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Sorpresa di Ferragosto: oplà, l’azienda non c’è più

firemA MODENA LA FIREM MANDA I 40 DIPENDENTI IN FERIE E DI NOTTE CARICA I MACCHINARI SUI CAMION PER TRASFERIRE LA PRODUZIONE IN POLONIA.

Hanno aspettato che anche l’ultimo lavoratore uscisse dalla fabbrica e partisse per il ponte di Ferragosto. Poi hanno fatto caricare macchinari e merci su alcuni camion e li hanno spediti oltre confine. “Tanti saluti e arrivederci al 26”. Sì, ma in Polonia, dove l’azienda andrà a produrre. La storia arriva dalla provincia di Modena, da quell’Emilia rossa, terra di piccole e grandi imprese. Proprio come la Firem, fabbrica di Formigine specializzata nella produzione di resistenze elettriche, che nei giorni scorsi, approfittando delle vacanze estive, ha fatto smantellare il proprio stabilimento, per trasferire gli impianti in un angolo sperduto dell’Est europeo, dove la manodopera costa meno. Lì aprirà una nuova sede e chiuderà quella italiana, lasciando a casa quasi 40 persone.
Una decisione presa senza avvisare nessuno, né i dipendenti, né i sindacati, né l’amministrazione comunale. Che sarebbero rimasti all’oscuro della delocalizzazione fino al 26 agosto, se non fosse stato per un giro di telefonate. Perché un via vai notturno di camion, in una ditta chiusa per ferie, non passa inosservato, soprattutto in un comune da 34mila abitanti. Così la notte del 13 agosto, i rappresentanti della Fiom sono venuti a sapere quel che stava accadendo, e si sono precipitati allo stabilimento. Lì hanno trovato una fabbrica vuota.    “SIAMO ARRIVATI VERSO le 22 e siamo riusciti a bloccare l’ultimo camion in partenza, ma avevano già portato via il 90 per cento dei macchinari”, spiega Cesare Pizzolla, segretario della Fiom Cgil di Modena. “Quello dell’altra notte è stato l’unico contatto che abbiamo avuto, finora, con la proprietà. Ci hanno detto che il 26, al rientro dalle ferie, chi voleva poteva andare a lavorare nella nuova sede, in Polonia. Di aziende purtroppo ne abbiamo viste chiudere tante, ma in 22 anni una cosa del genere non l’avevo mai incontrata”. In poche ore, i lavoratori hanno organizzato un presidio permanente davanti ai cancelli, per impedire che anche l’ultimo mezzo se ne vada verso l’Europa dell’est. Stanno lì dal 14 agosto, giorno e notte, sabati e domeniche compresi. Hanno montato un gazebo per ripararsi dal sole, sistemato un tavolo per mangiare e un fornelletto per cucinare.“Abbiamo smesso di lavorare il 2 agosto e il 3, i proprietari hanno chiamato un’azienda esterna che, di notte, con i portoni chiusi, ha raccolto macchinari e merci per portarli fuori dall’Italia” racconta Simona Messori, 45 anni, da oltre 13 impiegata alla Firem e delegata Fiom. La voce le si spezza in gola al pensiero che, dopo una vita passata lì dentro, si ritrovi disoccupata, senza nemmeno essere stata avvisata dai datori di lavoro. Nemmeno una parola. “Sono sola e ho due figli. Un disastro. Sono tornata di corsa dalle vacanze e ora sto qui finché non avrò risposte. E se non arrivano, mi ripresenterò al lavoro il 26, anche con la fabbrica svuotata”.C’È CHI ERA AL MARE, e all’improvviso ha fatto i bagagli, per risalire di corsa l’Italia e presentarsi alle porte della Firem. “Una volta è arrivato in azienda un gruppo di quattro polacchi, e noi abbiamo dovuto insegnare loro il funzionamento dei macchinari” confessa Nunzia Maresca, lavoratrice della Firem . “In quel momento non avevamo capito il motivo di quelle visite, anche perché l’azienda non aveva mai fatto ricorso alla cassa integrazione. Ora purtroppo è tutto chiaro”. Al picchetto si è presentato anche l’assessore comunale, Mario Agati, che in questi giorni d’agosto sostituisce il sindaco, Franco Richeldi. Da due giorni Agati sta tentando di mettersi in contatto con i proprietari, la famiglia Pedroni, senza però ottenere alcun risultato. Tanto che è stato costretto a chiedere la convocazione di un vertice via posta. Incontro che si terrà tra martedì e mercoledì. “È una vicenda che ci ha colto di sorpresa, anche perché non avevamo avuto nessuna avvisaglia. Pur comprendendo il periodo molto difficile dal punto di vista economico, comportamenti come quelli dell’azienda Firem sono censurabili sia nei modi, sia nei tempi. Se c’è un problema si affronta, siamo abituati così. Si parla prima con i sindacati e con le istituzioni”.
di Giulia Zaccariello
Il Fatto Quotidiano 17.08.2013

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