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Il Jobs Act ora rischia una multa Ue

Camera dei Deputati - Seduta inaugurale XVII legislaturaLO DENUNCIA IL M5S CHE PROTESTA IN AULA. LA CAMERA LICENZIA IL TESTO.

  L’approvazione definitiva del Decreto lavoro, avvenuta ieri alla Camera con 283 voti a favore, 161 contro e un astenuto, non spegne le polemiche. Quelle folkloristiche, come le catene con cui si sono legati i polsi i deputati del Movimento 5 Stelle. Quelle di piccolo cabotaggio che riguardano, innanzitutto, il conflitto tattico tra Pd e Ncd. E poi quelle di contenuto, rilanciate ancora dal M5S che solleva l’ipotesi del contrasto tra il Decreto lavoro, primo tassello dell’ambizioso Jobs act renziano, e la direttiva europea 1999/70/Ce del 28 giugno 1999. È quella che interviene sul lavoro a tempo determinato e prevede “di creare un quadro per la prevenzione degli abusi derivanti dall’utilizzo di una successione di contratti o di rapporti di lavoro a tempo determinato”. Nel decreto appena approvato alla Camera, la successione dei contratti è stata ridotta da otto a cinque. Troppi, secondo il M5S. “Ogni cittadino può denunciare il governo Renzi alla Comunità europea” spiegano i deputati Cominardi, Chimienti e Ciprini che ieri hanno tenuto una conferenza stampa sostenendo che il Dl Poletti costituisce “una bella infrazione per l’Italia” che dovrebbe “pagare Renzi”.

    Al di là della denuncia e della polemica, il movimento pentastellato propone anche la propria visione “alternativa” del lavoro a tempo determinato con una proposta che prevede contratti a termine con il massimo di proroga di 24 mesi e una retribuzione più alta per il dipendente a termine con un’indennità di flessibilità del 30% in più in busta paga.

PROPOSTE più radicali di quelle avanzate dalla Cgil che ieri, con il proprio leader, Susanna Camusso, ha ribadito la richiesta che il Senato cambi il decreto “togliendo l’ulteriore aggiunta di precarietà che esso sottende”. Secondo Camusso, infatti, il provvedimento del governo “incentiva la precarietà” e sebbene alcune modifiche operate alla Camera siano “positive”, come la reintroduzione della formazione per l’apprendistato” è anche vero che “un contratto a termine a causale sia una moltiplicazione della precarietà”. La Cgil, quindi, tira ancora verso l’estrema sinistra il contenuto di un provvedimento che, invece, è stato giudicato come una concessione a quella parte di Pd più in sintonia con Corso d’Italia. Lettura parziale perché se è vero che il presidente della commissione Lavoro di Montecitorio, Cesare Damiano, ex Fiom ed ex Cgil, si è battuto a fondo per le modifiche che hanno indispettito il Ncd di Angelino Alfano, è vero che la sua iniziativa non ha guardato tanto i desiderata della Cgil quanto gli equilibri interni al Pd. Lo nota l’ex viceministro

Stefano Fassina secondo il quale “il decreto non è stato snaturato dalla sinistra del Pd. Purtroppo”. Si sarebbe potuto fare di più, quindi. Lo scontro tra Pd e Ncd, in effetti, avviene sulle virgole e sarà caricato, al Senato, per ragioni elettorali. Poletti lo sa e si sta preparando all’ultima mediazione a Palazzo Madama, probabilmente sull’apprendistato.

di Sal.Can
Il Fatto Quotidiano 25.04.2014

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