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L’altra Pompei, un tesoro archeologico sepolto dal centro commerciale

Centro commercialeNel cantiere vengono scoperti i resti dell’area industriale della città romana. Ma nessuno ferma i lavori. E ora i reperti sono stati inglobati da fastfood e supermarket. Gli archeologi: «Uno scandalo».

Il tetto dell’officina romana è spuntato intatto dal terreno, dove era rimasto sepolto per quasi duemila anni. Una scoperta miracolosa, che può accadere soltanto a Pompei. Lo scavo è a soli 500 metri dalla celebre via Consolare, la strada dei sepolcri del sito archeologico più famoso del mondo. Ma è inutile cercare di visitarlo: è stato inglobato da un gigantesco centro commerciale. Tutto legale, con una decisione che sconvolge molti degli studiosi più autorevoli.Quello e altri ritrovamenti affiorati durante il cantiere dello shopping center hanno fatto ipotizzare la scoperta delle prime tracce dell’altra Pompei romana, ossia il quartiere industriale che aveva reso ricca la città distrutta dal Vesuvio. Per gli archeologi si trattava di «ritrovamenti eccezionali e unici»: dai lapilli sono venuti alla luce una fornace perfettamente intatta, dal tetto in giù; la strada che univa Pompei al mare e un grande monumento funebre. Ma i lavori dell’ipermercato non sono stati fermati. E adesso i resti antichi sono stati inglobati nell’ipermercato, sepolti per sempre sotto 8mila metri di supermarket, fast food e negozi, senza possibilità concrete di fare nuovi studi.Le scoperte sono avvenute durante i saggi per la realizzazione di un centro commerciale nel Pompei1Comune di Torre Annunziata, sul confine con quello di Pompei e a un chilometro dalle vestigia della città antica. Dal 2009 a oggi i cinque sovrintendenti che si sono susseguiti hanno autorizzato di volta in volta le varianti per il completamento del nuovo complesso. Non ha avuto seguito nemmeno l’interdittiva antimafia della prefettura di Napoli, guidata all’epoca dall’attuale capo della polizia Pansa, che ha denunciato i rapporti con ambienti camorristi della società che controlla lo shopping center.
«Dell’esistenza del quartiere industriale proprio lì dove sono state trovate la fornace, la strada verso il mare e altri reperti, parlano vari documenti», spiega Margherita Tuccinardi, archeologa che ha potuto documentare tutto visitando il cantiere. «Si tratta di scoperte eccezionali, chiaramente riferibili al quartiere suburbano di Pompei. L’area andava bloccata all’istante, non si comprende perché non sia stato fatto e perché chi ha lavorato allo scavo e ha segnalato non sia stato ascoltato. Ed è scandaloso come le ruspe del centro commerciale siano andate avanti con tanto di autorizzazioni e nel silenzio degli enti responsabili, dalla sovrintendenza al ministero».
L’archeologo Salvatore Ciro Nappo (sua una delle guide più consultate al mondo sull’antica città) continua: «Che l’area fosse di enorme importanza archeologica è da sempre risaputo. Aver sottratto una scoperta del genere agli studiosi e al grande pubblico è un danno molto grave».Che cosa avrebbe restituito lo scavo completo dell’area? «Una svolta storica: portare alla luce questo insediamento fuori le mura avrebbe contribuito non solo a rivelare lo sconosciuto mondo industriale dell’antica Roma ma anche a una migliore conoscenza complessiva di Pompei. Avrebbe permesso di avere una visione chiara del limite fra il quartiere artigiano e l’asse di prosecuzione della necropoli, più in generale di far luce sull’aspetto che doveva avere un quartiere a vocazione industriale».

di Ferruccio Fabrizio
http://espresso.repubblica.it

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