“Le recenti esternazioni di Napolitano meritano una considerazione più generale. Prima interviene a difesa di una miracolata entrata in Parlamento grazie all’alleanza di un partitello con il PD-L poi passato all’opposizione, e il giorno dopo a implicita difesa di un condannato in via definitiva che tuttavia è d’importanza vitale per la continuazione del governo di larghe intese da Napolitano stesso voluto. Nel primo caso si voleva ancora una volta attaccare il M5S e la rete. Ormai in questo Paese dove stampa e televisione rappresentano il pensiero unico c’è rimasta solo la rete a dare uno spazio di libertà ai cittadini ed ecco che allora non si perde occasione per attaccarla. Nel secondo caso le parole di Napolitano, a due giorni dal videomessaggio di Berlusconi, sono volens nolens un implicito endorsment in sua difesa, un monito contro la cosiddetta “magistratura politicizzata”, a cui il Presidente chiede “senso della misura e del limite”. Questi ultimi fatti ci consentono di riflettere su quanto è successo negli ultimi anni.
1. Con la nomina prima di Mario Monti e poi di Enrico Letta, Napolitano ha bloccato quel meccanismo – ormai impostosi con la fine della Prima Repubblica – di scioglimento sostanzialmente automatico (simul stabunt simul cadent) delle Camere in caso di crisi del Governo in carica e della coalizione politica maggioritaria in Parlamento. E’ vero che il Presidente della Repubblica ha sempre visto riconoscersi una certa discrezionalità nella gestione di crisi di difficile risoluzione, ma, con Napolitano, si è assistito alla formazione di due Governi imposti dal Capo dello Stato, due Governi di natura «presidenziale», anziché «parlamentare» (in cui, cioè, il voto di fiducia delle Camere ha funzionato comemera ratifica a posteriori di una decisione presa direttamente e sostanzialmente dal Presidente della Repubblica).
2. La rielezione di Napolitano alla Presidenza della Repubblica non è stata soltanto “atipica”, costituzionalmente non prevista (e, almeno secondo le intenzioni dei Padri Costituenti, implicitamente esclusa). È stata una consegna del potere di determinare l’indirizzo politico del Paese, da parte di PDL e PD-L, nelle mani del Capo dello Stato (“accetteremo ogni tua condizione, a patto che tu rimanga”). In questo senso, si potrebbe dire che il Governo Letta non è neppure più un «governo presidenziale» (ossia voluto dal Presidente): è il Governo diretto dal Presidente, ossia il Governo a capo del quale c’è, seppur per interposta persona, Napolitano.
3. Nel corso del suo mandato, Napolitano sta esercitando il suo potere di esternazione (con tale s’intendono tutte le dichiarazioni pubbliche diverse da quelle espressamente previste in Costituzione) rilasciando dichiarazioni non soltanto di natura politica, ma – fatto ben più grave e sconcertante – di espresso appoggio od ostilità nei confronti di determinati partiti politici legittimamente rappresentati in Parlamento. Basti ricordare la difesa del Ministro Alfano nel caso kazako, o gli attacchi apertamente diretti contro il M5S e ora le critiche alla magistratura. Napolitano si è servito del potere di esternazione come strumento di direzione politica, d’intervento negli equilibri politici, di attacco contro il M5S, prima forza d’opposizione all’interno del Parlamento e unica vera minoranza parlamentare, i cui diritti dovrebbe essere tutelati e garantiti proprio dal Capo dello Stato.
4. Con la nomina prima dei quattro senatori a vita e poi di Giuliano Amato a giudice della Corte Costituzionale, Napolitano ha dimostrato di servirsi anche dei poteri di nomina attribuitigli dalla Costituzione come se fossero strumenti di indirizzo e controllo politico. I quattro senatori, infatti, sono stati nominati con il solo scopo di assicurare una possibilità in più a un eventuale “Letta-bis”. Quanto ad Amato basta ricordare il suo passato di tesoriere di Craxi e il suo presente di pensionato d’oro.
A questo punto viene da chiedersi: è la magistratura che ha superato il senso della misura e del limite o è il Presidente della Repubblica che sta superando lentamente ogni limite?” Paolo Becchi
Ps: La Boldrini è nel bosco. Attenzione: la Boldrini è nel bosco.