Attesa per l’emendamento alla legge di Bilancio 2013 in discussione.
Con la ripresa del dibattito in Consiglio regionale sulla legge di Bilancio 2013, enti locali, comitati e cittadini attendono con ansia il via libera alla moratoria sul petrolio in Campania. Irpinia, Sannio e Cilento, interessati direttamente da numerosi progetti proposti da diverse società minerarie, temono l’impatto delle perforazioni esplorative prima, delle trivellazioni dopo, su un territorio pregiato da un punto di vista naturalistico, ricco di coltivazioni eccellenti, da cui dipende una fetta consistente della economia delle zone interne e costiere non metropolitane. I segnali di intesa e convergenza che hanno caratterizzato il confronto istituzionale tra enti locali e governo regionale ora saranno verificati sull’emendamento proposto dai consiglieri irpini, su iniziativa di Rosetta D’Amelio. Mentre gli uffici competenti stanno studiando la documentazione inviata dalla joint venture che intende effettuare perforazioni esplorative tra Gesualdo e Frigento, l’accelerazione imposta dal Ministero dello Sviluppo Economico alle tante pratiche avviate a Roma dalle compagnie petrolifere preoccupa l’opinione pubblica, che avverte l’accerchiamento dei propri confini. Oltre alla vicina Val d’Agri in Basilicata, permessi sono stati richiesti nella vicina Melfi e nel foggiano, nel Sannio e, ultimo in ordine di tempo, quello nel Vallo di Diano, pubblicato sul Bollettino degli Idrocarburi e delle Georisorse lo scorso 31 Marzo (riguardante il perimetro classificato come ‘Tardiano’ tra la Campania e la bassa Val d’Agri della Basilicata).
Obiettivo dell’emendamento (riportato nel box a destra) è fermare i progetti avviati dal 2008 (vedi scheda al centro), quando era divenuto vigente il Ptr che ha classificato a vocazione naturalistica e rurale i territori oggetto dell’interesse minerario in Irpinia, nel Sannio e nel Vallo di Diano, zone sottoposte a tutela ambientale e naturalistica. Intanto, la Commissione Europea ha predisposto norme stringenti in materia di utilizzo del sottosuolo, imponendo alle compagnie di rendere pubblici i progetti concordati con il governo. La nuova disciplina attende il via libera del Parlamento di Strasburgo e sottolinea il peso determinante dei territori e del cittadino sulle attività non solo minerarie.
Christian Masiello
Ottopagine 15.04.2013