E il Comitato di Gesualdo scrive all’assessore Romano
Un rischio rappresenta una potenzialità. Quando riguarda la sicurezza della vita umana, la salute o l’equilibrio ecologico è sottoposto a norme che tutelano il diritto alla massima protezione per cittadini e territorio. In queste ore, le anticipazioni della rivista “Science”, circa l’investigazione scientifica compiuta da un gruppo di studio in Emilia sul possibile collegamento tra attività petrolifera e sismica, indicano che il rischio non può essere escluso. <<Nelle conclusioni della commissione c’è scritto che non si può escludere che le attività nel sito abbiano dato inizio al terremoto del 20 maggio, il cui epicentro era a circa 20 chilometri di distanza, si legge nella rivista. <<Secondo gli esperti le variazioni di stress e pressione all’interno della crosta terrestre, derivanti sia dalla rimozione del petrolio, sia dall’introduzione di fluidi necessari a provocare, da sole, un terremoto simile. Tuttavia è possibile che la faglia coinvolta nella sequenza sismica del 20 maggio fosse vicina al punto di rottura, e che le variazioni imposte dall’uomo alla crosta terrestre, seppur minime, siano state sufficienti a innescare il terremoto. Fenomeno che, a sua volta, potrebbe aver dato avvio alla scossa del 29 maggio>>.
Un rischio va commisurato al danno che può provocare. Nel caso delle trivellazioni in una zona altamente sismica lungo l’Appennino o nelle zone interne della Campania, sostenere che “non si possono escludere” conseguenze sull’attività sismica naturale delle trivellazioni, rappresenta un avvertimento vincolante. I Irpinia, a pochi chilometri da quel Sanno che nelle mappe del rischio è equiparato alla provincia di Avellino, quasi trentaquattro anni fa sono morte migliaia di persone, in conseguenza di una attività sismica non indotta dalla mano dell’uomo. Ma le ferite della terra, quelle che i tecnici chiamano faglie, sono ancora lì. Le faglie smogenetiche ci sono, anche se nessuno sa esattamente dove. La metafora è quella del campo minato, ricoperto da un prato omogeneo. Se il rischio non viene escluso dagli scienziati, non può esserlo da parte di una commissione a Napoli, salvo assumere un rischio in proprio, nel concludere che in nessun caso un terremoto può essere stimolato dalla mano dell’uomo. In Italia, un giudice monocratico ha condannato a sei anni di reclusione i componenti della commissione grandi rischi, in carica nel 2009, che avevano rassicurato gli aquilani circa l’improbabilità di una forte scossa sismica nella loro città.
C’è un precedente, che costituisce un altro rischio.
Proprio in questo il ‘Comitato no trivellazioni in Irpinia’ parlerà con l’assessore all’Ambiente Giovanni Romano, mentre il geologo Franco Ortolani chiede chiarezza sull’operato della Commissione emiliana nominata dal Dipartimento di Protezione Civile. Se un rischio non può essere escluso, il governo e il Ministero dovranno recepirlo in una legge, a garanzia di tutti.
di Christian Masiello
Ottopagine 13.04.2014