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Tav, commissione d’inchiesta. Dal cantiere lo scacco al Pd

NoTav2_2303PARLAMENTARI DI SEL E M5S ALLA MADDALENA: “PRONTI A FERMARE TUTTO” LO SCOUTING DI BERSANI NON SUPERA I CANCELLI. E IL PARTITO SI DIVIDE.

E alla fine i parlamentari e il movimento sono entrati nel cantiere della Val di Su-sa. E il Tav in quello del Parlamento. Ispezione, visita guidata, poco importa. Con equilibri e prospettive alquanto incerti, il dato politico è questo: il popolo dei No Tav si è rimesso in marcia e ora punta dritto su Roma, spinto dalla presenza in cantiere di 61 esponenti del Cinque Stelle e 8 di Sel, in rappresentanza di circa 200 onorevoli, pronti a impallinare l’opera nelle aule parlamentari. Una cosa impensabile solo un mese fa, una vittoria per molti quassù, dopo 23 anni di lotte e scontri abbarbicati lungo i new jersey di Chiomonte.

AL DI LÀ DELLE RETI, proprio sopra l’imbocco del tunnel, alcune decine di No Tav battono pietre contro un traliccio e scandiscono lo slogan di sempre: “Giù le mani dalla Val Susa”. Per terra fango, nell’aria una pioggia battente, militari e poliziotti schierati in gran numero. La delegazione arriva alle 10 su due pullman della società Ltf percorrendo i pochi chilometri tra Chiomonte e la Maddalena. In quella manciata di minuti è scattato l’accordo che farà notizia: una commissione parlamentare d’inchiesta sulla Torino-Lione, subito. La propongono Marco Scibona e Laura Castelli (M5S), Sel si aggrega e rilancia per bocca di Giorgio Airaudo, movimentista della prima ora eletto con Vendola che – di lì a poco – benedirà la linea. Airaudo era uno dei più attesi al cantiere e non delude chi si aspettava un “no” forte e chiaro: “Dobbiamo ridiscutere gli investimenti e questo non è sicuramente prioritario. C’è ancora molta diffidenza nei confronti dei 5 stelle, ma il messaggio che voglio mandare loro è che in Parlamento ci sono tanti nuovi eletti anche nel Pd e in Sel e tutti abbiamo chiaro che in questo Paese il cambiamento è necessario. Bloccare, insieme, il Tav è un segno del governo del cambiamento”. Governo, appunto, l’amo è gettato ma nessuno dalle parti di via del Nazareno sembra abboccare. Da fondo valle, invece, si levano voci isolate che accreditano una breccia nei democratici. Quella di Laura Puppato, pontiere del partito verso i grillini, al convegno sull’Alta velocità al Comune di Susa e del sindaco di Bari, Michele Emiliano: “La commissione d’inchiesta – ammicca lei – non è una cattiva idea, visto che ci sono dei dubbi e si parla di denaro pubblico, è necessario fare chiarezza”. La sua partecipazione al corteo, annunciata alla vigilia, salterà. Nel partito di Bersani, alle prese col pallottoliere per un governo, l’abbraccio Sel-M5S cala il gelo. “Era la pontiera della Lega, si vede con che risultati”, risponde il senatore Stefano Esposito (Pd), che rilancia: “Per bloccare la Tav basta una mozione dei Cinque Stelle, se non la propongono loro lo faccio io, poi si va alla conta. Se invece danno la fiducia a un governo Bersani… allora possiamo fermarla”. Ma è una provocazione volta a stanare chi si sposta a sinistra sulla lotta in valle. Da giorni, infatti, circolano voci incontrollate su un possibile voto di fiducia dei senatori a cinque stelle in cambio di uno stop in Val di Susa. E la risposta arriva a stretto giro dal portavoce del MoVimento, Vito Crimi davanti al tunnel della discordia: “Nessuna contropartita, il Tav non è merce di scambio. Punto. In tre mesi hanno scavato un buco di pochi metri e intorno hanno devastato la valle. Noi deputati e senatori faremo di tutto per bloccare il Tav, liberare e restituire quest’area alla vita”.

NEL FANGO DELL’AREA antistante allo scavo vanno in scena duelli sui numeri, i costi e certificazioni. “Vogliamo prendere le misure al cantiere”, esordisce Crimi. E non scherza: i grillini si presentano armati di rilevatore geiger e puntatore laser per cercare tracce radiottive e misurare la reale lunghezza dello scavo. Il verdetto è 17 metri contro i 50 dichiarati da Ltf. “Le solite balle”, si mormora intorno. Denunciano la mancanza di un progetto esecutivo ed Ltf spiegato che viene consegnato a tranche, esaurendo l’ottemperanza alle prescrizioni che si presentano via via. La società ha aperto le porte anche all’ala dura del movimento rappresentata da Alberto Perino, leader storico, che a favore di telecamere e di tanti che sopra la galleria invocano il suo nome, urla: “Questo cantiere è militarizzato, calpesta i diritti e spreca soldi pubblici ferendo l’ambiente”. Le stesse parole scandiscono, cantano, portano addosso decine di migliaia di No Tav che di lì a poco marceranno tra Susa e Bussoleno. Il popolo No Tav è vivo, dicono, nessuno ci metta il cappello. “Apprezziamo i Cinque Stelle che ci affiancano, ma noi siamo trasversali”, spiega un manifestante del Forum contro le Grandi Opere. Perché la coda del discorso è questa: il movimentismo parlamentare inauguato ieri investirà tutte le infrastrutture oggetto di contestazione. Anche Terzo Valico, Pedemontana, Mous e Dal Molin ieri sono scese in politica.

di Thomas Mackinson Cosimo Caridi

Il Fatto Quotidiano 24.03.2013

 

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