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Sistri, quel controllo sull’immondizia mai partito e già costato 50 milioni

SistriTra <<scatole cinesi>> e aziende fallite mai attuato il progetto di seguire via telematica i tir con i rifiuti.

Otto anni e più di 50 milioni non sono bastati per far decollare il Sistri, il sistema che doveva permettere di controllare attraverso il web il trasporto e lo sversamento dei rifiuti. In verità in Campania l’idea del monitoraggio telematico era anche più antica. Già nel Duemila il commissariato per l’emergenza rifiuti aveva stanziato 8 milioni di euro e varato un bando per un sistema informativo dal nome assai suggestivo <<Sirenetta>>. Era l’annuncio di un’illusione, di un miraggio. Nel 2001 la gara fu assegnata al raggruppamento temporaneo d’impresa formato da Enterprice Ericsson Spa e da Daelit srl e Cild Software studio srl. In questa sua prima applicazione quello che poi sarebbe diventato il Sistri doveva coinvolgere 1060 automezzi e 60 siti di stoccaggio. Quattro anni dopo la commissione di collaudo certificò l’installazione del sistema satellitare di controllo solo su 510 mezzi e su 18 siti. Nel 2007 una delle imprese del raggruppamento fallì e la società si sciolse.
Ma il progetto andò avanti, anzi fu rilanciato a livello nazionale, come racconta l’ordinanza che ha portato ai quattro arresti di ieri. Con la legge finanziaria del 2007 il ministro per l’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio ottenne lo stanziamento di altri 5 milioni per garantire la totale tracciabilità dei Rifiuti tossici1rifiuti. A quel punto le inchieste giudiziarie avevano già dimostrato che gli scarti partiti dalle imprese del Nord, ma anche da diverse aziende campane, spesso cambiavano direzione e invece di arrivare agli impianti di destinazione finivano sotterrati in quell’area che va da Napoli a Caserta e che è poi stata chiamata Terra di Fuochi. In questo modo imprenditori legati alla camorra smaltivano a prezzi stracciati rifiuti tossici permettendo un risparmio netto alle aziende e avvelenando la Campania. L’idea di seguire passo passo i camion della monnezza sembrava vincente: si rivelò un altro modo per sprecare denaro.
Nel 2007, infatti, in piena emergenza rifiuti, con le barricate in piazza contro l’apertura di nuove discariche, il direttore generale del ministero per l’Ambiente, Gianfranco Mascazzini chiese e ottenne di secretare la procedura. La progettazione prima e la realizzazione poi del progetto vennero affidate senza gara ala Selex Service Managment Spa, azienda del Gruppo Finmeccanica. Il 5 settembre del 2008 con un decreto del presidente del consiglio Silvio Berlusconi venne nuovamente attribuita la classificazione di <<segreto>> al progetto Sistri perché <<Incidente su questioni di interesse strategico nazionale e rilevante per la sicurezza interna dello Stato>>. Nel settembre del 2009 arrivava l’offerta della Selex che per far funzionare il sistema chiese 40 milioni in cinque anni. Si prevedeva la realizzazione di una <<black box>> dove sarebbero confluiti i dati rilevanti dalle <<pennette>> installate su tutti i mezzi di trasporto dei rifiuti speciali pericolosi.
In Campania, invece avrebbero dovuto essere monitorati anche i semplici rifiuti urbani. Sempre nel 2009 nella regione nasce sotto l’egida dell’allora sottosegretario Guido Bertolaso il <<Progetto Sitra>>. Questa volta si spendono <<solo>> 1 milione e 400mila euro. In via provvisoria la prima tranche dell’appalto viene affidato senza gara alla Vitrociset, società che aveva assorbito le stesse aziende dichiarate fallite nel 2007, ed è controllata all’1,6 per cento da Finmeccanica, attraverso la Selex sistemi integrati che si era aggiudicata il servizio a livello nazionale.
Il progetto viene presentato a Roma in pompa magna il 13 gennaio del 2010. Prevede un avvio graduale: entro 180 giorni doveva diventare operativo per i produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi e per le aziende più grandi. Entro 210 giorni, invece, dovevano essere coinvolti i produttori di rifiuti speciali non pericolosi. Ma nel giorno della prova generale, il cosiddetto click day risultano distribuite solo 5.600 black box a posto delle 200 mila previste. La produzione e la distribuzione delle scatole nere era intanto stata affidata dalla Selex a un’azienda esterna anche se il superappalto non era previsto dal contratto di affidamento della proroga. Intanto gli imprenditori del settore protestano: si decide una proroga, poi un’altra fino a che il 15 aprile del 2013 si arriva alla prima ondata di arresti. Nell’autunno successivo il ministro Andrea Orlando conferma i contratti già in essere per il Sistri che non c’è.

di Daniela De Crescenzo
Il Mattino 25.03.2014

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