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Agricoltura-Puglia, ulivi uccisi da batterio killer: il Salento rischia il deserto, l’Italia il contagio

UlivetoIn provincia di Lecce 8mila ettari sono stati colpiti da “Xylella fastidiosa”. Centinaia di migliaia le piante da abbattere. Pericolo epidemia per tutta la penisola e anche per l’Europa, ma per tamponare l’emergenza le risorse sono nulle.

“Non abbiamo mai visto niente di simile in tutta la storia dell’agricoltura italiana”. Muoiono gli ulivi del Salento e quella di Antonio Guario, a capo dell’Osservatorio fitosanitario regionale, è una sentenza senza appello. Un’intera fetta dell’arco ionico-leccese vedrà cancellata quasi completamente la sua pianta simbolo: gli alberi malati vanno sradicati. Sono infetti. E il contagio nel resto dell’Italia e dell’Europa è un rischio troppo alto, tanto da richiedere l’adozione di durissime misure concordate tra Regione e ministero dell’Agricoltura.

Forse sottovalutato agli inizi, nella scorsa primavera il rebus degli ulivi ha cominciato a preoccupare davvero. Migliaia di alberi hanno cominciato, d’un tratto, a seccare. La sintomatologia, ovunque, la stessa: ingiallimento di estese chiome, imbrunimenti interni del legno, foglie accartocciate come fossero sigarette. Si è pensato dapprima ad un fungo, il Phaeoacremonium, riscontrato in tutti i campioni studiati dai ricercatori. Poi, l’ultima diagnosi, una batosta. A causare il “complesso del disseccamento rapido dell’olivo” è “Xylella fastidiosa”, un batterio finora mai riscontrato in Europa e mai su questa specie vegetale. Di più. E’di tipo patogeno, inserito nell’elenco A1 della Eppo, l’Organizzazione intergovernativa responsabile della cooperazione europea per la salute delle piante. Tradotto, significa che rientra nella lista nera dei batteri da quarantena, necessariamente da isolare, a causa della sua portata infettiva.Non si sa come e quando questo micidiale parassita sia comparso in Puglia. Di certo, come porta d’ingresso nel Vecchio Continente ha scelto Gallipoli. Da lì, si è propagato a macchia d’olio, veicolato da insetti della famiglia dei Cicadellidi. “Sono state queste piccole cicale – spiega Guario – a pungere i vasi xilematici, assorbire la linfa e ritrasmettere il batterio su altri fusti”. In quelli colpiti, le vene strozzate hanno fatto collassare il sistema, con una reazione a catena che ha già travolto tutta la parte sud occidentale del Tacco d’Italia.

Xylella fastidiosa ha dimostrato di saper correre veloce. Anche troppo. E ha trovato terreno fertile Olivenello stato di abbandono di molte campagne. “Dobbiamo bloccare la sua presenza, altrimenti è una tragedia. Tutto il mondo agricolo nazionale si aspetta risposte precise da noi. Quelli che abbiamo stabilito sono obblighi complessi, ce ne rendiamo conto. Ma non abbiamo altra strada”. Guario lo ha scandito bene anche di fronte agli agricoltori che ha incontrato lunedì mattina a Lecce: l’olio quest’anno è salvo, ma è un obbligo, appunto, estirpare le piante infette in quella che è stata individuata quale “zona focolaio”, ampia un qualcosa come 8mila ettari. Un’area immensa.

“Non si conosce ancora di preciso il numero degli ulivi da abbattere. Attendiamo il database dell’Agea per calcolarlo. Intanto, organizziamo i monitoraggi a tappeto. A metà mese, arriveranno anche due ricercatori dell’Università di Berkeley (Usa)”. A parlare è Angelo Delle Donne, al timone del Coordinamento degli ispettori fitosanitari dell’Ufficio provinciale agricoltura di Lecce. Nessuno può e vuole spingersi a ipotizzare la cifra del disastro ambientale ed economico. Un’idea, tuttavia, ce la si può fare: il Salento è terra che ospita una densità media di 80 ulivi ad ettaro. A rischio sradicamento, solo nell’areale già compromesso, sono, dunque, circa 600mila alberi. “Si sta valutando se espiantarli tutti”, ha confessato Guario. Su quelli stroncati a metà, si procederà, nel frattempo, con drastiche potature e con pesanti trattamenti fitosanitari sulle erbe infestanti intorno. Nessuna possibilità, invece, di interventi chimici diretti.

E’ un patrimonio inestimabile quello che sta andando in fumo. Nella speranza che il parassita non faccia altri scherzi e stermini altre coltivazioni. E’ la matassa che stanno provando a sbrogliare il Cnr e l’Università di Bari. Laddove Xylella fastidiosa è di casa, in California, ha fatto incetta di vitigni. Il ceppo presente in Puglia pare, comunque, di tipo ipovirulento, non in grado di massacrare viti e agrumi. Ha la forza di attaccare, però, anche oleandri, mandorli e soprattutto le querce, un altro degli alberi più diffusi nel Leccese. E’ per questo che ai vivai della zona è stato sospeso il passaporto di queste piante e imposto il divieto di commercializzarle. Una autentica mazzata, dopo quella delle palme colpite dal punteruolo rosso.

