IL CANDIDATO DEI 5 STELLE SI SFOGA COI FEDELISSIMI. E SULL’IPOTESI PALAZZO CHIGI: “FIGURIAMOCI SE MI METTO A FARE QUESTI BARATTI”.
AMAREGGIATO sì, ma niente affatto stupito: “Io queste cose non le capisco, ma ognuno ha i costumi che ha”, confidava a una fedelissima. Costumi per lui inaccettabili, come ha chiarito quando, rispondendo a Martina Castigliani deilfatto quotidiano.it , ha escluso la possibilità di andare a Palazzo Chigi: “Io premier? Figuriamoci se mi metto a fare questi baratti: tornerei al mio lavoro di prima”.
Rodotà, nei giorni in cui il suo nome rimbomba nei corridoi di Montecitorio, si ostina a rispettare gli impegni presi datempo, come l’incontro di ieri pomeriggio o quello di oggi a Bari (organizzato da Repubblica). Ma l’assalto dei cronisti sta diventando sempre più difficile da gestire: già da ieri mattina la casa del professore era circondata dalle telecamere, SkyTg24 l’ha poi sorpreso in treno, mentre si protraeva sempre più verso il finestrino senza staccare il cellulare dall’orecchio. Ma la resistenza passiva non è servita a molto, anche perché è gridando il suo nome che la base del Pd ha rotto con i suoi dirigenti (“Sono rimasto piacevolmente sorpreso dall’appoggio della gente, ma ho lavorato tanto. Queste persone le conosco: ne abbiamo fatte di battaglie insieme!”, ha detto poi Rodotà). All’arrivo a Reggio Emilia, comunque, l’ex garante è parso teso e infastidito, tanto da annullare la conferenza stampa che era in programma.
NEANCHE un paio d’ore dopo, proprio in coincidenza con il risultato del voto, si è lasciato avvicinare per replicare a un’accusa che proprio non gli andava giù: “In questi giorni si parla tanto di me, nei talk show. E ammetto che li seguo. Qualcuno ha detto che la mia difesa della scuola pubblica è una vergogna, vi rendete conto? Incredibile”. La sua linea, fino a oggi, è stata quella del silenzio. E anche se la tentazione di replicare alle “tante calunnie che leggo su qualche giornale” (così riferiscono gli amici) è stata forte, ha prevalso un “doveroso silenzio”. Almeno finché non vengono toccati quei diritti per cui Stefano Rodotà si è sempre battuto. E ieri ha salutato così il suo pubblico: “Ai laici chiedo di aver fede. Vinceremo anche questa battaglia”.
Il Fatto Quotidiano 20.04.2013