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Chi sta bloccando la nostra proposta sul gioco d’azzardo?

malati-gioco-azzardoStanno bloccando la proposta di legge sulla prevenzione e la cura del gioco d’azzardo patologico. La proposta di legge sarebbe infatti dovuta già approdare in Aula ma è da mesi sepolta in commissione Affari Sociali.

Un’altra settimana è passata, nonostante la discussione della proposta fosse calendarizzata per martedì scorso in commissione e non si è fatto nulla. Non vogliono che se ne parli? Perché hanno frenato? Quali collusioni? Quali calcoli di palazzo ha fatto la maggioranza?

Vediamo di fare un riepilogo. Il gioco d’azzardo patologico, coinvolgendo ben 1 milione di malati e rovinando imprenditori brillanti ed intere famiglie, è senza dubbio un tema di largo interesse ed il lavoro sulla proposta è cominciato lo scorso settembre. La commissione competente continua però ad essere intasata di decreti che arrivano dal governo sui quali peraltro, salvo rare eccezioni, si possono solo esprimere pareri ininfluenti. Alla commissione viene quindi sistematicamente impedito di fare il proprio lavoro: produrre proposte di legge. Le proposte uscite dalla commissione in più di un anno sono zero. Ma è solo questo o ci sono altri motivi nascosti?

Il gioco d’azzardo in Italia è un tema che scotta, nel 2012 macina quasi 90 miliardi di euro, è la terza industria italiana dopo Eni e Fiat e costa in media agli italiani 1.700 euro pro-capite all’anno. Primati italiani di cui andare fieri: siamo i primi al mondo nel mercato dei “gratta e vinci” in termini assoluti, abbiamo tre volte le VLT degli Stati Untiti in termini pro-capite, il 23% del gioco d’azzardo online al MONDO è italiano a fronte dell’1% della popolazione mondiale (fonteCONAGGA).

Il costante aumento dell’offerta di gioco è giustificato dalla lotta al gioco illegale. Lo Stato si farebbe promotore, “biscazziere”, per prevenire l’illegalità del gioco. Falso. In realtà il gioco d’azzardo “legale” è un enorme regalo che la politica concede alla criminalità organizzata che lo usa come “leva”. Un proficuo business attraverso il quale, aprendo sale gioco tramite prestanome, riesce a ripulire il denaro sporco tramite usurai di “zona” sia per le perdite che per incassare le vincite ed eludere il fisco.

Qualcuno dice che lo Stato ci guadagna: nel 2012 l’erario ha incassato 9 miliardi, il 10% del giocato in Italia. Ma a fare bene i conti le cose non stanno proprio così,i soldi spesi in gioco non vanno in attività produttive e allora da questi 9 miliardi vanno sottratti circa 4 miliardi del solo mancato gettito IVA ed inoltre vanno calcolati i costi diretti ed indiretti per curare i danni della patologia, per prevenire la diffusione e per diminuire il disagio sociale legato al gioco d’azzardo. Si possono stimare costi per circa 3 miliardi di euro, molti dei quali a carico dei comuni che si devono prendere carico della famiglie rovinate dal gioco: lo Stato incassa ed i Comuni pagano.

Ma per incassare meno di 2 miliardi vale davvero la pena far ammalare un milione di italiani, metterne a rischio un’altro milione e fare un enorme favore alla criminalità organizzata? Per i partiti, la cui politica è costantemente e lautamente foraggiata dalle concessionarie del gioco d’azzardo, la risposta è ovviamente un si.

Le lobby europee del gioco d’azzardo finanziano partiti, associazioni, singoli parlamentari; hanno investito molti milioni in pubblicità nelle reti Mediaset quando Berlusconi era presidente del Consiglio; hanno comprato pubblicità sulla rivista Italiani Europei riconducibile a D’Alema, finanziato l’associazione Vedrò di Enrico Letta (della quale facevano parte anche Lupi, Lorenzin, Alfano e l’ex rottamatore Renzi) e spesso hanno premiato politici trombati e intermediari compiacenti con posti da dirigente.

Questo è uno dei motivi per cui la proposta giace in commissione Affari Sociali ormai da diversi mesi? Forse, ma nonostante il concreto rischio che l’emendamento fraudolento compaia in Aula, il testo unico uscito dal comitato ristretto è ancora un buon punto di partenza. Con lavoro ai fianchi siamo riusciti a far includere alla relatrice, Paola Binetti (Per l’Italia) la gran parte delle nostre proposte. Proposte che ci arrivano dalle associazioni come Conagga, Libera e Gruppo Abele, le ACLI, Papa Giovanni XXIII che da anni lavorano con i malati di GAP.

Ora ci sono da discutere circa 150 emendamenti, di cui una sessantina del MoVimento 5 Stelle che possono migliorare molto, ma anche stravolgere l’impianto della proposta. Stanno provando a rifare il gioco delle tre carte dentro al palazzo. Ma noi veniamo dalla strada, dalle periferie. Gente onesta, che non riuscirete a fregare.
Loro non molleranno mai, noi nemmeno. #VinciamoNoi

Scritto da Affari Sociali M5S

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