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“Camera Spa, quasi mezzo milione solo per i vestiti”

parlamento2IL DEPUTATO GRILLINO FRACCARO DENUNCIA: “GLI ONOREVOLI SI SPARTISCONO BEN SEI MILIONI DI CONSULENZE OGNI ANNO”.

 La Camera dei deputati potrebbe essere paragonata ad una società per azioni, dove i soci si spartiscono gli utili attraverso benefit, consulenze, appalti”. A parlare è Riccardo Frac-caro, eletto con i Cinque Stelle e membro del Cap, il Comitato per gli affari del personale. È lì, tra le pagine del bilancio che entro fine anno Montecitorio dovrà approvare, che ha trovato spese “intollerabili” e “muri di omertà”. Già, perché come è successo alla sua collega Laura Bottici (questore del Senato) anche molti degli approfondimenti richiesti da Fraccaro sono ancora senza risposta. “Stiamo analizzando le voci del bilancio – spiega – ma molte non sono specifiche né dettagliate”.
PER ESEMPIO non è ancora chiaro chi siano gli ex parlamentari che hanno usufruito (e perché) dei rimborsi di viaggio. Oppure perché non si trovino soluzioni (a cominciare dal voto elettronico) per ovviare allo spreco di 970 mila euro l’anno: sono spese per il facchinaggio, e quasi tutte se ne vanno per catalogare e archiviare i documenti delle votazioni . O ancora come siano gestiti i 6 milioni e 200 mila euro destinati alle consulenze e che in alcuni casi si trasformano in assunzioni camuffate: per esempio, Renata Cristina Mazzantini che dal 2004 riceve dalla Camera un compenso da 100 mila euro lordi l’anno per consulenze artistico-culturali. “È un sistema che porta inevitabilmente al clientelismo – dice Fraccaro – È stata la stessa Corte dei conti a chiarire che le consulenze non si possono reiterare”.
A qualcuna delle delucidazioni chieste da Frac-caro, per la verità, la Camera ha risposto. Ma i dati forniti non sono così rassicuranti per il deputato M5S: perché, denunce a parte, sarà dura – anzi impossibile – tagliare gli sprechi. Prendiamo gli affitti: più di 25 milioni di euro all’anno per gli immobili che ospitano uffici e segreterie. Sforbiciare, per ora, non si può: il contratto per palazzo Marini 2 scade nel 2016 e vale 8.458.060 euro annui , l’impegno per Marini 3 – che costa 6.497.321,37 milioni di euro l’anno – è fino al 2017, mentre per Marini 4 la scadenza è per il 2018 e fino a quella data pagheremo 8.218.567,36 milioni di euro l’anno. Tutti e tre i contratti sono senza possibilità di recesso. Ma per Fraccaro l’importante adesso è dire “basta omertà: denunciamo il passato, e da lì ricominciamo”. Ce l’ha in particolare con stipendi e privilegi dei dipendenti della Camera. “Molti ci odiano – racconta il deputato 5 Stelle – solo alcuni vengono a complimentarsi per la nostra battaglia sulla trasparenza”. Che poi, trasparenza, è una parola grossa: “Ho fatto richiesta per avere i curricula di tutti i dipendenti di Montecitorio e relativi stipendi. Mi hanno detto di no. Ma se io, come membro del Cap, dovrei decidere dell’organizzazione e della retribuzione dei dipendenti, come faccio a farlo se non so nemmeno quanto guadagnano? Io – insiste Fraccaro – non so quanto prende il segretario generale della Camera: non lo so e non lo posso sapere, posso solo intuirlo”.    IN COMPENSO, grazie ai chiarimenti che ha richiesto, ora sa con precisione quanto esce dalle casse del palazzo per l’abbigliamento di commessi e altri addetti. L’anno scorso 179.878 euro sono andati per le divise, 116.496 euro sono stati spesi per scarpe, collant e calze, 42.625 euro sono serviti per le camicie, 4.540 euro per altri accessori del vestiario di servizio e infine 665 euro per la fornitura di scarpe antinfortunistiche. In totale, 344 mila e 205 euro. Quest’anno, per stare sicuri, ne hanno messi a bilancio 100 mila in più.
di Paola Zanca
Il Fatto Quotidiano 27.09.2013

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