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Sanità, Movimento 5 stelle: via dalle Regioni, torni in mano allo Stato. La proposta dei senatori di Beppe Grillo

Riportare la sanità in mano allo stato. E tanti saluti al decentramento, all’autonomia regionale, al federalismo fiscale, ma anche alla sperequazione dei servizi delle singole Regioni e ai buchi che gravano sui bilanci delle amministrazioni locali. È questa la proposta dei senatori del Movimento 5 stelle, che hanno sottoscritto un disegno di legge costituzionale della collega Paola Taverna che propone “Modifiche all’articolo 117 della Costituzione, concernenti l’attribuzione allo Stato della competenza legislativa esclusiva in materia di tutela della salute”.

“L’obiettivo è quello di ridurre la competenza delle Regioni nella materia e riportare l’amministrazione centrale dello stato a supervisionare la disciplina funzionale” spiega Maurizio Romani, fiorentino, medico chirurgo, vicepresidente M5s della commissione Sanità di Palazzo Madama. Nelle motivazioni del dl grillino si legge infatti: “Il presente disegno di legge è volto ad apportare alcune modifiche all’articolo 117 della Costituzione con l’obiettivo di attribuire alla legge statale un ruolo più ampio restringendo l’area della legislazione concorrente. In particolare, per quanto riguarda la tutela della salute, si prevede che spetti alla legge dello Stato non più stabilire i «principi fondamentali», bensì porre la disciplina funzionale”.

“Il problema – continua Romani – è l’enorme frammentazione regionale, che mette in grande difficoltà lo stato sociale. Una crisi come quella che viviamo può mettere in discussione la sopravvivenza dell’intero sistema”. Il modo per scongiurare il default del comparto sanità, secondo quanto affermano i senatori stellati, è riportare a Roma la potestà legislativa. “Bisogna restituire centralità e unitarietà al Sistema sanitario nazionale – scrivono – e recuperare una visione di insieme, superando così l’attuale frammentazione in cui versano i servizi sanitari regionali”.

Dunque “è indispensabile l’intervento dello stato in nome dell’interesse nazionale e, quindi, è imprescindibile che la tutela della salute diventi una competenza legislativa esclusiva dello stato”. Romani non è contrario tout-court all’autonomia in materia di sanità: “In condizioni di progresso economico non c’è nessun problema, andrebbe tutto bene. Ma con la crisi la situazione si fa parcellizzata, e risulta evidente che alcune Regioni non ce la fanno, offrendo un servizio inesistente ai cittadini”.

Per il senatore grillino è “lo stato che deve farsi carico di evitare una deregolamentazione e la commercializzazione della salute e incentrare la propria azione sulla prevenzione e sulla centralità della persona, cosa che il decentramento non incentiva”. I senatori del M5s sanno che probabilmente sbatteranno contro il muro di Pd e Pdl: “Ma speriamo di aprire un dibattito, anche perché riconosciamo l’importanza di incrementare l’assistenza a livello distrettuale e alcune eccellenze anche a livello regionale”. Romani cita gli esempi dell’Emilia Romagna, della Toscana, del Molise e anche della Lombardia, “anche se i problemi a Milano e dintorni sono noti, e gli esempi del San Raffaele e della Maugeri non sono certo da seguire”.

Ma la questione è la visione strategica del paese che gli stellati vorrebbero: “Noi siamo per un’assistenza universalistica e pubblica, per questo è necessario ridare centralità al sistema sanitario”. Anche per questo l’ago della bilancia delle preferenze grilline pende decisamente a favore delle strutture pubbliche: “Non si può e non sarebbe giusto proibire una sanità di tipo privato, ma le due cose devono rimanere staccate e chi lavora nel pubblico dovrebbe fare solamente quello”.

Chiosano i senatori del M5s: “Bisogna restituire centralità e unitarietà al Sistema sanitario nazionale e, dunque, recuperare una visione di insieme, superando così l’attuale frammentazione in cui versano i servizi sanitari regionali”. Una proposta destinata a far discutere, alla quale il ministro Beatrice Lorenzin, in un dibattito a Gr Parlamento, ha già fornito una parziale risposta: “Non c’è nessuna deregolamentazione del comparto sanità in atto, la definizione dei costi standard va proprio in direzione opposta”. Sarà sufficiente per i senatori a 5 stelle?

 

di Pietro Salvatori
L’Huffingtonpost

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