LO DENUNCIA IL M5S CHE PROTESTA IN AULA. LA CAMERA LICENZIA IL TESTO.
Al di là della denuncia e della polemica, il movimento pentastellato propone anche la propria visione “alternativa” del lavoro a tempo determinato con una proposta che prevede contratti a termine con il massimo di proroga di 24 mesi e una retribuzione più alta per il dipendente a termine con un’indennità di flessibilità del 30% in più in busta paga.
PROPOSTE più radicali di quelle avanzate dalla Cgil che ieri, con il proprio leader, Susanna Camusso, ha ribadito la richiesta che il Senato cambi il decreto “togliendo l’ulteriore aggiunta di precarietà che esso sottende”. Secondo Camusso, infatti, il provvedimento del governo “incentiva la precarietà” e sebbene alcune modifiche operate alla Camera siano “positive”, come la reintroduzione della formazione per l’apprendistato” è anche vero che “un contratto a termine a causale sia una moltiplicazione della precarietà”. La Cgil, quindi, tira ancora verso l’estrema sinistra il contenuto di un provvedimento che, invece, è stato giudicato come una concessione a quella parte di Pd più in sintonia con Corso d’Italia. Lettura parziale perché se è vero che il presidente della commissione Lavoro di Montecitorio, Cesare Damiano, ex Fiom ed ex Cgil, si è battuto a fondo per le modifiche che hanno indispettito il Ncd di Angelino Alfano, è vero che la sua iniziativa non ha guardato tanto i desiderata della Cgil quanto gli equilibri interni al Pd. Lo nota l’ex viceministro
Stefano Fassina secondo il quale “il decreto non è stato snaturato dalla sinistra del Pd. Purtroppo”. Si sarebbe potuto fare di più, quindi. Lo scontro tra Pd e Ncd, in effetti, avviene sulle virgole e sarà caricato, al Senato, per ragioni elettorali. Poletti lo sa e si sta preparando all’ultima mediazione a Palazzo Madama, probabilmente sull’apprendistato.
Il Fatto Quotidiano 25.04.2014