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Contratto di fiume, convocati i sindaci

Fiume_CaloreSul tavolo un progetto per Picentini e sistema fluviale. Un patto ecologico sul modello lombardo per il Calore.

Ci saranno i Comuni fluviali dell’Irpinia e del Sannio il 12 gennaio nel Castello di Taurasi, dove di inizierà a discutere del Contratto di Fiume del Calore. I promotori dell’iniziativa, che puntano ad utilizzare lo strumento della programmazione negoziata per risanare il fiume con un disegno strategico di sviluppo ambientale, hanno preparato una prima lista di sindaci. Altri inviti saranno recapitati ad altri amministratori locali nei prossimi giorni. Per ora i comuni interessati nella provincia di Avellino sono: Montella, Bagnoli Irpino, Cassano Irpino, Montemarano, Nusco, Castelfranci, Castelvetere Sul Calore, San Mango sul Calore, Paternopoli, Luogosano, Lapio, Taurasi, Montemiletto, Torre le Nocelle, Mirabella Eclano, Venticano. Per la provincia di Benevento: Paduli, Apice, Benevento, Castelpoto, Torrecuso, Ponte, Casalduni, Paupisi, Solopaca, San Lorenzo Maggiore, Guardia Sanframondi, Amorosi e Melizzano. <<Gli amministratori sono quindi invitati a fornire quanto prima un loro cenno di adesione al Convegno organizzato dal Comitato, in collaborazione con Cea “Taurus”, che si terrà il 12 gennaio nel castello Marchionale di Taurasi, in occasione della manifestazione “Fiume Calore verso una visione con-divisa”. Il Comitato di Tutela del fiume Calore, del Centro di educazione Ambientale ‘Cea Taursu’ e della rete Infea della Regione Campania, in collaborazione con l’associazione Wwf Sannio l’11 e il 12 gennaio a Taurasi hanno promosso <<due giornate di confronto e approfondimento tecnico-scientifico sulla salvaguardia delle risorse naturali>> per fare il punto sulle potenzialità dei Contratti, come strumenti di valorizzazione del bacino idrografico e nel contempo leva per lo sviluppo sociale, economico e occupazionale legato all’ambiente. L’opportunità di investire  nell’ambiente fluviale à reso possibile dall’adesione della giunta regionale campana alla Carta nazionale dei Contratti di fiume, ratificata nello scorso mesi di ottobre.

di Christian Masiello
Ottopagine 07.01.2014

L’università impegnata sulla Piana

Piana del DragoneL’iniziativa del Comitato di Tutela del Calore e del Wwf del Sannio, tra le altre, potrebbe trovare una sponda valide anche in altri progetti attivati a tutela e salvaguardia del patrimonio idrico della provincia di Avellino. Un caso riguarda l’intesa tra le università di Napoli e Salerno, affidata ad una fondazione tecnico-scientifica, che pone la Piana del Dragone, cuore idrico che alimenta i due sistemi sorgentizi di Serino e Cassano, al centro della ricerca finalizzata a ridurre l’inquinamento delle falde e dei fiumi in provincia di Avellino. La ‘Fondazione Tecnico-scientifica Piana del Dragone’ si propone <<una messa a punto dello stato delle conoscenze ambientali di riferimento dell’area, una review scientifica sul bacino e sul comprensorio, relativa a tutti gli aspetti ambientali e antropici, il recupero di tutti gli studi e le pubblicazioni significative disponibili, la pianificazione di interventi alfine di ridurre il carico inquinante delle falde idriche che alimentano le sorgenti di Cassano Irpino e Serino, proveniente dalle acque reflue e delle attività agricole>>. Siglata dal Comune di Volturara nella primavera del 2012, l’intesa punta a raccogliere, ordinare e capitalizzare le conoscenze scientifiche per mettere al sicuro quella cassaforte idrica del Sud che alimenta Bari e Napoli. <<Dopo anni di indagini e osservazioni, la conca, una delle più ampie aree a deflusso endoreico esistenti nell’Appennino carbonatico meridionale, sarà al centro di un progetto a più ampio raggio, sostenuto da una cordata di specialisti del settore>>, spiegò un anno e mezzo il sindaco di Volturara Irpina e dalle Università Federico II di Napoli e di Salerno. Tra il massiccio del Tuoro e del Terminio, il bacino idrogeologico della Piana, tra i maggiori del Sud, alimenta falde e sorgenti di Serino e di Cassano fino a Caposele e Calabritto attraverso i flussi sotterranei, trasferendo di fatto all’Acquedotto Pugliese e all’ex Arin, quindi alla capitale partenopea, ingenti quantità di acqua, che costituiscono una parte decisiva del fabbisogno metropolitano di Napoli e regionale della Puglia

Redazione
Ottopagine

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