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I calci, il numero e lo sdegno gratis

Scontri a RomaNon fa ridere, almeno non a me, la linea di difesa del poliziotto che sostiene di aver camminato sulla pancia di una ragazza a terra avendola scambiata per uno zaino.

Non fa ridere perché il problema non è né lui, quell’agente in borghese col casco, e neppure singolarmente i suoi colleghi che manganellano e sgancianocalci in faccia a gente inerme sul selciato.

Il problema è che se questi si comportano così, è perché gliel’hanno insegnato. O quanto meno perché non gli hanno insegnato il contrario. Insomma perché l’aria che si respira tra le forze dell’ordine, la subcultura di cui ci si nutre dentro quegli uffici pagati coi nostri soldi di contribuenti, è quella lì.

La stessa, del resto, che in questo Paese nega ancora di fatto troppe volte l’habeas corpus, sicché si entra in una questura in piedi e si esce cadaveri.

E allora puzza di ipocrisia, ma proprio da pazzi, il capo della polizia Alessandro Pansa che si difende dicendo «abbiamo un cretino». Si guardi le immagini e veda se è davvero uno solo, isolato ed esecrabile, il “cretino”: o se invece i suoi sottoposti non si siano comportati in troppi allo stesso modo, l’altro giorno e non solo, cioè al di fuori della legalità e della civiltà.

E puzza ancora più di ipocrisia la politica che c’è sopra, nella persona del numero due del Viminale Francesco Bubbico, piddino, che oggi a ‘Repubblica’ esprime «il massimo dell’indignazione per scene di questo genere», certo, poi però spiega che il numero di riconoscimento sulla divisa bah, «ci sono ragioni per sostenerne l’utilità e altrettante contro, comunque i mezzi per riconoscere in queste situazioni responsabili ci sono già e sono più che sufficienti», quindi ciccia, non se ne fa niente, continuiamo pure ad alimentare l’irresponsabilità, che tanto poi lo sdegno è gratis.

di Alessandro Gilioli
gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/

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