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… ANCORA A PROPOSITO DELLA CONVENZIONE CON L’AQP

Avv. G. Palmieri           La Sorgente 86PALMIERI CONVEGNO MAGGIO2013

La campagna elettorale è alle spalle; la nuova (vecchia) amministrazione si è insediata; i festeggiamenti (sembrano) finiti; a bocce ferme, solitamente dovrebbe esserci maggiore disponibilità all’ascolto (e non dei soliti plaudentes – leggi: dispensatori di incenso ai potenti -o presunti tali- di turno), alla riflessione e a sagge scelte. Come ho avuto modo di sostenere, da ultimo, nell’ambito di un convegno molto partecipato, presente l’assessore regionale all’ambiente, Ing. Romano, la convenzione sottoscritta nel mese di luglio del 2012, tra balli, canti e matasse, va rinegoziata, va rivista. Perché tutt’altro che conveniente per il Comune di Caposele. E a mio avviso, nonostante pacta sunt servanda, ci sono margini per rimettere in discussione il contenuto di quell’accordo scellerato. Come mi sforzerò di spiegare con questo scritto anche a coloro che non erano presenti al convegno, perché impegnati in un altrettanto alto e qualificato simposio a Buoninventre. Prima, però, una premessa, a beneficio di quanti sono soliti pescare nel torbido. La convenzione che scadeva nel mese di maggio del 2012 (di validità settantennale, lo ricordo) andava necessariamente rinnovata. Nessuno ha mai sostenuto il contrario. E se a volte si è sostenuto la possibilità di non sottoscriverla, era semplice strategia (per i duri di comprendonio: se il locatore vuole alzare il prezzo dell’affitto, alla scadenza del contratto di locazione dirà al conduttore che non intende rinnovare il contratto perché vuole utilizzare personalmente l’immobile). Il rinnovo della convenzione, a distanza di settant’anni, andava gestito diversamente. Era un’occasione storica per mettere sul piatto della bilancia anni di frustrazione e vessazioni patite dall’AQP. Andavano coinvolte le migliori energie del Paese e consultati i maggiori esperti del settore. Ed invece, la decisione è stata assunta in solitudine, diversamente da quanto sbandierato in pubblico. Alcun avallo c’è stato da parte del prof. Scoca il quale si è limitato a stendere uno stringato parere ma non ha stilato, né ha assistito l’ente nella redazione dell’atto. Che, come si vedrà, è tutt’altro che immune da vizi e censure. 1) Partiamo dalle modalità di pagamento. A fronte della immediata cessione dell’uso dei 363 litri d’acqua al secondo, l’AQP si è impegnata a pagarne il prezzo entro il primo semestre dell’anno solare successivo. Ad eccezione del primo anno. Il che tradotto in soldoni, significa che l’acqua ceduta dal 1.1.2013 al 31.12.2013, ci sarà pagata entro il primo semestre del 2014 (ovvero entro il 30.06.2014). Una domanda all’attento lettore: vi sembra che un nostro contadino venderebbe mai i prodotti della terra facendosi pagare diciotto mesi dopo la consegna della merce? Non bisogna essere degli intelligentoni per capire che un siffatto accordo è troppo sbilanciato a favore della controparte. Ma la cosa che più allarma (per non dire altro) è che se il sottoscrittore dell’accordo del luglio 2012 avesse letto attentamente la convenzione del 1970 (a firma del sindaco Francesco Caprio) si sarebbe accorto che, all’epoca, si pretese e si ottenne il pagamento anticipato da parte dell’EAAP (così si chiamava allora l’ente). Si legge all’art. 4 della suddetta convenzione: “In dipendenza di quanto stabilito con gli art. 2 e 3 della presente convenzione, la rendita annua che l’E.A.A.P. dovrà versare al Comune di Caposele viene determinata nella misura forfetaria e transattiva di L. 12.000.000 (dodicimilioni) da corrispondere in semestralità anticipate a cominciare dal 1° gennaio 1968. Tale rendita sarà opportunamente maggiorata o ridotta in base ai prezzi di vendita dell’ acqua determinati di volta in volta dal C.I.P.” Avete letto bene. Il sindaco Caprio pretese che la rendita annua venisse pagata in via anticipata e non, come adesso, in via postecipata. Non va, poi, sottaciuto che la manutenzione della rete idrica (un colabrodo, come sanno quasi tutti) prima a carico dell’AQP, oggi è di spettanza del Comune. E anche questo brillante risultato va ascritto all’artefice della convenzione del 2012. 2) E veniamo al costo del servizio idrico integrato che il comune si è impegnato a corrispondere all’AQP. A norma dell’art. 2 dell’allegato 2 (convenzione tra il Comune di Caposele e l’AQP) il costo è dato “dalla tariffa vigente per tempo”. Insomma, paghiamo l’acqua (servizio idrico) come un cittadino di Santa Maria di Leuca o di Brindisi. E però, tutti sanno (rectius: non proprio tutti) che il costo del servizio non è dato tanto dal “prezzo” dell’acqua ma da tutto quanto necessario a realizzare, manutenere e controllare la rete che consente di “trasferire” l’acqua dalle sorgenti alle nostre case. A questo punto, è di lapalissiana evidenza che il costo per “trasportare” l’acqua dalle sorgenti della Sanità a Santa Maria di Leuca è grandemente superiore a quello che serve per portare l’acqua dalla Sanità ad una qualunque abitazione del nostro Comune. Ed allora perché paghiamo lo stesso prezzo? Misteri … della convenzione. 