Dopo tre mesi di sciopero della fame, l’imprenditore edile interrompe l’estrema protesta: «La mia salute è compromessa».
Emilio Missuto, 39 anni, è un imprenditore edile di Gela. La sua azienda fallisce e Emilio non ci sta: «Non ho pagato 37 mila euro di tasse, ma lo Stato mi deve un milione di euro per lavori realizzati, fatturati e mai liquidati». Così, tre mesi fa, Missuto inizia lo sciopero della fame per protestare contro i mancati pagamenti. Dopo oltre novanta giorni di digiuno, e trenta chili persi, l’imprenditore siciliano non ce la fa più e decide di interrompere la sua protesta, anche a seguito della mediazione del prefetto di Caltanissetta, Carmine Valente.«PROTESTA DISPERATA» – L’uomo, il 18 aprile scorso dà il via alla disperata protesta, posizionando una tenda davanti al palazzo di giustizia di Gela. Nelle sue parole la rabbia «contro uno Stato che esige puntualità nel pagamento delle tasse, ma lascia trascorrere anni per pagare i fornitori, riducendoli sul lastrico». Alla fine la decisione di interrompere lo sciopero della fame anche perchè, ha spiegato Missuto, «le mie condizioni di salute non mi permettono di andare oltre». L’imprenditore ha raccontato ai cronisti che il tribunale di Gela ha dichiarato il fallimento della sua azienda – che lo ha costretto a licenziare i 50 dipendenti – perchè non è stato in grado di pagare tasse e contributi per 37 mila euro, senza tener conto che a Carbonia, in Sardegna, è in corso un lungo contenzioso che «mi vede creditore di un milione di euro per lavori pubblici già realizzati, fatturati ma mai liquidati». L’imprenditore gelese vanta crediti anche dal Comune di Niscemi, per un investimento realizzato nell’ambito del Patto Territoriale.Redazione
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