LA SOGLIA DI ESENZIONE DALL’IMPOSTA SULLA PRIMA CASA COMPRENDE ANCHE LA RESIDENZA DEL CAPOGRUPPO DEL CHE PIÙ DI OGNI ALTRO SI È BATTUTO CONTRO LA TASSA
Alla fine Renato Brunetta ce l’ha fatta. Dopo una lunga battaglia per ottenere da Enrico Letta il rispetto di una promessa che il premier non aveva mai fatto, cioè l’esenzione totale di tutte le prime abitazioni dal pagamento dell’Imu, il risultato è stato raggiunto. Letta nel discorso di insediamento aveva parlato di “superare l’attuale sistema di tassazione della prima casa con una riforma complessiva che dia ossigeno alle famiglie, soprattutto quelle meno abbienti”. Il suo annuncio comunque non suggeriva un’esclusione dall’Imu dei ricchi possidenti. Brunetta e tutto il Pdl però continuavano a sostenere che Letta avrebbe tolto l’Imu sulla prima casa a tutti. Il decreto di mercoledì è quindi una doppia vittoria per Brunetta: da un lato ha dimostrato chi comanda davvero nell’alleanza Pd-Pdl e dall’altro ha ottenuto l’esenzione totale dall’imposta per la sua villa sull’Ardeatina, già minacciata da una discarica contro la quale il capogruppo Pdl si sta battendo come un leone.
COME MOLTI ALTRI ricchi possidenti, Brunetta non pagherà l’Imu sulla sua prima casa per il 2013: un risparmio netto di 2 mila e 750 euro con un corrispettivo ammanco nel bilancio dello Stato. A Michele Serra che contestava su Repubblica la scelta di escludere dalla tassazione tutte le abitazioni principali, comprese quelle dei ricchi, compresa quella del commentatore Serra stesso (che si è detto ben disposto a finanziare i servizi del suo Comune con quella tassa), Brunetta ha replicato: “L’Imu è tolta per la prima casa e resta per le case di lusso di solito abitate dai ricchi. L’Imu è un’imposta reale : si applica alle cose e non alle persone. Somiglia all’accisa sulla benzina. La pagano uguale i poveri e i ricchi”.
Non è così perché un povero non paga 10 mila euro di Imu su cinque case come è accaduto a Brunetta nel 2012. E proprio l’esenzione della sua villa sul-l’Ardeatina dimostra che Brunetta non dice tutta la verità quando scrive che l’Imu resta in vigore “per le case di lusso di solito abitate dai ricchi”. Le categorie catastali non fanno giustizia a meno di non volere considerare “da poveri” una casa, come quella di Brunetta, comprata nel 2011 per un milione e 70 mila euro, prima di una ristrutturazione importante. La villa sull’Ardeatina esentata dal decreto Imu del governo Letta si articola su due piani e vanta 5 bagni, 10 camere, due ripostigli, due cabine armadio, per complessivi 14 vani catastali e mezzo più una bella piscina nel verde circondata da un giardino di 1.300 metri quadrati. Dopo la ristrutturazione, nel gennaio 2012, al Catasto è stato iscritto un ampliamento degli spazi interni e una variazione di categoria. Oggi casa Brunetta è censita come categoria A7, classe 7, zona censuaria 6. Nonostante la piscina, probabilmente perché inferiore agli 80 metri quadrati, non è considerata abitazione di lusso.
VILLA BRUNETTA rientra per un soffio nell’esenzione sponsorizzata dal suo proprietario. Solo le ville inserite nella categoria immediatamente superiore, la A8, continueranno a pagare l’imposta mentre le ville iscritte in categoria A7, anche se ristrutturate di recente, nonostante cinque bagni, dieci camere e piscina, saranno esentate alla pari di un bilocale a Tor Bella Monaca.
Il ministro del Tesoro Fabrizio Saccomanni aveva presentato uno studio con nove soluzioni per riformare l’Imu. L’aumento della detrazione sull’abitazione principale fino a 600 euro e l’esenzione dell’imposta per i redditi sotto i 13 mila euro avrebbero prodotto uno scenario interessante: il 40 per cento dei proprietari non avrebbe pagato nulla e il 95 per cento avrebbe avuto sconti decrescenti all’aumentare del reddito. Il costo per le casse dello Stato sarebbe stato di soli 2 miliardi ma la proposta non è passata. Non tanto perché Brunetta faceva parte del cinque per cento escluso dagli sconti, ma perché parole come detrazione ed esenzione facevano venire in mente più le complicate istruzioni della dichiarazione dei redditi che un bello spot. E non c’è dubbio che Silvio Berlusconi sorrida all’idea di inondare l’Italia di cartelloni con una frase tipo: “Via l’Imu: l’avevamo promesso e, nonostante il Pd, l’abbiamo fatto”.
SE AL POSTO di Enrico Letta ci fosse stato un leader di sinistra, forse avrebbe raccolto la sfida dell’Imu. La battaglia comunicativa sarebbe stata dura ma per nulla persa in partenza. Cosa sarebbe successo se il centrosinistra avesse mostrato in tv le foto della villa con piscina di Brunetta e magari quelle delle altre quattro case dell’ex ministro sparse tra Ravello, Todi, Venezia e le Cinque terre? Forse sarebbe stato più difficile per il capogruppo del Pdl e per Berlusconi presentare l’abolizione dell’Imu senza distinzioni come un atto di equità sociale.
Il decreto Imu comunque deve essere convertito in legge e c’è sempre tempo per presentare un emendamento che impedisca a un contribuente come Brunetta, con redditi oscillanti tra i 310 mila e i 279 mila euro annui, di non pagare un euro di Imu su una villa di 14 vani con piscin
di Marco Lillo
Il Fatto Quotidiano 31.08.2013