Come hanno creato i collegi? A cazzo. Hanno semplicemente preso quelli di 25 anni fa e li hanno buttati a caso su un foglio…”. Riccardo Nuti, M5S, fa capire così quanto sia cominciato male il confronto di ieri sulla legge elettorale in commissione alla Camera. Perchè restano le divisioni nel Pd sulle liste bloccate, l’emissario renziano Maria Elena Boschi è stata respinta da Denis Verdini sul fronte delle preferenze e Susanna Camusso ha mandato a dire al segretario del Nazaremo che alla Cgil l’Italicum non piace neanche un po’ perché non “garantisce la rappresentanza”. Renzi ha risposto con la solita litania: “È l’ultimo treno: se non passa, la legislatura finisce”. E aggiunto: “Meglio evitare, ma si può votare anche nel semestre europeo”. Nel frattempo Berlusconi lo esaltava: “Meno male che c’è Renzi, finalmente un interlocutore valido nel Pd”.
ECCO, in questo clima turbolento, ieri il testo base della legge è stato comunque adottato dalla commissione Affari costituzionali della Camera, con la contrarietà di M5S e Lega. E ci sono volute 4 ore di discussione per dirimere il primo scontro (Pd-Fi) sulla definizione dei collegi plurinominali. Questo perché, nonostante le rassicurazioni ottenute da Verdini sul no al ritorno delle preferenze (il ministro Franceschini le ha chiamate addirittura “un errore”), Forza Italia non ha affatto rinunciato a inserire tabelle con i collegi già disegnati nel testo base. Un tema delicatissimo, perché definire ampiezza e composizione dei territori di elezione influenza i risultati. Inevitabile, quindi, lo scoppio di una bagarre per il tentativo degli uomini del Cavaliere di forzare la mano sul tema, riprendendo i collegi del ’93 del Mattarellum, con l’unico scopo di velocizzare l’applicabilità della legge elettorale in caso di voto anticipato. “Sui tempi non vogliamo rischiare rinvii”, ha ammesso il presidente Francesco Paolo Sisto, che da relatore ha mantenuto il pugno fermo nonostante le richieste di quasi tutti i gruppi di introdurre già nel testo base la previsione di una delega al governo. Forza Italia, dicono, non si fida del governo che potrebbe allungare i tempi della preparazione dei collegi per allungarsi la vita. Ma allora perché siglare un accordo globale con Renzi anche su riforma del Senato e titolo V? Comunque, alla fine la Boschi ha ottenuto da Brunetta una timida apertura sulla delega al governo anche se il Pd presenterà un emendamento in tal senso così come ne verrà presentato un altro “abrogativo” delle tabelle dei collegi presentati nella bozza dai berluscones. Sulle quali Roberto Calderoli ha detto salacemente la sua: “Sarebbe utile sottoporre l’estensore della tabella a un test etilico e antidroga, sembrano scritti sotto effetto di sostanze stupefacenti”. Insomma, la battaglia è appena cominciata e già gli uomini del Cavaliere giocano di forzature e di colpi bassi, pur di rubare terreno all’avversario, nonostante l’accordo. Tantoche, a proposito di Lega, è tornata a circolare anche l’ipotesi di un emendamento, sempre dei berlusconiani, per salvare il Carroccio dall’estinzione parlamentare certa attraverso il meccanismo del “miglior perdente”, cosa che il Pd non ha alcuna intenzione di accettare. Ma quelli davvero attesi sono gli emendamenti del Pd. Il gruppo si riunirà domenica per tentare di trovare una linea condivisa. Gli obiettivi sono: aumentare il premio di maggioranza del 35% per evitare rischi di incostituzionalità, superare le liste bloccate, se non con le preferenze magari con i collegi uninominali o le primarie per legge e poi rivedere gli sbarramenti del 5 e dell’8%. Ma le modifiche andranno concordate con Ncd e Fi e saranno necessari altri compromessi.
Il Fatto Quotidiano 25.01.2014