3) Impegno a cedere gratuitamente l’energia elettrica prodotta dalla centrale idroelettrica. E qui siamo alle comiche. Ma forse sarebbe meglio dire alla farsa. L’art. 2, comma 5 della convenzione annovera, tra gli impegni dell’AQP, quello di cedere gratuitamente l’energia elettrica che sarà prodotta dalla centrale idroelettrica prevista nel progetto Pavoncelli bis. Chi ha scritto la convenzione (i pugliesi) non ha omesso di indicare anche la delibera CIPE che l’aveva prevista. Certo com’era, che nessuno degli amministratori si fosse preso la briga di andarsela a leggere. Ebbene, la delibera in oggetto (ed espressamente indicata in convenzione) riportata in gazzetta, anno 148°, serie generale n. 104 del 7.5.2007, a pag. 28, impegna il CIPE a cedere gratuitamente per gli usi pubblici del Comune di Caposele la produzione della centrale idroelettrica. E allora, se l’energia ci è stata ceduta gratuitamente dal CIPE, l’AQP ci prende in giro quando scrive che è lei a darcela? Se gli amministratori avessero letto quello che hanno sottoscritto e gli atti richiamati (leggi: delibera CIPE), forse non si sarebbero fatti buggerare ancora una volta. 4) Periodi senza senso compiuto. La convenzione è stata sottoscritta alla presenza del segretario comunale che ne ha quindi conferito pubblica fede. Si tratta di un atto pubblico, perché redatto dinanzi a pubblico ufficiale. Un atto di grande importanza; e non solo dal punto di vista formale. Ebbene, la statuizione contenuta nella seconda facciata (pag. 2), ultima e penultima riga, non ha senso compiuto. Si legge: “- che le parti, a fronte della decisione assunta dal Comune di Caposele di non presentare autonoma istanza di concessione di derivazione delle acque dalla Sorgente del Sele;”. Manca la frase principale. E l’incidendale (ci insegnavano alle elementari i nostri maestri), da sola, è come un ramo senza tronco. E’ davvero sconfortante. E questo dimostra (ove ce ne fosse ancora bisogno) la leggerezza (per usare un eufemismo) con cui è stata trattata la materia. 5) Proposta alternativa di convenzione. La bozza di convenzione proposta da me e da altri amici e colleghi (e trasmessa agli amministratori) innanzitutto, andava ad integrare e modificare le precedenti convenzioni ma non le annullava; e poi aveva una durata limitata (31.12.1018). Dalla data di scadenza (31.12.2018) il Comune rientrava in possesso di tutti i diritti relativi ai 363 l/s, anche per poterli eventualmente rinegoziare. La cessione aveva ad oggetto solo 300 l/s e i restanti 63 litri al secondo venivano mantenuti per gli usi pubblici e privati dei caposelesi. Questo, per riaffermare il principio che mai i Caposelesi, direttamente o indirettamente, avrebbero acquistato la loro acqua da alcuno. A fronte della cessione d’uso di 300 l/s, l’AQP si impegnava a versare la somma di euro 1.800.000,00 annua. E per il solo 2012, l’AQP avrebbe riconosciuto al Comune, una ulteriore somma di euro 1.800.000,00 per essere liberata dal contenzioso con l’arch. Carluccio, per il progetto di piazza Sanità. La manutenzione delle reti idriche e fognarie restavano a carico dell’AQP, così come il piano di forestazione per la riproducibilità delle acque e la sistemazione di piazza Sanità. Di poi, l’AQP si impegnava (con la previsione di una penale in caso di inadempimento) alla valorizzazione della palazzina; alla ricaptazione delle sorgenti di S. Lucia, perché il Comune potesse addurre acqua su area di sua proprietà; all’apertura al pubblico del viale del cantiere; alla sistemazione a parco della zona Saure; alla sistemazione della chiesa della Sanità. 6) Mancanza del termine di validità dell’accordo. L’art. 1 della convenzione prevede che la stessa “decorrerà dalla data di rinnovo della convenzione di derivazione di cui all’istanza del 23.2.2011 … ed avrà la durata della concessione medesima e, comunque, fino a quando AQP resta titolare della concessione a derivare e gestore del SII dell’ambito territoriale ottimale Puglia”. Ora, si dà il caso che la Regione Campania non ha ancora rinnovato la concessione. Quid juris? Come vedete, sono diverse le criticità dell’atto che potrebbero legittimare una richiesta di rinegoziazione dell’accordo e riconsiderare alcune condizioni troppo favorevoli all’AQP e troppo poco al nostro disastrato Paese. Pertanto, vanno da subito messe in campo tutte le necessarie iniziative per migliorare le pattuizioni del 2012. E questo, ovviamente, se si tiene, per davvero, alle sorti di questa comunità e non ad altro!

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