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BERLUSCONI CI RIPROVA CON LA LEGGE BAVAGLIO

INTERCETTAZIONI: FNSI; POPOLO DEL 'NO BAVAGLIO',RIBELLIAMOCIDAI FALCHI BIANCONI E SCILIPOTI DUE PROPOSTE PER FERMARE MAGISTRATI E GIORNALISTI.

 Forse è solo una coincidenza. Ma, guarda caso, il giorno in cui è arrivata alla Camera la richiesta di autorizzazione per l’utilizzo delle intercettazioni telefoniche che riguardano gli esponenti del Pdl Denis Verdini, Nicola Cosentino e Marcello Dell’Utri nell’ambito dell’inchiesta P3, sono state ripresentate anche le proposte di legge bavaglio. Maurizio Bianconi alla Camera e Domenico Scilipoti al Senato hanno rimesso sul tavolo l’ex ddl Alfano, un bel giro di vite per il lavoro di magistrati e giornalisti. E anche Enrico Costa, membro della commissione Giustizia, è pronto con un bavaglio bis sulla diffamazione. A nulla sono valsi a quanto pare gli appelli alla “pacificazione” per far sopravvivere il governo. Silvio Berlusconi è interessato piuttosto a fare pressione sull’esecutivo. E ottenere, tra l’altro, che la presidenza del Copasir e quella della Giunta per le elezioni del Senato non vadano nelle mani di un’opposizione di sinistra.
COSTA HA CHIESTO una corsia preferenziale per i provvedimenti che erano già stati approvati da un ramo del Parlamento nella precedente legislatura. E le intercettazioni rientrerebbero in questa categoria proprio con il ddl Alfano. Eppure nel Pdl c’è già chi lo smentisce: “Non c’è nessuna indicazione in questo senso da parte del partito – sostiene l’ex sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, ora senatore Pdl – e poi il testo che era stato approvato in un ramo del Parlamento può essere considerato superato da altri accordi raggiunti in seguito in materia”. Ma il fronte pro-intercettazioni è forte e può vantare anche una citazione importante nel testo dei “saggi” nominati da Giorgio Napolitano. Nella relazione, infatti, si parla della necessità di ridurre l’uso delle intercettazioni che devono essere uno strumento di “ricerca della prova” e non del “reato”. Mentre alla Camera la presidente della commissione Giustizia, Donatella Ferranti, ritiene che “non sia un tema che possa rientrare tra le priorità per venire inserito in tempi rapidi all’ordine del giorno”, al Senato il suo omologo Francesco Nitto Palma la pensa diversamente: “Se i capigruppo mi chiedono di calendarizzare il testo Scilipoti (che ancora non risulta assegnato) o qualsiasi altro provvedimento in materia, io lo metto all’ordine del giorno. Del resto – prosegue – lo stesso Napolitano ha parlato più volte della necessità di riformare il sistema delle intercettazioni. Dunque, perchè non farlo?”. La ragione prova a spiegarla Rosy Bindi: “Il tempismo del Pdl sulle intercettazioni se non è sospetto è certamente inopportuno. Sono giorni che Berlusconi e i suoi pretoriani attaccano la magistratura, prima a Brescia e poi a Milano, con toni inaccettabili. L’ossessione giudiziaria di Berlusconi sta complicando l’avvio della legislatura e il lavoro del governo”.
ANCHE IL NEO segretario democratico Guglielmo Epifani spiega ai suoi durante l’assemblea che “alzare la tensione sulla giustizia e mettere, come fa il Pdl, in primo piano la questione delle intercettazioni, che non è una priorità del governo e del Parlamento, non aiuta: la devono smettere”. Ma per il presidente dei senatori, Luigi Zanda, sono solo provocazioni che non andranno lontano: “Non mi sembra che il Pdl abbia i numeri per imporre leggi o modifiche legislative non previste nel programma di governo”. Di certo per avere una tregua bisognerà aspettare le elezioni amministrative di domenica prossima, perché il Pdl sembra non avere altri argomenti per riportare i suoi elettori alle urne. In campo sono scesi anche pesi massimi come Marina Berlusconi. È toccato a lei, in un’intervista, difendere il papà: “Hanno vivisezionato in modo morboso e vergognoso la vita di mio padre per realizzare non un processo, ma una fiction agghiacciante ad uso e consumo di media molto compiacenti”. Non quelli di famiglia, s’intende.
di Caterina Perniconi
Il Fatto Quotidiano 16.05.2013

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