“Nessuno, né in Italia né in Europa, sta comprendendo la gravità della questione. Il ministro dell’Agricoltura, Nunzia De Girolamo, ci ha promesso un intervento, ma aspettiamo che lo concretizzi in atti e risorse. Non abbiamo tanto tempo”. L’assessore regionale all’Agricoltura,Fabrizio Nardoni, sa che almeno per tamponare l’emergenza servono “decine di milioni di euro” e che i quaranta esperti inviati da Roma per censire gli ulivi sono un minuscolo palliativo. In cassa ci sono solo pochi spiccioli. E l’intero Fondo di solidarietà nazionale, pari a 18 milioni di euro, non basterebbe a fronteggiare la sola urgenza. Senza contare che il deserto paesaggistico e ambientale che si sta prospettando è anche economico.

di Tiziana Colluto
Il Fatto Quotidiano 03.11.2013

 

<<Castagneti malati, indennizzi per i coltivatori>>

Anche Carlo Sibilia, deputato del M5S, sollecita l’intervento del ministro De Girolamo

CastagnetiIl folliage autunnale dei boschi quest’anno declina in una tonalità malinconica tra i castagneti ammalati, spogli e senza frutto. Il cinipide ha “divorato” quasi il 90% della produzione. <<Serve un indennizzo per chi opera in questo settore>>, scrive in una interrogazione parlamentare Carlo Sibilia, deputato del Movimento 5 Stelle.
I castanicoltori hanno perso gran parte del loro reddito, altrettanto le aziende della filiera delle castagne che, purtroppo, in molti casi non sono state in grado di conservare importanti commesse in Italia e all’estero, mercati conquistati faticosamente in decenni di lavoro e perduti rapidamente nel corso di un paio di stagioni. Dopo il grido d’allarme lanciato pubblicamente dal noto imprenditore Salvatore Malerba a nome di tutti i castanicoltori e dei titolari di aziende del settore nei territori della castagna pregiata IGP, ossia Montella, Bagnoli Irpino, Nusco, Cassano, Volturara e Montemarano, c’è stata una presa di coscienza dell’emergenza tra la classe politica. La settimana scora il deputato Giordano di Sel ha presentato un’interrogazione parlamentare sull’argomento. Ed ecco un’altra interrogazione, questa volta da parte del deputato Carlo Sibilia del Movimento 5 Stelle, sempre indirizzata al Ministero per le Politiche Agricole, alimentari e forestali. Carlo Sibilia Carlo Sibiliachiede al Ministro se <<intenda valutare l’opportunità di assumere iniziative per prevedere un intervento compensativo quale indennizzo per la drammatica situazione che sta vivendo da alcuni anni l’intera filiera produttiva>>. Ma il deputato di 5 Stelle, così come aveva già richiesto Giordano di Sel e come chiedono i castanicoltori, auspica una sperimentazione più efficace che consenta di combattere il cinipide con prodotti già utilizzati in agricoltura biologica. Ed infatti Carlo Sibilia scrive: <<In merito alla diffusione del cinipide calligeno che sta devastando i castagneti italiani, nonostante l’ormai nota strategia di contrasto messa in campo con l’utilizzo di un parassita antagonista, si chiede pertanto di avviare una riflessione sulla sperimentazione di nuove pratiche di lotta integrata e di utilizzo di prodotti già ammessi nel campo dell’agricoltura biologica. Il Movimento 5 Stelle a giugno ha presentato una proposta di legge per la salvaguardia e il ripristino dei castagneti, già assegnata in Commissione. <<Gli ultimi dati diffusi sulla coltivazione e commercializzazione delle castagne – commenta Sibilia – restituiscono un quadro allarmante rispetto al quale occorre assumere iniziative tese a sostenere gli operatori del settore che sono in difficoltà. La castanicoltura con i suoi marchi Igp rappresenta un’eccellenza del comparto agroalimentare che deve essere sostenuta ed incentivata. Chiediamo al Governo un impegno serio nella direzione di un sostegno alle aziende in crisi e di nuovi investimenti per la tutela dei castagni>>. C’è poi l’altra faccia della medaglia. Per fortuna. Nonostante la crisi della produzione, le sagre delle castagne e del tartufo della zona riscuotono sempre un grandissimo successo, sono diventati appuntamenti gastronomici d’autunno di incredibile attrazione, la cui fama va oltre i confini della Campania. Quest’anno a Bagnoli Irpino c’è stato un record di presenze, circa 200mila persone in 3 giorni. Ha fatto la sua bella figura anche Cassano Irpino con gli stand allestiti nel suo caratteristico borgo. L’augurio  è che farà altrettanto bene Montella, i presupposti ci sono tutti dall’8 al 10 novembre, si confida nella magnanimità del tempo che ha “benedetto” alla grande Bagnoli. A Montella per domenica 10 novembre è prevista la presenza del Ministro Nunzia De Girolamo e di Massimo Marelli rettore dell’Università Federico II di Napoli.

di Paola De Stasio
Il Mattino 03.11.2013

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