AD ALESSANO, PROVINCIA DI LECCE, IN UN POMERIGGIO ARRIVANO IN OTTANTA. A GALLIPOLI IL CONGRESSO VIENE SOSPESO PER 4 GIORNI.
QUALCHE chilometro più in là, a Gallipoli, la porta del circolo di via Andronico, tre metri per tre, è chiusa. “Non ci sono i soldi per pagare l’affitto e abbiamo disdetto il contratto”, dice Pina Cassino, segretaria fino a dieci giorni fa, poi commissariata mentre era in convalescenza. “La tensione del precongresso – sospira – mi ha fatto schizzare la pressione a 190, tanto da spedirmi in ospedale. In un’ora e mezzo, sabato 26 ottobre, ho visto arrivare cinquanta persone, tutte insieme. Tutti nuovi iscritti. Io, che in due mesi ero riuscita a portare a casa non più di 137 tesseramenti, non ci ho capito più nulla”. Sospesa tutta l’attività del Pd gallipolino per quattro giorni. “Emerge il ricorso ad una pratica di vero e proprio reclutamento di iscritti”, ha denunciato, in una lettera inviata a Roma, Alberto Maritati, a capo dei garanti leccesi. Il congresso si è tenuto lunedì: 263 tesserati, a fronte dei 135 dello scorso anno, e una sezione che non c’è.SONO gli ossi di seppia che restano in un Salento in cui il congresso provinciale del Pd sta seminando più rancori che consensi. Ci sono le anomalie dei dati, alcune macroscopiche. Voli pindarici da 331 a 838 iscrizioni a Lecce, da 27 a 143 a Corsano, da 96 a 375 a Galatina, da 113 a 711 a Nardò. A macinare consensi è Salvatore Piconese, sostenuto dalla cordata Ernesto Abaterusso, Federico Massa (storici dalemiani di ferro), Loredana Capone, assessore regionale allo Sviluppo Economico. Ad arrancare è soprattutto Alfonso Rampino, supportato dai deputati Salvatore Capone e Teresa Bellanova, il primo a puntare l’indice contro le presunte alchimie congressuali. In mezzo, altri due candidati, tra cui un renziano. Gli altri tre indossano tutti la casacca cuperliana. Succede anche questo in un partito che a Lecce significa soprattutto Massimo D’Alema e che ha legato le sue fortune e le sue sfortune a quelle di Sandro Frisullo, l’ex vice di Vendola finito in manette per escort ed appalti. Il congresso s’è trasformato in una resa dei conti al vetriolo. Tranne alcuni casi isolati, le cifre raccontano di un Pd svuotato. Che però ha mandato anche un “osservatore” da Roma, Roberto Morassut. “Non sono mai arrivate 15mila tessere da distribuire, come s’è detto – chiosa Loredana Legrottaglie, a capo della commissione regionale di garanzia – Roma ne ha inviate 12.500, sulla base del dato del 2009, perché, dopo non è mai stata redatta un’anagrafe degli iscritti. Adesso, io vedo una provincia commissariata, con circoli chiusi e invelenita da uno scontro che ha amplificato un fenomeno inesistente. Lo dice la matematica: chiudiamo questo congresso non con i numeri paventati, ma con soli 6.850 tesserati. 2000 in più rispetto al 2012, ma la metà in confronto a 4 anni fa”.
Il Fatto Quotidiano 07.11.2013