L’ECATOMBE DEI DISPERATI PIOMBA SULLA FICTION DA LARGHE INTESE: E LA SPIAZZA
Roma è troppo lontana adesso da Lampedusa. Lo scandalo umano, i corpi mangiati dal mare, un mare divenuto monstrum, i figli lasciati annegare a decine e il dolore di chi li ha pescati, il pianto del sindaco dell’isola di sventura, hanno condotto la politica dal ridicolo di ieri alla realtà dolorosa e epica della morte degli ultimi, degli afflitti e dei diseredati. I protagonisti di quella che s’annuncia come la guerra dei Soprano dentro Forza Italia si sono trasformati in figurine mute, indistinte, inutili.
MAI CAMBIO di scena è stato più traumatico e teatrale, ieri così vicino alla sceneggiata e oggi così indiscutibile, tragico, finale. Del resto le lenzuola bianche adagiate su corpi inermi sono immagini che ogni settimana si ripropongono. Qualche giorno fa a Scicli, vicino Ragusa, altri dodici corpi erano stati ritrovati in spiaggia, allineati e imbarcati sui carri funebri. Roma era lontana e distratta. Quei dodici corpi erano ancora un numero compatibile con la vita di tutti i giorni e con l’ipocrisia che il Potere concede a chi non ha voce. Ieri è stato troppo, e tutto per un po’ si è fermato. I belligeranti alla corte del Caimano, il Caimano stesso, che ha preso in braccio Dudù e ha sconvocato la manifestazione ad personam per contestare il prevedibile esito della votazione odierna della Giunta per le elezioni sulla sua decadenza. Lutto nazionale. Bandiere abbrunate. Il Papa, l’unico che ha indicato nel pellegrinaggio a Lampedusa la prima scelta del suo Pontificato, urla: “Vergogna”. Dal Quirinale trapela l’orrore per la dimensione della tragedia e la vicinanza ai sopravvissuti . Oggi è il giorno del cordoglio. Spente le luci del Senato, il parapiglia si è come acquietato. La morte vera ha trascinato i vivi al silenzio. Le telecamere poste a via del Plebiscito sono rimaste spente, inutili, indesiderabili. Nessuno usciva più e nessuno entrava più. Un lungo corteo ministeriale, con in testa Angelino Alfano nella veste di responsabile dell’Interno, si è diretto verso Lampedusa. Lo raggiungeranno il ministro Kyenge, che ha la delega all’Integrazione, il presidente della Camera Boldrini. È probabile che anche Napolitano e il premier Letta facciano visita al cimitero in cui si sta trasformando l’isola, con l’ulteriore vergogna dei campi profughi disumani, zeppi oltre ogni immaginazione di disperati in attesa di proseguire il loro viaggio.
I PROTAGONISTI della politica che si è fatta spettacolo sono in fila a piangere. Ma saranno lacrime di coccodrillo perchè la dimensione della tragedia oggi così maestosa era una questione aperta, un problema da affrontare con determinazione e lucidità. È il sud del mondo che cerca asilo, sono le terre affamate e percorse da guerre tribali che espellono i suoi abitanti, li inducono a scommettere sulla morte, a privarsi di ogni bene pur di affrontare su una carretta questo mare monstrum e trovare una sponda, una mano, un aiuto per una vita appena più degna e più civile. Oggi Napolitano invita a rivedere la legge Bossi-Fini, una normativa che si fonda sulla teoria del respingimento, della negazione della realtà, del principio della disumanità. Grazie a questa legge molti migranti hanno trovato la morte. È infatti passibile di essere imputato del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina chi aiuta i disperati in mare, chi li accoglie sulle barche, chi li sfama e li disseta. E le carceri oggi riempite solo di affamati, di questo terzo mondo, sono il destino ultimo di chi infrange questa legge. Si dice amnistia ma si dimentica la causa del sovraffollamento. Solo oggi Napolitano concede che la revisione della normativa è inderogabile. Ma poteva il governo delle larghe intese pensare alla Bossi-Fini? Benchè larga non c’era intesa. E dunque niente. Ora che si piange davvero si pensa all’Europa, ora il governo promette di chiedere con fermezza che Bruxelles assolva ai suoi doveri di solidarietà e tuteli l’Italia e le dia una mano. Impegni solenni, richieste formali. Sempre che oggi, a dolore espresso e condoglianze offerte, la scena non cambi ancora e tutto di nuovo torni alla solita questione: la decadenza di Berlusconi.
di Antonello Caporale
Il Fatto Quotidiano 04.10.2013