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Aci, tre dirigenti da record: 116 cariche

Aci Bulimici, collezionano incarichi in aziende e società pubbliche e private da Cortina a Capo Passero: in tre occupano 116 poltrone. Probabilmente un record. Eclettici, si occupano di tutto, dalle case di cura alla compravendita di immobili, dai giornali alle assicurazioni, dallo sport alla geologia, dalle auto ai componenti elettronici, dai viaggi all’energia e ai programmi televisivi. Infaticabili, con così tanta carne al fuoco è facile immaginare che a stento respirino saltabeccando da una riunione all’altra, da un consiglio all’altro, da un incontro a un seminario. Spensierati, spesso risultano allo stesso tempo controllori e controllati.

I TRE HANNO un filo rosso che li lega: l’Aci, Automobil club italiano, quello strano ente un po’ pubblico e un po’ no, tanto noto e prestigioso quanto malfermo nei bilanci, da alcuni mesi guidato da un signore, Angelo Sticchi Damiani, scelto dal ministro del Turismo, Piero Gnudi, nonostante sulla sua testa gravasse una condanna della Corte dei conti che lo obbligava a risarcire la stessa Aci con quasi 22 mila euro per una storia di sponsorizzazioni automobilistiche gonfiate.
I tre si chiamano Alessandro Cocconcelli, Guido Del Bue e Maria Giovanna Basile. Tre perfetti sconosciuti per il grosso pubblico, tranne forse la signora Basile che coniugata fa Mastrapasqua, essendo la moglie di Antonio Mastrapasqua, il presidente dell’Inps, anche lui notoriamente assai impegnato avendo cumulato decine di incarichi al di fuori dell’istituto di previdenza, un lettiano di ferro, nel senso di manager legato da mille fili a Gianni Letta, uno dei più influenti suggeritori di Silvio Berlusconi.   La signora Basile e Del Bue lavorano nello stesso studio commerciale ed è per questa via che entrambi sono approdati all’Aci. La famiglia Del Bue e l’Aci sono un binomio indissolubile da mezzo secolo, il padre dell’attuale Del Bue fu un dirigente storico dell’ente e il figlio ne calca le orme seguendo un paradigma parentale assai in voga in Italia. Il Del Bue figlio, 57 anni, romano, è un rappresentante del collegio sindacale dell’Aci centrale, in pratica uno dei massimi controllori e garanti delle attività e della trasparenza di comportamenti e scelte di dirigenti e manager di tutto l’Automobil club. In teoria non sarebbe né opportuno né elegante ricoprisse incarichi anche nelle società controllate o dipendenti dall’Aci per il semplice motivo che non ha molto senso né è prudente che un professionista si trovi nelle condizioni di controllore e controllato allo stesso tempo. Ma basta scorrere la visura camerale che lo riguarda e di questi incarichi a incastro se ne trovano una decina. Eccoli: Aci Mondadori, Ventura, Aci Vallelunga, Aci Progei, Aci Informatica, Aci Consult, Aci Sport, Aci Global, Targasys. La signora Basile, 51 anni, nata ad Avellino, esercita in alcune delle società in cui è presente il collega Del Bue e cioè Ventura, Aci Vallelunga, Aci Global, Targasys. Più Aci Infomobility che però è una società dichiarata inattiva. A questi aggiunge altri tre incarichi di primissimo livello: sindaco revisore dei conti della Rai, presidente del collegio sindacale di Rai Way che è l’azienda della televisione pubblica che si occupa dell’installazione degli impianti, e infine sindaco di Acea, la grande società comunale di Roma di distribuzione dell’acqua e dell’energia elettrica.    Cocconcelli, 67 anni, parmense, invece fa storia a sé. All’Aci, per la verità, anche lui ormai ci ha messo le radici essendoci approdato più di un quarto di secolo fa, ma c’è arrivato per vie diverse dagli altri due, non attraverso lo studio del Bue-Basile. Anche per lui si ripresenta il potenziale conflitto di interessi perché è allo stesso tempo presidente dell’Aci della sua città, fa parte del consiglio generale e ha pure incarichi in altre società Aci, una decina, alcuni davvero pesanti, come quello di consigliere di Sara Vita che è una potenza in campo economico, una delle assicurazioni sulla vita più grosse e affermate d’Italia.

LE REGOLE di governance dell’Aci vietano in modo netto intrecci societari siamesi di questo tipo. Ma evidentemente all’Aci le regole le hanno messe apposta per poterle aggirare.

Daniele Martini
Il Fatto Quotidiano 14.03.2013

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