) [dati del 2012]. Ben più cospicui, anche se difficili da quantificare, sono invece i contributi indiretti: agevolazioni IVA, agevolazioni postali, obbligo di pubblicazione dei bandi pubblici, ecc.Ora chiediamo: a chi dovrebbe giovare tutto ciò? Per noi la risposta è banale: questo cospicuo ammontare di denaro non ha nulla a che vedere con quello che dovrebbe essere il fine ultimo di una buona politica, ossia tutelare l’art. 21 della Costituzione, bensì mira a gonfiare le casse degli editori che restituiranno il favore in termini di “riconoscenza” nei confronti del governo di turno.In questi giorni è vivacissimo anche il dibattito relativo alla tutela del diritto d’autore on-line, materia su cui è già intervenuta di recente AGCOM adottando un regolamento su cui siamo molto critici. A riguardo, il M5S ha presentato una relazione all’AGCOM dalla quale si evincono tutte le nostre perplessità ed una proposta di legge (Atto Camera: 1639) che invece contiene le nostre proposte. In sostanza noi vorremmo superare l’approccio che l’ordinamento italiano ha adottato finora in materia di diritto d’autore on-line, limitandosi ad una mera repressione delle condotte di condivisione abilitate dallo sviluppo della rete internet e vorremmo, al contrario, coglierele straordinarie possibilità offerte dalle reti di comunicazione in termini di accesso alle opere tutelate dal diritto d’autore- creazione e di condivisione di nuove opere- sviluppo di nuove iniziative imprenditoriali rese possibili dalla rivoluzione digitale. Indro Montanelli ha lasciato ad ogni giornalista tre semplici regole:
1) guadagnarsi la fiducia del lettore dicendo sempre tutta la verità e, se ci si sbaglia, chiedere scusa immediatamente;
2) scrivere con un linguaggio semplice, quello del lettore e non quello “dell’Accademia, peste e dannazione di una cultura”. Essere sempre al servizio del lettore;
3) non far mai sentire al lettore la propria opinione: “che te ne sia fatta qualcuna, è inevitabile; e chi lo nega, o è un imbecille o è un bugiardo. Ma non si può né si deve imporla al lettore; bisogna lasciargliela suggerire dai fatti secondo il modo in cui gli si raccontano”.
E invece cos’è il giornalismo oggi anche e soprattutto a causa di quei finanziamenti pubblici che oggi vogliamo abolire? L’intento del M5S è quello ambizioso di rinnovare l’informazione e liberarla dal giogo dei partiti e dei pochi editori che ne detengono il controllo nel nostro Paese. Parafrasando Enzo Biagi: “Credo nella libertà di espressione, cioè giornali e televisioni liberi di criticare il potere.“ Per raggiungere questo obiettivo, noi riteniamo si debba passare anche dall’abolizione del finanziamento pubblico all’editoria così com’è concepito oggi in favore di una nuova forma transitoria destinata alla realizzazione di una reale innovazione e che produca un reale pluralismo.
Dopo la giornata di oggi vi terrò aggiornati sull’iter della nostra proposta di legge.”
Giuseppe Brescia, portavoce M5S Camera