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#matteononstarsereno

matteorispondeRepubblica: “Svolta sulle riforme, sì di M5S al Pd. Renzi: vicini a un risultato storico”. Il Foglio: “Grillo chi? Umiliato da Renzi, prende a testate il muro della propria irrilevanza”. Il Giornale: “Grillo si piega al Pd sulle riforme”. L’Unità, fotocopia del Giornale: “I grillini piegano Grillo”. Uno legge gli house organ del Pd & Forza Italia e dice: la premiata ditta Renzusconi ce l’ha fatta, anche Grillo s’è arreso, i dissidenti seguiranno. Il Patto del Nazareno, momentaneamente trasferito a Cesano Boscone, regge. Con la benedizione di Re Giorgio che, mentre precisava di non voler entrare nel merito, entra per l’ennesima volta nel merito della controriforma del Senato, uscendo dai suoi binari costituzionali e dal dovere di garante della Costituzione (quella del 1948, non un’altra). Dunque avremo una bella Camera di nominati per l’eternità e un bel Senato di sindaci e consiglieri regionali per l’immunità. Con tutto quel che ne consegue. Lunga vita ai padri ricostituenti Boschi & Verdini, sono soddisfazioni. Poi uno legge il documento scritto dei 5Stelle e scopre che gli house organ non si accontentano più di rilanciare le balle del premier e del suo alleato-detenuto: modificano direttamente la realtà per farla collimare con i desideri dei due padroni. Alle 10 domande del Pd, i 5Stelle hanno risposto con altrettanti Sì, seguiti però da brevi testi piuttosto comprensibili, a prova di giornalista da riporto. Che significano: “sì, ma a condizione che”, e spesso la condizione equivale a un no: infatti, su tutte le questioni dirimenti dell’Italicum e del nuovo Senato, vanno nella direzione opposta al Patto R&B. Vien da domandarsi che testo abbia letto Claudio Tito di Repubblica quando scrive enfatico che ora Renzi può “modificare la Costituzione e contestualmente la legge elettorale con una maggioranza ampia e trasversale” che “mette insieme la coalizione del governo con le due principali opposizioni: FI e M5S”,“nuovo arco costituzionale dell’eventuale Terza Repubblica” che condanna all’irrilevanza “la dissidenza interna al Pd”, ridotta “a battaglia di testimonianza”, “incapace sia di modificare l’impianto costituzionale, sia di minacciare la vita del governo”. Vediamoli, allora, questi 10 Sì.

 1-2) Italicum: Pd e FI vogliono il ballottaggio tra le due coalizioni più votate, poi chi vince prende il 55% dei deputati; M5S accetta il ballottaggio, ma fra i due partiti più votati, poi chi vince prende il 52% dei deputati. Pd e FI insistono sulle liste bloccate tipo Porcellum; M5S vuole la preferenza.

  3) Pd e FI vogliono collegi più piccoli, M5S è disponibile.

  4) Il Pd vuole far verificare preventivamente la legge elettorale alla Consulta; M5S pure, anche se osserva che Renzi ha detto il contrario.

 5) Pd e FI vogliono ridurre i poteri delle Regioni modificando il titolo V della Costituzione; M5S anche, ma fa notare che il nuovo titolo V è un casino che causerà conflitti fra Stato e Regioni.

  6) Il Pd vuole ridurre l’indennità dei consiglieri regionali, M5S l’ha già fatto per i suoi restituendo il surplus.

7) Pd e FI vogliono abolire il Cnel; M5S pure, anzi vorrebbe farlo subito, con uno stralcio ad hoc.

8-9) Senato: Pd e FI vogliono un Senato non elettivo senza potere legislativo, formato da sindaci e consiglieri regionali che fanno i senatori part-time; M5S vuole i senatori eletti direttamente dai cittadini, full-time, con funzioni anche legislative (diverse dalla Camera), dimezzando le indennità di deputati e senatori.

10) Pd e FI vogliono mantenere l’autorizzazione a procedere per intercettare, arrestare e perquisire senatori e deputati; M5S vuole abolirla, lasciando solo l’insindacabilità per opinioni e voti.

Riassumendo: a parte il Cnel, i collegi e altre quisquilie, il progetto Pd-FI è incompatibile col progetto M5S. Ora tocca a Renzi e al Pd rispondere a una sola domanda semplice semplice: perseverate nella doppia porcata con il frodatore pregiudicato, o preferite una buona riforma elettorale e costituzionale con M5S, Sel, dissidenti Pd e FI e milioni di elettori? Risposta scritta, please.

di Marco Travaglio
Il Fatto Quotidiano 09.07.2014

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