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L’Italia sull’orlo del fallimento #IlDebitoDiRenzi

renzzdepbIl debito pubblico raggiunge un nuovo record storico per colpa delle politiche disastrose di Matteo Renzi. A marzo lo stock di debito è salito a 2260 miliardi e pochi giorni fa la Commissione europea ha previsto che il rapporto debito/Pil sarà in crescita anche nel 2017 (al 133,1%). Di fronte a questo Renzi, tutti i partiti e l’informazione fanno finta di nulla, con il il Paese a un passo dal default. A breve si raggiungerà un punto di non ritorno.

Non serve un economista per capire il perché di questo fallimento.

Il rapporto debito/Pil sale se anno dopo anno il debito cresce più velocemente del Pil. Renzi ha strozzato il Pil e mantenuto alto il deficit con misure clientelari invece che con investimenti produttivi. Il mix perfetto per condurre l’Italia verso il default.

Facciamo un appello al Capo dello Stato affinché non lasci che questa situazione ormai disperata porti l’Italia nel baratro finanziario e politico.

In 3 anni il Governo Renzi ha piazzato l’Italia all’ultimo posto in Europa per crescita, ha eliminato il posto di lavoro stabile con il Jobs Act e ha scialacquato decine di miliardi per bonus elettorali.

JOBS ACT
Se togli ai giovani qualsiasi prospettiva di un futuro stabile i consumi non ripartono e il nostro tessuto di piccole e medie imprese soffoca per mancanza di profitti. Un giovane precario non si sposa o si sposa molto tardi, non fa figli (e per forza dopo c’è bisogno di migranti per far crescere l’economia) e soprattutto tende a risparmiare il più possibile il misero reddito che guadagna.

Non contento di ciò, Renzi ha drogato il Jobs Act con quasi 18 miliardi di incentivi statali per poi toglierli all’improvviso dall’1 gennaio 2016. La bolla dei contratti a tutele crescenti si è così sgonfiata in pochi mesi e dall’anno scorso sono cresciuti solo voucher e contratti a termine

BONUS A PIOGGIA, NIENTE INVESTIMENTI
Il “Rottamatore” ha rottamato solo le sue promesse di cambiamento. Come un navigato politico della prima repubblica ha speso decine di miliardi per bonus elettorali, sacrificando l’unica spesa necessaria in tempi di crisi: gli investimenti produttivi. Basta un elenco veloce per capirci: 10 miliardi all’anno per il bonus 80 euro (che ha poi ripreso a quasi 1 milione di italiani), quasi 18 miliardi per il Jobs Act e varie altre mancette miliardarie. In tutto più di 40 miliardi che potevano essere utilizzati per creare occupazione diretta intervenendo nella manutenzione diffusa del territorio, negli investimenti locali (la rete ferroviaria per i pendolari, ad esempio) e nei settori strategici (energie rinnovabili, connettività, ricerca e sviluppo)

I TAGLI AI SERVIZI PUBBLICI E AGLI ENTI LOCALI
Mentre sperperava la flessibilità concessa dall’Unione Europea per tentare di vincere il referendum costituzionale Renzi si dimostrava un fedele esecutore del Fiscal Compact, tagliando risorse reali alla sanità pubblica e agli enti locali (quindi a scuola, strade, trasporto pubblico e raccolta differenziata)

Questa tenaglia terrificante di sprechi e austerità ha distrutto ogni speranza di una solida ripresa economica. Il Pil italiano è cresciuto di qualche misero zerovirgola, trascinato a stento dal calo del prezzo del petrolio e dalle manovre monetarie di Draghi. Intanto il resto della zona Ue cresceva a ritmi doppi o tripli. Oggi Gentiloni e Padoan devono fare il lavoro sporco per riparare il disastro Renzi: l’Iva salirà di nuovo a partire dal 2018, raggiungendo l’aliquota folle del 25 %.
Più Iva significa ancor meno consumi primari, ancor meno profitti per le nostre imprese e ancor meno investimenti privati. Il rapporto debito/Pil è quindi destinato ad aumentare fino al default, che potrebbe arrivare anche prima a causa di una crisi bancaria che lo stesso Renzi, insieme a Padoan e alla famiglia Boschi, ha contribuito ad alimentare.

La cura Renzi ha mandato in coma il paziente Italia. O si cambia ora o mai più.

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