È il conflitto d’interessi che si ritorce contro Silvio Berlusconi e le sue aziende, come un boomerang. L’ex premier condannato fa traballare il governo Letta. E la borsa reagisce punendo lui e le sue aziende. Mediaset (che viene da un lungo recupero) cala del 6,25%, Mediolanum del 3%. In un giorno solo, Silvio perde 110 milioni e Mediaset 266 milioni. Mentre lo spread vola a 250 punti. E Milano si guadagna il titolo di maglia nera d’Europa.
È bastato che il fantasma delle elezioni muovesse le tende di Arcore a scatenare la reazione dei mercati. Anche solo paventata o minacciata, la crisi rischia di costare troppo cara all’ex premier, oltre che al paese. Aggiungendo tormenti finanziari a quelli politici e giudiziari, che da settimane costringono Berlusconi nel bunker di Villa San Martino. Il messaggio è arrivato forte e chiaro oltre la cortina brianzola. E da Arcore, prontamente, Silvio risponde lanciando un nuovo editto. Stavolta per mettere a tacere i suoi. In nome della “coesione interna”.
Una consegna del “silenzio” rivolta soprattutto a chi ha alzato di più i toni. Falchi o pitonesse che siano. Silvio non fa nomi. Ma l’urlo di guerra, “facciamo cadere il governo”, che ha risuonato più forte in queste ore è quello di Daniela Santanchè. È lei che ha gridato più alto il volere del Cavaliere, “non possiamo più perdere tempo”, proprio mentre lui, insolitamente, sceglieva di tacere.
Quella che l’ex premier affida a una nota scritta, invece, è una volontà, mitigata dai primi contraccolpi finanziari della crisi paventata dai falchi. E recita: “In questa situazione di difficoltà per il nostro Paese e di confronto tra le forze politiche, il dibattito all’interno del Popolo delle Libertà, che nasce come chiaro segnale di democrazia, viene sempre più spesso alimentato , forzato e strumentalizzato dagli organi di stampa”. Più che la stampa, ovviamente, Silvio teme la borsa. Ed è a quella che lancia il segnale con il suo editto del silenzio. A cui, per ora, tutti sembrano attenersi. Persino la “pitonessa”, ospite su Rete 4 di Quinta colonna, il talk show condotto da Del Debbio, vira la sua vis polemica su Imu e provvedimenti economici, filosofeggiando sulla differenza tra “avere un governo” e “avere una azione di governo”. Salvo confessare che: “Trovo difficoltà a stare con il governo delle tasse e della manette”.
Per il resto, la giornata è tutto un “difendiamo il Cavaliere. Senza il leader saremo spazzati”. L’unico che tuona è il capogruppo del Pdl Renato Brunetta. Contro lo spread. Anzi contro “l’imbroglio dello spread”, usato già una volta “per far fuori un governo democraticamente eletto”. Quanto al premier, è Osvaldo Napoli a parlare per lui: “Prima di staccare la spina, conterà fino a un milione”.
di Mariagrazia Gerina
Il Fatto Quotidiano 27.08.2013