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“Dal Pd solo silenzio, la mia storia non conta?”

rodota_stefanoIL CANDIDATO DEI 5 STELLE SI SFOGA COI FEDELISSIMI. E SULL’IPOTESI PALAZZO CHIGI: “FIGURIAMOCI SE MI METTO A FARE QUESTI BARATTI”.

 Doveva essere la giornata di Romano Prodi. Invece, scheda dopo scheda, il presidente della Camera Laura Boldrini ha ripetuto per 213 volte il nome di Stefano Rodotà. Segno che la candidatura del professore non solo non è morta: oltre alla fiducia incassata ieri mattina dai Cinque Stelle e all’endorsement della piazza – che da due giorni manifesta per sostenere l’ex garante per la privacy – è arrivato anche il voto di una cinquantina di grandi elettori del Pd. E che fosse il frutto di manovre o il tenue tentativo di riconciliarsi con la base, poco conta. Rodotà, in trasferta a Reggio Emilia per parlare di laicità e diritti, dopo aver sbirciato il risultato del quarto scrutinio sull’iPad di un cronista si è concesso un sorriso soddisfatto. “Lasciatemi almeno la curiosità di vedere come sta andando”, ha glissato, evitando di commentare la disfatta del Pd. Anche perché dai vertici del Partito democratico, in questi giorni, non è arrivata neanche una telefonata. Né di sostegno né, tantomeno, per chiedergli ufficialmente di rinunciare alla corsa per il Colle. Ufficiosamente, invece, i dirigenti si sono fatti vivi eccome. Per interposta persona: “Fantastico. Pur di non parlare col garante quelli del piddì chiamano me per convincermi a convincerlo non si sa di che”, ha twittato ieri verso mezzogiorno Maria Laura Rodotà, giornalista del Corriere della Sera. Informato dalla figlia delle pressioni, Rodotà si è sfogato con gli amici: “Sono questi i modi di muoversi? Passando da mia figlia?”, avrebbe detto a chi gli è vicino. E ancora: “Mi arrivano voci che i vertici del Pd sono scocciati con me perché non ho specificato che la mia candidatura non è di parte. Ma, oltre al fatto che i grillini l’hanno ribadito mille volte, la mia storia personale non conta niente?! Dio mio. Che cos’è il Pd? Il suo segretario o i suoi elettori?”, avrebbe poi aggiunto parlando al telefono con un amico.
AMAREGGIATO sì, ma niente affatto stupito: “Io queste cose non le capisco, ma ognuno ha i costumi che ha”, confidava a una fedelissima. Costumi per lui inaccettabili, come ha chiarito quando, rispondendo a Martina Castigliani deilfatto  quotidiano.it  , ha escluso la possibilità di andare a Palazzo Chigi: “Io premier? Figuriamoci se mi metto a fare questi baratti: tornerei al mio lavoro di prima”.
Rodotà, nei giorni in cui il suo nome rimbomba nei corridoi di Montecitorio, si ostina a rispettare gli impegni presi datempo, come l’incontro di ieri pomeriggio o quello di oggi a Bari (organizzato da Repubblica). Ma l’assalto dei cronisti sta diventando sempre più difficile da gestire: già da ieri mattina la casa del professore era circondata dalle telecamere, SkyTg24 l’ha poi sorpreso in treno, mentre si protraeva sempre più verso il finestrino senza staccare il cellulare dall’orecchio. Ma la resistenza passiva non è servita a molto, anche perché è gridando il suo nome che la base del Pd ha rotto con i suoi dirigenti (“Sono rimasto piacevolmente sorpreso dall’appoggio della gente, ma ho lavorato tanto. Queste persone le conosco: ne abbiamo fatte di battaglie insieme!”, ha detto poi Rodotà). All’arrivo a Reggio Emilia, comunque, l’ex garante è parso teso e infastidito, tanto da annullare la conferenza stampa che era in programma.
NEANCHE un paio d’ore dopo, proprio in coincidenza con il risultato del voto, si è lasciato avvicinare per replicare a un’accusa che proprio non gli andava giù: “In questi giorni si parla tanto di me, nei talk show. E ammetto che li seguo. Qualcuno ha detto che la mia difesa della scuola pubblica è una vergogna, vi rendete conto? Incredibile”. La sua linea, fino a oggi, è stata quella del silenzio. E anche se la tentazione di replicare alle “tante calunnie che leggo su qualche giornale” (così riferiscono gli amici) è stata forte, ha prevalso un “doveroso silenzio”. Almeno finché non vengono toccati quei diritti per cui Stefano Rodotà si è sempre battuto. E ieri ha salutato così il suo pubblico: “Ai laici chiedo di aver fede. Vinceremo anche questa battaglia”.
di Beatrice Borromeo
Il Fatto Quotidiano 20.04.2013

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