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La siringa torna a uccidere i ragazzi dello Stivale

Crisi e eroinaNell’ultimo mese 14 decessi. La crisi economica ha rilanciato uno stupefacente meno caro. 

Quattordici morti di overdose nel giro di pochi giorni: quattro a Roma, tre a Torino, uno in Sardegna, due in Emilia, quattro nelle Marche. Corpi emaciati ritrovati con la siringa ancora nel braccio, uccisi da una partita di eroina tagliata male. Poi è stata la volta dei maxi sequestri: martedì ad Ancona cinque chili di “roba” a bordo di una motonave proveniente dalla Grecia che un cittadino bulgaro stava tentando di introdurre in Italia. Mercoledì a Pescara quattro chili e mezzo in casa di una donna rom. Ieri a Palermo, un chilo e mezzo nel bagagliaio di un’auto. Sembrano storie retrò, di quelle raccontate al telegiornale su una vecchia tivù a tubo catodico. Invece sono di questi giorni. Anzi, di tutti i giorni. Ogni tanto qualcuno se ne accorge, le mette in fila e lancia un allarme, sempre lo stesso: è tornata l’eroina. “Non è vero, l’eroina non se n’è mai andata – spiega Raffaele Lovaste, direttore dei Servizi tossicodipendenti del Trentino –. La gente però non se ne accorge perché la tossicodipendenza è diventata un fatto privato”. Non è così per le forze dell’ordine: il loro lavoro è accorgersene. L’anno scorso a Roma la polizia ha sequestrato il 10 per cento di eroina in più rispetto al 2012. Nella Capitale sono anche tornate, quelle sì, le vecchie piazze di spaccio a cielo aperto: San Basilio, Tuscolano, stazione Termini, Centocelle.
“GLI SPACCIATORI DI EROINA li riconosci perché, a differenza degli altri, sono quasi tutti italiani. Tossicodipendenti che campano vendendo qualche dose”, spiega un inquirente. E magari con qualche reato: rapine nei negozi, furti di pneumatici, scippi. L’Osservatorio sulle dipendenze tempo fa aveva lanciato l’allarme: con la crisi i consumi si impenneranno. La previsione era ragionevole: un buco costa poco, bastano dieci euro. Tutt’altri prezzi rispetto alla cocaina. Un boom vero e proprio non c’è stato ma – secondo l’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa – nell’ultimo decennio i consumatori tra i 15 e i 34 anni sono aumentati di circa il 20 per cento. I due terzi hanno usato almeno altre tre sostanze illecite nel corso dell’ultimo mese: di solito cocaina, metanfetamine e cannabis. È questo il tratto distintivo dei nuovi consumatori: “Non sono tossicodipendenti nel senso classico. Magari prendono l’eroina una volta alla settimana per farsi passare il down delle altre droghe”, spiega la ricercatrice Sabrina Molinaro. “Siamo abituati a un mondo in cui c’era una forte distinzione tra le sostanze: il cocainomane che si godeva la vita, l’eroinomane come sinonimo di marginalizzazione e controcultura. Nelle nuove generazioni non è più così: si prende di tutto, senza fidelizzarsi a nessun prodotto. Almeno all’inizio”, spiega Riccardo Gatti, direttore del dipartimento dipendenze dell’Asl di Milano. Anche il mercato interno ai consumatori di eroina si sta differenziando: brown per i vecchi tossicodipendenti e gli studenti, bianca per i clienti con più capacità di spesa. In Italia gli eroinomani sono circa 160 mila “ma – avverte Molinaro – sono dati sottostimati perché si basano su auto-dichiarazioni”. Quello che preoccupa di più è che tra i giovanissimi i consumatori sono in crescita: sono 36 mila gli studenti delle superiori che l’hanno usata almeno una volta e 23 mila negli ultimi 30 giorni. Il processo di dipendenza è più lento rispetto al passato perché la campagna contro l’Aids di fine anni 80 ha funzionato: i nuovi tossici l’eroina la fumano o, eventualmente, la sniffano. Non si bucano più. E la dipendenza arriva un po’ più tardi. Ma arriva. “Una mattina al Sert di Trento sono rimasta sconcertata – racconta Molinaro –. C’era una coda di ragazzini e ragazzine alla moda. Ho chiesto a un operatore cosa facessero lì. Mi hanno spiegato che a causa dei sequestri le piazze della città erano rimaste ‘a secco’. Erano al Sert, prima della scuola, a cercare una dose di metadone. La settimana dopo, con l’arrivo di un nuovo carico, avrebbero smesso di frequentarlo”. Almeno per un po’.

Al. Sch.
Il Fatto Quotidiano 22.02.2014

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