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Dietro la fondazione, il politico

Ci sono molti modi, come abbiamo visto, per ricevere fondi dal Parlamento europeo. Fondi per i gruppi, fondi per i partiti, rimesse dirette ai deputati, fondi per gli assistenti, spese viaggio, etc. ca a ricevere fondi europei. Un modo, sconosciuto ai contribuenti, è quello che passa per le Fondazione culturali. Ce ne siamo già occupati sul Fatto a proposito della Feps, emanazione del Partito del socialismo europeo, presieduta da Massimo D’Alema, che beneficia di circa 3 milioni l’anno. D’Alema ne è il presidente fin dalle origini, nel 2008, portando in dote al network culturale europeo le “sezioni italiane” come la sua associazione ItalianiEuropei , l’Istituto Gramsci ma anche l’associazione Bruno Trentin della Cgil. Ma nell’ultimo bilancio europeo ne figurano 13 e complessivamente sono stati stanziati circa 14 milioni di euro. La più ricca è quella del Ppe, il Martins Centre che ha un finanziamento di circa 4,5 milioni di euro all’anno. I referenti italiani del Martins Centre sono due, la fondazione De Gasperi e il centro Luigi Sturzo. Il primo è finito nelle mani di Angelino Alfano, che ne è il presidente mentre il secondo è presieduto da una vecchia volpe democristiana, Roberto Mazzotta, già deputato, ministro e poi presidente della Cariplo e della Banca popolare di Milano.

I LIBERALI , quarto gruppo del Parlamento europeo, con la loro fondazione Liberal Forum, ricevono 1,3 milioni di euro l’anno e i loro referente italiano, LibMov, è presieduta da alcuni liberali, poco noti, come Alessandro Olmo e Francesco Arcuri, che alle ultime Europee hanno sostenuto Scelta europea, la lista nata da Scelta civica di Mario Monti.  Presenti anche i Verdi con la Green Europe Foundation che riceve un finanziamento di 927 mila euro l’anno. In Italia fa riferimento alla fondazione Alex Langer, dedicata allo storico esponente pacifista e ambientalista ma nel suo board la presenza italiana più significativa è quella di Monica Frassoni, co-presidente del Partito verde europeo. Anche la sinistra “radicale” ha il suo spazio garantito con la fondazione Trasform, circa 587 mila euro, in cui si ritrovano sigle europee molto note come la Rosa Luxemburg Stiftung in Gemania mentre il corrispettivo italiano, Transform Italia, presenta, a giudicare dal sito, un’attività molto scarna.
Da segnalare, ancora, i 315 mila euro che vanno all’Institute of European Democrats, emanazione culturale del Partito democratico europeo di François Bairou e Francesco Rutelli e che ha, nel consiglio scientifico, Vittorio Prodi, fratello di Romano. Infine i 507 mila euro annui alla Feld, la Fondazione per un Europa di Libertà e Democrazia che è presieduta dal leghista Fiorello Provera e che vede nel consiglio direttivo il nazionalista francese Philippe De Villiers. Ce n’è per tutti.

di sa. can
Il Fatto Quotidiano 30.06.2014

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