“Quello che sta accadendo nei confronti del M5S negli ultimi giorni è davvero sorprendente. Dopo la farsa della sospensione dei portavoce 5 stelle dal Parlamento per aver protestato dai tetti di Montecitorio contro lo stupro della Costituzione, ecco l’ultima: attenti al voto segreto, perché il M5S si servirà di esso per salvare Berlusconi facendo ricadere la colpa sul pd (menoelle, ndr). È la grande “azione parallela” targata Giovanardi: “In Senato chiederemo il voto segreto e il Movimento 5 Stelle salverà Berlusconi poi daranno la colpa agli altri, come la Lega Nord e il Movimento sociale salvarono Craxi e poi urlarono contro la prima Repubblica“. Bisogna essere dei mentecatti che sguazzano da tempo nella melma per giungere a questo ragionamento, ma il M5S rilancia con un suo cavallo di battaglia: l’abolizione del voto segreto. Ed allora viene accusato di voler fare la sua prima legge ad personam. È il teorema Gasparri: “immaginare una modifica del regolamento contra personam è una bestialità che comunque non consentiremmo mai. Pertanto la discussione è inutile e vergognosa“. In realtà, il M5S ha rilanciato uno dei pilastri della sua politica: l’abolizione del voto segreto come garanzia di trasparenza e pubblicità del potere. È il principio che Immanuel Kant aveva formulato ed espresso così: “Tutte le azioni relative al diritto di altri uomini, la cui massima non è compatibile con la pubblicità, sono ingiuste“.
Nessuno vuole derogare al regolamento solo per il caso Berlusconi, ma il Movimento ha detto chiaramente che, se si vuole modificare il regolamento, lo si può fare. Dire che questa è una scusa perché comunque non c’è tempo per cambiarlo è falso. Il regolamento del Senato è modificabile con una delibera a maggioranza assoluta dei componenti dell’assemblea (art. 167 Regolamento del Senato). C’è, inoltre, da considerare l’argomentazione sostenuta da Valerio Onida, il quale ha osservato come le votazioni sulle cause di ineleggibilità non riguarderebbero la persona, ma la “regolare composizione dell’Assemblea“, con la conseguenza che, per esse, non sarebbe prescritto lo scrutinio segreto. Il costituzionalista Onida ha citato un precedente del 1993 riguardante le votazioni sulle richieste di autorizzazione a procedere in giudizio nei confronti dei parlamentari, le quali avrebbero dovuto svolgersi a scrutinio palese, in quanto da non considerarsi votazioni riguardanti “persone”. Onida sostiene che, per analogia, ciò dovrebbe valere anche per le votazioni riguardanti l’ineleggibilità. In realtà, si può trovare un precedente più recente ed ancor più pertinente, perché relativo proprio ad un’ipotesi di ineleggibilità. Il 6 giugno 2007, infatti, la Presidenza della Giunta per il Regolamento precisava – di fronte alla richiesta di annullamento dell’elezione dei deputati Bodega e Neri per motivi di ineleggibilità – che le votazioni sulle proposte della Giunta delle elezioni non riguardano la persona del deputato, ma l’esistenza o meno di una situazione giuridica che incide sulla regolarità dello status di deputato e sulla regolare composizione della Camera. Il comma 2 dell’articolo 2 del Regolamento della Giunta delle elezioni prevede che “le votazioni in materia di verifica dei poteri, ineleggibilità, incompatibilità e decadenza non costituiscono votazioni riguardanti persone ai sensi dell’articolo 49, comma 1, del Regolamento della Camera“. Trasmesso il parere alla Camera, il deputato Leone (Pdl) faceva presente l’opportunità che si modificasse il Regolamento per equiparare le votazioni sull’ineleggibilità a quelle sulla persona (guarda il caso: il Pdl, evidentemente, riteneva allora che fosse possibile modificare il regolamento, senza sostenere che ciò fosse solo una “perdita di tempo”). Visto che tale modifica non è mai stata approvata, non si dovrebbe concludere che il voto palese valga ancora oggi per tutte le questioni di ineleggibilità? La tesi di Onida, come si vede, non è una semplice “astrazione” giuridica, ma segue una linea interpretativa che è stata seguita, nel recente passato, da quello stesso Parlamento che oggi trova tutto questo ridicolo, impensabile, semplice provocazione del M5S.
Il fatto politico è un altro: le cose stanno andando alle lunghe perché il Pd (menoelle, ndr) non riuscirebbe a sopravvivere senza il Pdl. Sono un po’, romanticamente, come Don Camillo e l’onorevole Peppone: al loro tempo ci facevano ridere, ma oggi i loro eredi ci danno il disgusto, due morti che credono di vivere ancora solo perché sono abbracciati uno all’altro per impedire quel cambiamento di cui tutto il Paese avrebbe bisogno. Per dare un segnale forte, si dovrebbe cominciare, prendendo spunto da questa triste vicenda, proprio dall’abolizione del voto segreto, dall’imposizione del principio di trasparenza nel funzionamento delle istituzioni democratiche.” Paolo Becchi