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I 5 STELLE NON SALGONO AL COLLE PRONTO IL “DOSSIER NAPOLITANO”

LE OPPOSIZIONI IN RIVOLTA CONTRO IL VERTICE DI GIOVEDÌ SULLA LEGGE ELETTORALE MA ALLA FINE SOLO IL MOVIMENTO RIFIUTA L’INCONTRO “RIPARATORE”.

Era cominciata come la rivolta delle opposizioni contro lo strappo del Quirinale sulla legge elettorale. Ma è finita come al solito: con un violentissimo scontro tra Beppe Grillo e Giorgio Napolitano. Sembravano tutti compatti: inaccettabile, giovedì, la convocazione dei rappresentanti della maggioranza al Colle; tardivo, ieri, l’invito rivolto alle altre forze politiche dal Presidente. A sera, però, gli unici a rifiutare l’incontro con il Capo dello Stato sono quelli del Movimento. Sel e Fratelli d’Italia salgono subito, la Lega ottiene un secondo appuntamento, in data da concordarsi. Il Psi di Riccardo Nencini alza la mano: ci siamo anche noi. Invece i Cinque Stelle smontano il tentativo di rattoppare la ferita istituzionale: “Ricordarsi solo il giorno dopo di ricevere i ‘plebei’ delle opposizioni – scrivono – è perlomeno fortemente irrituale”. Una decisione presa in fretta e furia, di prima mattina, senza consultare l’assemblea degli eletti: quando poco dopo le 10 il Quirinale convoca la delegazione M5S per le 16.30, la risposta è praticamente immediata: no. Tra i parlamentari, c’è chi non gradisce che una scelta così importante sia stata fatta senza un dibattito, una votazione. WhatsApp esplode: chi parla di “boomerang”, chi chiede spiegazioni, chi non sa nemmeno di cosa si stia parlando. Troppo tardi. La risposta è già pubblica, sul blog di Grillo. Raccontava ieri sera dal palco, in piazza a Pomigliano, la capogruppo Paola Taverna: “Ci hanno chiamato al telefono e ci hanno detto: ‘Il presidente Napolitano vi chiama’. Ci chiama? ‘Fateci una convocazione ufficiale per iscritto’, gli ho detto. E lei mi fa: ‘Ma come, è il presidente!’. E quindi? ‘Quando i cittadini chiamano le istituzioni che fanno, corrono? Beh ditegli che noi non veniamo e che glielo ha detto la portavoce dei cittadini’”.    SI SONO OFFESI. Riassume lo stato d’animo il capo della comunicazione al Senato, Claudio Messora: “Quando ero piccolo, ricordo bene che spesso gli adulti pranzavano sul tavolone, in sala da pranzo, e noi bambini avevamo il tavolinetto con le sedie piccine: così loro non si sentivano in colpa e potevano parlare di cose da grandi e noi discutere dei nostri affarucci. Che ne so: le biglie, l’ultima raccolta di figurine Panini, qual era il dinosauro più forte. Ieri il Quirinale ha fatto la stessa cosa”.  Più o meno, il sentimento è reciproco. Il Colle scrive una nota in cui spiega le ragioni della convocazione di maggioranza di giovedì (“Precedenza per il ruolo che hanno nella discussione in I Commissione del Senato”) e fa sapere ai Cinque Stelle di aver preso atto “con rammarico” della loro decisione: “Si ricorda – conclude la nota – che la Presidenza della Repubblica ha sempre, e anche di recente, accolto richieste di incontro da parte del Movimento 5 Stelle, benché spesso accompagnate da attacchi scorretti e perfino ingiuriosi al Capo dello Stato”.Il clima non è destinato a distendersi. Dalle piazze del Trentino, Grillo ha lanciato la proposta di impeachment per il presidente. E non si tratta di una sparata da campagna elettorale. La procedura è già stata avviata: un dossier che ripercorre tutti gli eventi, dal primo giorno della rielezione di Napolitano ad oggi. Si dimostra, secondo i Cinque Stelle, che il Capo dello Stato ha “instaurato una Repubblica presidenziale non prevista dalla Costituzione”, “si comporta da capo del governo” e “ignora una parte politica del Paese”. La richiesta per la messa in stato d’accusa verrà depositata probabilmente già la prossima settimana.
di Paola Zanca
Il Fatto Quotidiano 26.10.2013

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